1° Maggio. Una festa per pochi mentre i più pensano a lasciare l’Italia
L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. Queste le parole riportate nell’articolo 1 della Costituzione italiana. Il 1° maggio, come ogni anno, si festeggia la festa del lavoro che, purtroppo, non c’è. Sono tanti, infatti, i disoccupati in tutto il Paese e, in particolare, in Calabria. Un dramma per i numerosi giovani laureati e diplomati calabresi che, da anni, rivendicano i propri diritti senza ottenere, però, nessuna risposta dall’intera classe politica regionale e nazionale. Ancora oggi, nonostante l’arrivo del terzo millennio, si assiste al dilagante fenomeno dell’emigrazione di tanti calabresi, giovani e meno giovani, verso il centro-nord Italia e, addirittura, in diverse nazioni europee in cerca di lavoro. Una vicenda amara che, ad ogni modo, deve far riflettere chi governa questa Regione.
La crisi economica degli ultimi anni, poi, ha degenerato ulteriormente la situazione, già critica da tempo, con il susseguirsi di dati allarmanti: la chiusura di numerose aziende ed attività commerciali, il suicidio di tanti imprenditori e di quanti hanno perso il lavoro. Non si può, al giudizio di molti, assistere a tutto questo, senza trovare una soluzione ad una piaga sociale che deve dare, in tempi brevi, delle certezze alle nuove generazioni e non solo. L’escalation dell’emigrazione, iniziata negli anni ’60 con le famose valigie di cartone, continua tuttora, anche se in modo diverso e con al seguito il trolley pieno di tante speranze, in cui i tanti giovani calabresi, oltre ad aver perso la fiducia sia nei politici e sia nelle Istituzioni, sono costretti a lasciare il loro luogo di nascita per riuscire a trovare fortuna altrove.
Antonio Le Fosse