Agente arrestato: da carcere Palmi contatti con ‘ndrangheta
Avrebbe facilitato contatti con l'esterno anche ad esponenti della criminalità organizzata Vincenzo Zuccarello, 49 anni, l'agente di Polizia penitenziaria arrestato stamane dalla Polizia di Palmi. Questo ed altri particolari sull'arresto dell'assistente della polizia penitenziaria, durante il periodo in cui era stato servizio al carcere della cittadina calabrese, sono emersi nel corso di una conferenza stampa tenuta dal procuratore aggiunto della procura di Palmi, Emanuele Crescenti. Secondo quanto emerso nell'incontro con la stampa, l'indagine all'interno dell'istituto penitenziario della Piana di Gioia Tauro sono partite subito dopo la tentata evasione dei due fratelli ergastolani di Taurianova, Giuseppe e Pasquale Zagari, alla fine dello scorso anno. Indagini che hanno impegnato il Nucleo investigativo centrale della polizia penitenziaria, agli ordini del commissario Luca Bontempo, e che hanno fatto emergere una serie di illeciti sia amministrativi che penali a carico di Zaccarello. Questi, secondo quanto emerso nell'inchiesta a suo carico, permetteva ai detenuti, anche quelli appartenenti alle potenti famiglie di ‘ndrangheta del reggino, di usare il suo cellulare per effettuare chiamate ai familiari. Non si conosce il contenute delle telefonate perche' l'agente di polizia penitenziaria non era sotto intercettazione. Per incastrarlo, gli uomini dela commissariato di Palmi, diretto da Stefano Dodaro, che hanno collaborato con il Nic, hanno analizzato i tabulati telefonici dall'utenza telefonica di Zaccarello. I singoli fatti riscontrati avrebbero fatto fruttare all'indagato circa 700 euro al mese. Ma l'attività di Zaccarello non si limitava a vendere telefonate ai detenuti. Sfruttando i contatti creati attraverso i suoi favori, l'agente acquistava merce usando assegni privi di copertura e facendo bloccare il protesto usando parenti dei detenuti a piede libero. Questi intimavano ai negozianti di bloccare gli assegni. L'importo della merce acquistata usando questa modlita' sarebbe di migliaia di euro. Zaccarello e' accusato di corruzione e calunnia. Non di associazione mafiosa perché non sarebbe emerso che attraverso l'uso del telefonino l'agente volesse favorire le cosche, ma forse solo approfittare della situazione per intascare del denaro. Sarebbero decine e decine i blocchetti di assegni recuperati dalle forze dell'ordine e dei quali Zaccarello denunciava lo smarrimento. Durante l'anno trascorso al penitenziario di Palmi, pero', l'uomo e' stato tenuto sotto stretta osservazione anche dai suoi colleghi, coordinati dal comandante di Palmi Francesco Minnniti. Circa tre mesi fa, inoltre, l'auto di Zaccarello era stata data alle fiamme sotto la sua abitazione di Reggio Calabria. Per gli inquirenti, il suo stile di vita pericoloso lo portava a fare i conti anche con situazioni del genere. Con il pretesto di irregolarita' amministrative, l'agente era stato trasferito per servizio in un penitenziario siciliano, cosi' da scongiurare che lo stesso continuasse nei suoi traffici. Intanto pero' le indagini a suo carico sono continuate e nelle stesse e' emerso che Zaccarello intratteneva rapporti con ex detenuti che avevano scontato la loro pena in altre carceri dove lo stesso aveva prestato servizio. Cio' fa ipotizzare che il sistema usato da Zaccarello a Palmi potesse essere stato impiegato anche altrove.