Carabinieri, festeggiata a Cosenza la “Virgo Fidelis”
Ieri pomeriggio alle 17, presso il Duomo a Cosenza, si è svolta la Santa Messa in onore della “Virgo Fidelis”, Patrona dell’Arma, celebrata Mons. Salvatore Nunnari, Vescovo della Diocesi di Cosenza-Bisignano, ed alla quale hanno preso parte i Carabinieri dei vari gradi in servizio presso i Reparti della provincia, alla presenza del Comandante Provinciale Giuseppe Brancati, dei rappresenti dell’Associazione Nazionale Carabinieri, degli organismi di rappresentanza militare, del Capo Servizio Assistenza Spirituale del Comando Legione Calabria di Catanzaro, Don Vincenzo Ruggiero, nonché delle Autorità militari, civili e religione.
La celebrazione della "Virgo Fidelis" risale al 1949, quando papa Pio XII proclamò ufficialmente Maria "Virgo Fidelis Patrona dei Carabinieri", fissandone la ricorrenza al 21 novembre: data in cui la Cristianità celebra la festa liturgica della Presentazione di Maria Vergine al tempio ed anniversario della “Battaglia di Culqualber".
Il 21 novembre del 1941, infatti, ebbe luogo una delle più cruente battaglie in terra d'Africa, nella quale un intero Battaglione di Carabinieri si sacrificò nella strenua difesa, protrattasi per tre mesi, del caposaldo di Culqualber. Alla Bandiera dell'Arma dei Carabinieri fu conferita, per quel fatto d'arme, la seconda Medaglia d'Oro al Valor Militare, dopo quella ottenuta in occasione della partecipazione alla Prima Guerra Mondiale.
Con la "Virgo Fidelis" l'Arma celebra anche la "Giornata dell'Orfano", istituita nel 1996, che rappresenta per i Carabinieri e per l'Onaomac (Opera Nazionale Assistenza Orfani Militari Arma Carabinieri) un concreto momento di vicinanza alle famiglie dei colleghi scomparsi, che si concretizza con la consegna di premi e borse di studio agli orfani maggiormente distintisi nell'impegno scolastico, sino al conseguimento del Diploma di Laurea.
L'attività assistenziale che l'Opera realizza in favore degli orfani è resa possibile prevalentemente da contributi volontari mensili elargiti dai militari di ogni grado e ciò costituisce motivo di vanto e orgoglio per l'Arma, perché è testimonianza concreta del legame ideale che unisce l'Istituzione alle famiglie dei colleghi meno fortunati.