Libri: a Reggio “Rigenerare la vita, coltivare la speranza”
Occasione straordinaria di incontro e confronto al Consiglio Regionale della Calabria - Sala Giuditta Levato, sede scelta ad hoc proprio per i temi trattati in Rigenerare la vita, coltivare la speranza:
- Presentazione del libro “Giuditta Levato - La contadina di Calabricata” di Lina Furfaro;
- Il CIF, le donne e la loro storia;
- Inaugurazione Archivio Storico del Centro Italiano Femminile Provinciale di Reggio Calabria.
Una pluralità di presenze a diversi livelli del CIF con i rispettivi presidenti: Giovanna Ferrara, Presidente Calabria, Angela Maria Assunta Laganà, Presidente provinciale di Reggio Calabria, Nella Barbaro, Presidente comunale di Reggio Calabria ed Antonietta Lazzaro Bazzano, Presidente comunale di Villa San Giovanni, ed ancora Simona Facciolo e Donatella Crimi.
Una riproposizione della memoria per proiettarsi al futuro, sfida, ricerca ed azione per il bene comune, per una Calabria migliore. E, partendo proprio dal sacrificio di Giuditta Levato, che rappresenta il coraggio della lotta ed il desiderio di riscatto, un grande monito: diffondere la cultura calabrese come percorso di conoscenza, arma ideale contro ogni forma di sopraffazione.
L’opera - biografia romanzata di Lina Furfaro è molto significativa a partire dalla copertina che riproduce sul fronte l’immagine di Giuditta Levato (1915 - 1946) con i suoi due figli in uno sfondo fratturato (come esortazione alla ricostruzione), sul retro splende invece l’agave, la cui peculiarità è quella di fiorire una sola volta nella vita dopo trent’anni per poi morire, proprio come la contadina di Calabricata che a 31 anni dona la vita per il rispetto della giustizia.
Un romanzo in stile neorealista - voce narrante, prospettiva, tematiche - guerra e contadini in lotta per la terra affidata loro dal Decreto Ministeriale Gullo, che esalta anche, con animo poetico, la natura, le sue grazie, le sue melodie.
Il testo dai valori epici descrive una realtà arcaica, a cavallo tra le due guerre mondiali, caratterizzata da servitù, umiliazioni e fame ma anche coraggio, orgoglio e rispetto.
Giuditta Levato condivideva le angosce dei suoi cari, principalmente del padre obbligato a disfarsi della sua terra, unica ricchezza, per sostenere le spese di matrimonio della figlia la quale, indignata per la disperazione del genitore, maturò la volontà di lottare per la redenzione del proletariato.
L’epilogo è desolante con la duplice morte della martire e del figlio che portava in grembo. Riecheggiano ancora le sue ultime parole dirette al sen. Pasquale Poerio: «Io sono morta per loro, sono morta per tutti. Ho dato tutto alla nostra causa, per i contadini, per la nostra idea; ho dato me stessa, la mia giovinezza; ho sacrificato la mia felicità di giovane sposa e di giovane mamma.
Ai miei figli, essi sono piccoli e non capiscono ancora, dirai che io sono partita per un lungo viaggio ma ritornerò certamente, sicuramente. A mio padre, a mia madre, ai miei fratelli, alle mie sorelle, dirai che non voglio che mi piangano, voglio che combattano, combattano con me, più di me per vendicarmi …».
Lina Furfaro valorizzando la sfera femminile inverte la posizione dell’uomo tradizionale spesso protagonista e sposta il tema al presente. Tante sono oggi le donne che, come l’eroina della nostra terra, rappresentano l’emblema della ribellione ai sistemi impositivi di coloro che costringono prepotentemente al rispetto del loro potere, donne impegnate in pregevoli progetti ed attività evidenziando bisogni ed esigenze e promuovendo percorsi di sviluppo e libertà.
E Giuditta Levato, contadina di Calabricata, espressione di caparbietà femminile e di maternità spezzata, diviene principio rigenerante per ricostruire l’identità e ritrovare la speranza.
A 58 anni dall’uccisione, l’Ufficio di Presidenza della Regione Calabria decise, nel dicembre 2004, di intitolare a Giuditta Levato l’ex sala consiliare della Regione. L’allora presidente Luigi Fedele motivò: «In omaggio ad una donna che è stata protagonista del suo tempo, ma soprattutto in omaggio a tutte le donne calabresi abituate a lavorare sodo e spesso in silenzio. In omaggio a tutte le donne che sono uno dei pilastri fondamentali della nostra società …».
In rappresentanza della Regione Calabria, tra i saluti iniziali, è intervenuto all’incontro il Consigliere Regionale On. Candeloro Imbalzano. Ringraziando per la pregevole iniziativa e per l’Archivio storico donato dal CIF, ha tracciato le linee chiave di congiunzione tra passato, periodo post-bellico, e presente, stesse incertezze, stessi disagi, stesse congiunture.
Presenti, tra gli altri, Maria Stella Ciarletta, Consigliera Regionale di Parità e Giuseppe Falcomatà. Renata Melissari, ad apertura convegno, ha manifestato ammirazione per le donne del CIF da sempre attive nel sociale e per l’impegno di studio e ricerca di Lina Furfaro dove tradizioni popolari e realtà si fondono per divenire “storie”. Si è soffermata in particolare sulle capacità socio - antropologiche dell’autrice, sulle figure e sui fatti poco riportati dalla storiografia ufficiale. Un grande Patrimonio culturale che racchiude espressioni, simboli, comportamenti, usi della tradizione e devozione popolare, propri delle comunità contadine.
