Crotone, Proto: “Siamo cittadini esasperati”
Riceviamo e pubblichiamo una dichiarazione stampa a firma del Presidente del Consiglio provinciale di Crotone, Benedetto Proto, sull'inquinamento a Crotone, dopo la puntata delle Iene andata in onda mercoledì sera:
“Siamo cittadini esasperati. Viviamo in una città colma di ricchezze, ma che è stata derubata del suo tesoro più prezioso, il futuro. Sono anni che alcuni denunciano, alcuni manifestano, alcuni cercano di portare all’attenzione nazionale la storia, la triste storia, di una realtà intossicata da anni di industrializzazione pesante e del suo successivo mancato disinquinamento. Abbiamo cercato di rendere noto che le malattie neoplastiche stavano colpendo un numero preoccupante di cittadini e che non era accettabile inoltre, che in queste condizioni, rimanessimo senza un reparto di oncologia. Pubblico e non privato. Perché è nel nostro diritto avere prima una sanità pubblica funzionante e poi occuparci delle imprese private.
Sono anni che leggiamo, allarmati, le sintesi degli studi di Istituti, Organizzazioni, medici, magistrati. Anni che cerchiamo di comprendere come far partire ed a cosa ci serva un registro tumori. Abbiamo avviato indagini, e poi prosciolto gli imputati, abbiamo contestato gli inquinatori, Eni e la sua controllata Syndial, che invece dal canto loro continuano semplicemente ad ignorarci. Infine abbiamo imparato a contare i morti. Tanti, sempre più numerosi, forse oggi, alla fine, troppi da sopportare.
Nel frattempo i Governi, tutti, hanno cercato di salvare la multinazionale Eni, troppo utile agli interessi del Paese. Il Decreto Salva Eni del 2008 è stata solo una delle numerose offese a questa città, poi ci ha pensato anche la Regione che non si è opposta alla sentenza milanese che ha condannato Syndial ad un risarcimento tanto esiguo che non servirà a nulla, se mai quei pochi spiccioli arriveranno e saranno utilizzati correttamente. Adesso il Decreto Destinazione Italia, in fase di approvazione alla Camera dei Deputati, così ci informano i giornali, rischia di eliminare ogni responsabilità per il danno ambientale creato. In un colpo solo il pericolo è che venga cancellato il principio previsto dal Testo Unico sull’Ambiente “Chi inquina paga”.
A questo punto noi crotonesi dobbiamo pretendere, e spero che questa volta sia un urlo collettivo che si allontani da posizioni politiche e partitiche, che ci restituiscano i nostri luoghi intatti, così come li hanno trovati all’inizio del 1900. E non lasciare soli quelli che tra di noi hanno deciso per un presidio permanente e che da oltre due settimane si sono barricati di fronte ai cancelli della sede Eni di Crotone. Di giorno e di notte, senza timore alcuno, lottano per tutti.
Un ulteriore aspetto del Decreto che deve preoccuparci, è lo spiraglio aperto agli inquinatori che consente loro di “mettere in sicurezza” semplicemente, in alternativa alla bonifica dei territori come quello di Crotone.
Sia chiaro che, chi ci rappresenta non può spacciare come un regalo i 56 milioni di euro per i quali Syndial è stata condannata dal Tribunale di Milano e rappresentare una situazione difforme dalla realtà, di fronte a questo maldestro tentativo, adesso la battaglia deve essere comune. Tutti i cittadini, le istituzioni, le associazioni, i sindacati e soprattutto i nostri parlamentari, chiamati a votare questo provvedimento, si uniscano nel tentativo di bloccare questo insopportabile sopruso ai nostri danni.
Se, chi ci rappresenta a Roma, fa invece passare un Decreto del genere, questi parlamentari sono pregati di non mettere più piede a Crotone. Per l’ennesima volta, senza bonifica non esiste alcuna politica di sviluppo.
Così come non possiamo accettare che un servizio televisivo distrugga la nostra già fragile immagine. Perché non è vero che su tutte le spiagge di Crotone ci sono le scorie tossiche, così come non è vero che tutti i nostri produttori di formaggi eccellenti, fanno pascolare il loro bestiame di fronte all’ex area industriale. Purtroppo è vero, invece, il dolore delle tante famiglie incontrate. Quegli uomini e quelle donne che con coraggio si sono raccontati, siamo tutti noi. Per il resto, a danno stiamo aggiungendo danno. E, se ci fermeremo a questo, dobbiamo essere assolutamente consapevoli che saremo tutti orrendamente responsabili.”