Infrastrutture: Bankitalia, ampio divario tra Sud e resto Paese
Gli indicatori della dotazione fisica di infrastrutture "suggeriscono il permanere di un ampio divario tra l'Italia e gli altri principali paesi dell'area dell'euro e tra il Mezzogiorno e il resto del Paese". Lo afferma la Banca d'Italia nell'audizione del capo del servizio di struttura economica, Paolo Sestito, davanti alla commissione Ambiente della Camera.
Tra il 2009 e il 2013, la spesa per investimenti delle Amministrazioni pubbliche si è ridotta dal 2,5 all'1,7 per cento del Pil, "ma in tutto il precedente ventennio, le risorse finanziarie erano risultate in linea con quelle degli altri principali paesi europei: sul ritardo infrastrutturale influiscono, perciò, in primo luogo inefficienze nell'utilizzo delle risorse".
Secondo il rapporto della Banca d'Italia su tempi, costi e qualità delle opere "incidono l'incertezza del quadro di bilancio, le carenze nei processi di valutazione e selezione delle opere, la complessità e la disorganicità della normativa di riferimento, la frammentazione della committenza pubblica e la sovrapposizione delle competenze tra i diversi livelli di governo, i limiti della disciplina relativa all'affidamento dei lavori e al monitoraggio del loro avanzamento".
Criticità si riscontrano anche nel successivo utilizzo e nella gestione delle opere: nel caso dei trasporti, limiti si registrano, ad esempio, nelle interconnessioni tra modalità diverse e tra reti nazionali e locali. In generale poco diffuso è l'utilizzo di "logiche economiche" nel governo dell'accesso e dell'uso delle opere.
"Da questi ostacoli, oltre che dai diffusi fenomeni di illegalità, sono derivati tempi e costi di realizzazione delle opere elevati nel confronto internazionale e significativi scostamenti dai preventivi, una ridotta capacità di realizzazione per date risorse finanziarie, un insufficiente sfruttamento delle risorse tecniche e finanziarie del settore privato" concludono gli analisti di Bankitalia. (AGI)