Affascinante è stato il reading letterario della poetessa Rita Gatta. Alcuni tra i tratti salienti:
I trimila liri - Il fattore si rivolge al padre di Giuditta: «Qua hai le tre mila lire. Semini e ogni anno mi dai la metà del raccolto. Il prestito l’hai avuto in cambio della proprietà della terra, un pezzetto di terra che coltiverai come colono …»
La festa - Durante la processione del Santo Patrono, Giuditta e la sua famiglia incontrarono zia Peppa, una donna buona con un carattere particolare. Basti pensare che sull’altare quando l’arciprete le chiese: «Vuoi tu sposare Loici?» Ebbe l’ardire di rispondere: «Nossignori, è patrima chi ‘bboli!»
Tensioni e disordini - La guerra aveva causato troppi sconvolgimenti sociali. Tutto il 1945 fu un anno di agitazioni con problemi di ordine pubblico registrati all’Arma dei Carabinieri …
Pubblicazione Decreto Gullo - Art. 1 «Le associazioni dei contadini, regolarmente costituite in cooperative o in altri enti, possono ottenere la concessione di terreni di proprietà privata o di enti pubblici che risultino non coltivati o insufficientemente coltivati …»
Perché/Come nasce il libro? È l’autrice Lina Furfaro, insegnante di origine calabrese residente attualmente a Ciampino (RM), a raccontarlo.
Con visibile emozione ha esordito: «Siamo qui per la forza della storia, la forza di Giuditta che mi ha spinto a fare ricerche, ad indagare a scrivere»!
L’idea nacque proprio nella Sala Giuditta Levato in occasione della presentazione di un altro suo libro “La maestra Tita”, incuriosita dalla grande donna ed osservando il dipinto di Mike Arruzza “L’assassinio di Giuditta Levato”.
Il suo discorso è stato accompagnato da immagini videoproiettate raccolte dagli archivi, dalle testimonianze, dalle foto scattate durante il percorso di redazione del libro, immagini di altri tempi, una Calabria antica con persone umili, ma sorridenti.
La seconda parte del convegno: Il Centro Italiano Femminile, le sue donne e la sua storia è stata coordinata da Angela Maria Assunta Laganà, Presidente Provinciale di Reggio Calabria del CIF.
Dal passato al presente, dal coraggio di Giuditta Levato e dalle lotte dei contadini alle donne di oggi, capaci di trasformare avversità in forza, donne intrise di cultura e di idee, donne per la crescita e civiltà.
Tra le testimonianze, di rilievo quella di Antonia Lanucara, presente all’inaugurazione della Sala Giuditta con la Commissione Regionale Pari Opportunità.
Un intervento il suo incentrato sulle discriminazioni e su un potere al maschile, società odierna che esclude i saperi e le sensibilità, penalizzando le donne. Occorre, a suo dire, una cultura di rottura per salvare l’umanità. L’esempio di Giuditta va attualizzato e sia punto di riferimento anche per la legge elettorale per consegnare una Calabria coraggiosa alle donne e agli uomini.
Altra interessante testimonianza è stata quella di Vilma Iaria. Di impostazione economica, ha affrontato il tema della terra ed i suoi valori. Nel raccontare le gesta di un altro esempio di donna da trasmettere alle nuove generazioni, la catonese Brigida Postorino, si è soffermata in particolare nell’amore di Dio come punto di partenza e nell’amore per il prossimo come punto di arrivo.
La terza parte dell’incontro è stata riservata all’inaugurazione dell’Archivio Storico del Centro Femminile Italiano provinciale di Reggio Calabria. Hanno relazionato Vittoria Inurso, in sostituzione di Erika Vettone che ha curato anche l’archivio di Napoli, Sara Scarpelli e Francesca Tripodi, Soprintendente Archivistico.
L’Archivio, che nel 2008 ha ricevuto la dichiarazione di interesse storico particolarmente importante dalla Sovrintendenza archivistica per la Calabria, è costituito da una parte ordinata e schedata (746 fascicoli in 46 buste, 1400 fotografie) ed una non ordinata (60 buste).
L’archivio conserva la documentazione (registri, fascicoli, agende e fotografie) prodotta dall’Associazione dalla sua istituzione nel 1946.
Nella sua storia ha percorso diversi filoni di attività, ma il suo maggiore contributo alla ricostruzione del dopoguerra è stato dato con l’istituzione di una fitta rete di asili nel territorio provinciale e al contempo con l’organizzazione di corsi di formazione rivolti alle donne. L’altra costola di attività è data dall’assistenza antitubercolare e medica in generale.
Le conclusioni al Presidente Regionale CIF per la Calabria, Giovanna Ferrara che ha anche moderato l’intero dibattito: «È necessario mantenere la memoria di tali identità, tasselli imprescindibili della storia calabrese, un Patrimonio comune. Oggi la donna vive le stesse difficoltà di un tempo, occorre raccogliere le testimonianze del sommerso, anche storie sconosciute devono divenire storia e cultura. La strada è lunga e faticosa, tanti i nuovi obiettivi da perseguire»!