Leone: “Calabria, signor Ministro ripartiamo dai risultati di Ocse Pisa”

Calabria Attualità

“Non è una novità. Il rapporto Pisa, che testa le competenze degli studenti 15enni dell’area OCSE e del resto del mondo nella comprensione della lettura, nella matematica e nelle scienze , torna a ricordarci tutte le mancanze e i ritardi della scuola italiana e calabrese in particolare. Gli anni passano ma nulla sembra migliorare. L’Italia è complessivamente al di sotto della media Ocse e, all’interno del nostro Paese, la Calabria è la regione italiana a conseguire i peggiori risultati”. E’ quanto scrive Guido Leone già Ispettore tecnico USR Calabria.

“In Matematica – continua la nota - a fronte di un punteggio medio Ocse di 494 e medio italiano di 485, la Calabria ultima si ferma a 430, 110° posto nella classifica internazionale con un valore simile al Kazakistan.

Nelle Scienze, fanalino di coda ancora una volta la nostra regione, al 113° posto con 431, valore simile al Costa Rica, a fronte di una media Ocse di 501 e nazionale italiana di 494.

Infine, nella Lettura, le cose non cambiano, la Calabria si trova al 117° posto con punti 434, di molto inferiore alla media Ocse, 496, e italiana , 490. E c’è una ulteriore considerazione che rafforza la validità dei predetti risultati nel nostro Paese ed è che quest’ultimi sono coerenti con quelli delle rilevazioni nazionali condotte dall’Invalsi, con i divari territoriali interni alle aree territoriali e il forte distacco del sud dalla media.

Infatti, il nord Italia ha migliorato certo la sua posizione rispetto all’ultima rilevazione internazionale ma il dato che viene fuori è di un Sud con una condizione culturale preoccupante. L’indice di analfabetismo raggiunge l’8,5% della popolazione adulta, mentre il 38% pur in possesso di un titolo di studi medio accusa grosse difficoltà nella lettura e nella comprensione. Non parliamo poi del grado di conoscenza delle tecniche informatiche in cui la forbice tra nord e sud si allarga paurosamente in quanto a fronte di una incompetenza media italiana di 2 soggetti su 3, si registra nel Sud un analfabetismo informatico pari al 55%. E’ una Italia che procede a due velocità. Riemerge allora in tutta la sua drammatica evidenza l’urgenza di rimettere al centro dell’attenzione politica e dei nostri ‘governanti’ l’istruzione e la formazione come emergenza sociale per il sud e la Calabria in particolare.

Riparta ,dunque, da questi dati il signor Ministro Carrozza che martedì sarà nella nostra città e ci dica, prima di chiedere a noi con il suo referendum che scuola vogliamo, quali sono i suoi programmi e gli interventi che intende mettere in campo per far superare il gap ormai storico del livello qualitativo della scuola meridionale.

Noi intanto Le diciamo che vogliamo una scuola pubblica, autenticamente democratica, perché laica, libera e inclusiva, formatrice di cittadini e cittadine colti, critici e attivi. Questa è la scuola che la Costituzione auspica e per la quale il corpo insegnante anche di questo territorio vuole e intende lavorare. La scuola pubblica deve essere intesa come un bene comune, alla pari di altrettanti beni inalienalibili e irrinunciabili come l’acqua, l’ambiente, la salute e il diritto al lavoro.

Per cui si ritiene che non si possa prescindere da alcuni punti nodali:

-una legge quadro nazionale per il diritto allo studio, evitando le disparità territoriali in cui ci hanno fatto precipitare le stesse leggi regionali;

-una seria riforma degli organi collegiali che riequilibri la partecipazione nei diversi organi di rappresentanza della scuola;

-un sistema di valutazione che innalzi la qualità del sistema di istruzione e che interessi anche i docenti e i dirigenti scolastici;

-l’innovazione nei processi educativi e in quelli burocratici;

-un piano straordinario per l’edilizia scolastica, allentando il patto di stabilità per quei comuni che investono nella ristrutturazione e/o edificazione di scuole;

- la riduzione del numero massimo di alunni per classe;

-l’adeguamento dei salari dei dipendenti ai salari europei;

- investimenti per una seria formazione ed un costante aggiornamento del personale docente;

-l’assunzione dei lavoratori precari della scuola, in base alla norma europea che prevede la stabilizzazione del personale che ha prestato servizio per almeno tre anni presso la stessa istituzione;

-il congelamento e la salvaguardia delle graduatorie ad esaurimento per i docenti;

-il ripristino nella scuola primaria del progetto didattico del tempo pieno con le relative compresenze;

-la riforma dell’esame di terza media;

-il mantenimento dell’attuale scansione quinquennale del percorso di istruzione della scuola secondaria di secondo grado, contro l’ipotesi della sua riduzione a quattro anni.

Assumere il tema dell'eleva¬mento del grado di istruzione dei nostri cittadini, dei nostri giovani e dei nostri ragazzi credo che sia una questione che ha molto a che fare con i programmi di sviluppo di una regione che vuole superare il proprio ritardo, che vuole fare i conti con le proprie risorse e che vuole mettersi alle spalle la dimensione assistita dello sviluppo. Credo, quindi, che questa non possa che diventare una priorità fondamentale per la Regione Calabria.

Lasci stare la retorica sulla “scuola 2.0”, i tablet e quant’altro, non è con la informatizzazione che si risolvono i problemi del sistema educativo calabrese .Naturalmente è ovvio che i computer servono, ma la qualità del sistema di istruzione in Calabria esige ben altro. Perchè i risultati Ocse hanno visto migliorare le competenze dei giovani del Nord-Est, collocandosi ai vertici della classifica dei Paesi UE? Questo non ha a che fare di sicuro con le leggi elaborate dal Ministero della P.I. o dal Parlamento. Ha a che fare con il dinamismo, la vitalità e l’impegno di quelle Regioni. Ha a che fare con il capitale sociale e professionale di quelle scuole. E’ anche per questo che la Calabria si trova al fondo delle classifica internazionale.

Allora penso che il protagonismo della Regione - conclude la nota - debba essere più accentuato e debba proporsi in termini di forte comple¬mentarietà, finalizzando meglio, per esempio, l’uso dei fondi strutturali europei alla preparazione professionale del personale direttivo e docente della scuola, insomma ad un obiettivo di qualità che abbia a che fare con l'istruzione, con il sapere, con la cultura dei nostri cittadini. Ma non solo”.