Ospedale San Bruno, Comitato Pro Serre: ‘Da un mese un solo anestesista in funzione 24 ore su 24’
"Non sappiamo quanto ancora possa reggere, fisicamente e mentalmente, il medico chiamato da ormai un mese a svolgere, di fatto, 24 ore su 24 la funzione di unica anestesista in servizio al sempre più agonizzante presidio sanitario “San Bruno”. Una situazione insostenibile per la professionista, ma soprattutto pericolosa per i pazienti". E' quanto si legge in una nota del comitato Pro Serre.
"È infatti addirittura - continua la nota - dal 12 marzo scorso che la dottoressa si sottopone a turni massacranti - mattina, pomeriggio e reperibilità notturna - senza alcuna possibilità di avvicendamento con un collega. Eppure si tratta di un ruolo chiave, visto che - come ogni Anestesista - la professionista è quotidianamente costretta a farsi letteralmente in quattro, chiamata ad occuparsi contemporaneamente delle urgenze del Pronto Soccorso e del reparto Medicina, degli interventi effettuati nella sala operatoria di Chirurgia e di tutti i casi di Radiologia Contrastografica.
E se si considera che il Tavolo interministeriale Massicci - contrariamente alle bugie ancora sbandierate dagli ultimi sopravvissuti scopellitiani - ha ufficialmente prorogato il Dl.158/12, il cosiddetto “blocco del turnover delle nuove assunzioni”, appare sempre più distante la soluzione per arginare una condizione che rischia di mettere definitivamente ko quel poco che è rimasto del nosocomio serrese.
L’ospedale “San Bruno” offre infatti uno spaccato esplicito di quello che avviene in tutta la sanità calabrese: la riorganizzazione dei servizi ristagna, i livelli essenziali di assistenza sono un miraggio e la rete dell’emergenza è in tilt. Criticità che nell’entroterra Vibonese emergono ancora più accentuate. Ma all’ormai rodata indifferenza della classe politico-dirigenziale locale e regionale, va aggiunta la “forzata” imperturbabilità che arriva dalla quasi totalità dei dipendenti ancora occupati nel comparto.
Sarebbe opportuno, per sovvertire l’amaro destino a cui pare ormai condannata la sanità calabrese, che proprio gli operatori stessi togliessero finalmente coraggiosamente la testa fuori dalla sabbia ed iniziassero a denunciare pubblicamente le carenze che vivono ogni giorno sulla propria pelle, esortando, quantomeno, i livelli dirigenziali a garantire la copertura del personale medico ed infermieristico, dei tecnici di laboratori e dei servizi sanitari basilari. Dovrebbero sentirsi nella posizione di farlo soprattutto i tanti che continuano a praticare ogni giorno, con onestà, abnegazione e sacrificio, il proprio mestiere".