Crotone, Confartigianato sulla Provincia a statuto autonomo

Crotone Attualità
Giuseppe Lucà

Confartigianato Crotone vuole dire la sua circa l’idea di attribuire alla nostra provincia il riconoscimento di “provincia a statuto autonomo”, al fine di dotare il territorio degli strumenti idonei per poter progettare politiche che sostengano uno sviluppo economico stabile e di lungo periodo, senza essere vincolati alle decisioni e ai voleri dello Stato Centrale o della Regione.

In particolare, nella sua nota, Confartigianato Crotone descrive dapprima i problemi che attanagliano il territorio: disoccupazione, criminalità diffusa, reddito bassissimo e potere di acquisto irrisorio, assenza o carenza di infrastrutture e di collegamenti verso l’esterno (strade, ferrovie, porto, aeroporto), difficoltà di accesso al credito (e a condizioni comunque peggiorative rispetto al resto d’Italia), situazione ambientale e sanitaria disastrosa.

In secondo luogo, nella medesima nota, Confartigianato elenca ciò che la provincia di Crotone offre al resto delle Penisola, pur con i problemi già descritti, senza ricevere nulla in cambio, se non indifferenza e immobilismo: centro di accoglienza e di gestione migranti più grande d’Europa, una riserva marina di ingenti proporzioni, uno dei giacimenti metaniferi più importanti del continente (ad uso e consumo dell’Eni e di nessun altro), una centrale idroelettrica che produce più del 5% dell’energia nazionale, lo stoccaggio (che dura ormai da anni) dei rifiuti anche per territori al di fuori del crotonese, una storia e delle tradizioni millenarie di non poco conto (di cui il progetto Antica Kroton ne è una prova).

Ma soprattutto - scrive Giuseppe Lucà, Confartigianato Crotone - il cadavere di un ex polo industriale che (ancora in vita) è stato con le sue produzioni al servizio della collettività nazionale e ora (ormai defunto) lascia la sua pesante eredità al solo territorio di Crotone: zinco, nichel, piombo, cadmio, uranio, lembi di terra e tratti di costa resi alla pari della terra dei fuochi, una incidenza di tumori e malattie che supera del 15-20% la media italiana, un impatto di immagine catastrofico per settori quali il turismo e l’agroalimentare con cui il nostro territorio dovrebbe prosperare e crescere.

Alla stregua dei problemi presenti nel crotonese e di ciò che spetterebbe di diritto al nostro territorio, se non altro come risarcimento ai sacrifici sostenuti finora a favore dell’intero territorio nazionale, la nota della Confartigianato continua descrivendo ciò che finora si è fatto (o meglio, “non si è fatto”) per risanare le sorti della provincia: nessun piano sulle infrastrutture, nessun piano di sviluppo per il lavoro e per un accesso al credito che favorisca le imprese, nessun piano per avere dei legittimi ritorni economici data l’ingente mole di gas ed energia generosamente offerta a tutt’Italia, nessuna bonifica in atto per risanare il territorio, nessuna struttura sanitaria adeguata per affrontare l’emergenza causata dalla bomba ambientale.

Le causa di questo immobilismo, secondo Confartigianato, è da attribuire sicuramente ad una classe politica locale poco attenta alle istanze del territorio, ma ancor di più ad una Regione e ad un Governo Centrale che al territorio Crotonese sembrano essere poco interessate.

Basti pensare, cosi come già riportato nel succitato articolo che ha aperto tale dibattito, che la provincia di Crotone, in Calabria, è quella certamente più penalizzata e su cui non esiste un piano di sviluppo di medio lungo periodo. Difatti, mentre il crotonese è sempre più abbandonato a se stesso e alle littorine a diesel che ogni tanto “sfrecciano” sul binario unico della ionica, le altre provincie si evolvono: Catanzaro oltre ad ospitare gli Uffici Regionali e l’Università Magna Grecia, è ben collegata all’Aeroporto di Lamezia e alla direttrice autostradale e ferroviaria tirrenica mediante la superstrada DueMari.

La provincia di Vibo gode dell’usufrutto del medesimo Aeroporto e dei medesimi collegamenti su gomma e su rotaia, che ben supportano il settore del turismo, dell’agroalimentare e delle imprese che vi operano. La provincia di Cosenza ospita l’Unical e l’indotto da essa generato, ed è inoltre ben servita dalla stessa struttura logistica succitata. Reggio Calabria ormai si avvia a divenire Città Metropolitana, con i benefici che ne derivano.

Ed è proprio da questa poca attenzione dedicata al nostro territorio da parte degli enti preposti che, anche secondo Confartigianato Crotone, l’idea della provincia autonoma potrebbe essere un’ottima modalità con cui combattere l’immobilismo e l’inerzia cui Crotone e provincia sono succubi.

La provincia a statuto autonomo porterebbe infatti, in primis, un incremento nelle entrate e nella capacità di spesa (basti pensare ad esempio ai ritorni economici cui si potrebbe beneficiare grazie ad una migliore gestione degli accordi e delle royalties per metano ed energia elettrica); in secondo luogo ed in virtù di tutta una serie di peculiarità e di caratteristiche specifiche del nostro territorio, la provincia a statuto autonomo permetterebbe una gestione oculata e precisa degli interventi sul territorio da parte di chi, il territorio, lo conosce realmente e ne comprende le vere esigenze.

Il tutto senza più dipendere ne essere vincolati alle decisioni e ai voleri dello Stato Centrale o della Regione che, finora, non sono stati in grado di riconoscere a Crotone ciò che gli spettava: in primis un risarcimento (in termini di bonifica, infrastrutture ed investimenti) per la situazione ambientale in cui versa.

Il prossimo 5 aprile, giorno in cui si terrà l’assemblea Confartigianato per il rinnovo dei propri organismi, conclude la nota, la Segreteria Provinciale presenterà alla nuova Assise associativa un documento programmatico contenente una serie di proposte reali e concrete a favore dello sviluppo economico e sociale del crotonese, da sottoporre subito dopo alla condivisione di tutti gli attori sociali, politici e naturalmente a tutti i concittadini.”