Albania: l’esperienza di un gruppo di volontari di Crotone
Riceviamo e pubblichiamo il racconto dall'Albania di un gruppo di volontari della Parrocchia Sacro Cuore Crotone (22 -28 agosto 2014):
“Siamo nel sud dell’Albania, a Lushnjë, arriviamo dall’aeroporto di Tirana, la capitale del paese delle aquile, attraverso una moderna strada statale che attraversa anche la città di Durazzo. Arriviamo di notte, quindi non abbiamo la possibilità di capire subito la realtà nella quale ci troviamo. Anche l’aeroporto di Tirana, intitolato a Madre Teresa di Calcutta, è una struttura moderna.
La prima impressione è che ci sia una sorta di ammirazione per l’Italia e gli italiani: qui quasi tutti, in particolare i giovani, parlano l’italiano. L’autista che ci accompagna dall’aeroporto di Tirana a Lushnjë parla in italiano con l’accento napoletano (ci racconta infatti di aver vissuto alcuni anni a Napoli)! L’italiano lo studiano a scuola e lo imparano guardando i canali televisivi italiani o ascoltando le radio italiane. In fondo ciò che separa (o unisce) l’Albania dall’Italia è solo il mar Adriatico: siamo bagnati dallo stesso mare.
Ma a Lushnjë l’italiano lo hanno imparato anche grazie ai missionari che da anni vivono in questo territorio difficile: don Zeno (che ha anche ricevuto la cittadinanza onoraria della città), don Giampietro prima e don Giuseppe Sgarbossa adesso della Pia Società San Gaetano, Suor Armanda e Suor Riccarda delle Suore della Divina Volontà o Suor Elisabetta delle Piccole Ancelle del Sacro Cuore. I missionari rappresentano un punto di riferimento per gli abitanti di Lushnjë, la maggior parte dei quali non è credente.
La dittatura di Enver Hoxha, durata quasi quarant’anni, ha cancellato la parola Dio dal Dna del popolo albanese. Popolo albanese che è comunque in maggioranza di religione islamica, con una piccola percentuale di cristiani con rito greco-ortodosso (20%) e solo un 10% di cattolici. Arriviamo a Lushnjë da Crotone per partecipare al progetto che ormai da sette anni porta avanti la dottoressa Chiara Manetta di Monterotondo (Roma), fisioterapista e docente presso l’Università Cattolica “Nostra Signora del Buon Consiglio” di Tirana.
Il progetto coinvolge un gruppo di giovani studenti universitari che, coordinati dai loro docenti, svolgono attività di tirocinio per i bambini di Lushnjë. Nelle strutture della Parrocchia di San Pietro e Paolo si allestisce un vero e proprio ambulatorio medico, con tanto di sala d’attesa. E sono molti i bambini che a Lushnjë e nei villaggi dintorni hanno bisogno di essere sottoposti ad attività di riabilitazione, non potendo permettersi alcuna cura medica. Sono bambini o nati sani, che non sono stati curati bene a causa semplicemente di una febbre alta, o nati con piccole malformazioni o che hanno avuto dei traumi a causa di un parto difficile (parto con forcipe).
Alcuni di questi bambini riescono a raggiungere l’ambulatorio parrocchiale, altri, invece, abitano in villaggi lontani e per loro c’è anche la possibilità di visite a domicilio. Accompagnamo i fisioterapisti in una di queste visite domiciliari ed è qui che ci rendiamo conto dell’altra faccia dell’Albania. Se da una parte c’è un paese che si sta sviluppando e che guarda all’Europa, dall’altra parte c’è un paese povero che soffre, con strade sterrate, pali elettrici (dove esistono) con fili attorcigliati, poca acqua e in alcuni casi l’unico mezzo di trasporto che si possiede è l’asino con il carrettino. Ma nonostante tutte queste difficoltà c’è anche molta dignità, incontri tanti sorrisi e ricevi tante strette di mano perché gli Albanesi sanno accogliere! Ci rendiamo conto che gli stessi giovani studenti di fisioterapia, provenienti da Tirana, non conoscono questa parte del loro paese.
Tra i tirocinanti non ci sono solo albanesi, ma anche italiani che vengono da Palermo, Siracusa, Napoli, Gallipoli, da Ardore Marina (RC) e che apprezzano molto la nostra cucina! Il nostro piccolo contributo al progetto di Chiara, infatti, lo abbiamo dato soprattutto preparando da mangiare per i giovani tirocinanti, facendo assaggiare i piatti tipici della cucina crotonese.
Le nostre giornate sono strutturate in tre momenti: la mattina stiamo in cucina mentre per gli studenti c’è l’attività di tirocinio, al pomeriggio i ragazzi svolgono le lezioni teoriche con i loro insegnanti e noi assieme a don Giuseppe visitiamo le realtà intorno a Lushnjë, alla sera un momento di condivisione guidati dal diacono Graziano. Insieme a noi c’è anche Matteo di Monterotondo che ormai viene in Albania tutti gli anni e che diverte i bambini con i suoi giochi di prestigio e ci sono Marinela, Lorna, Agnese, che accolgono i bambini, ma anche gli adulti che arrivano in ambulatorio.
Imparare l’albanese è difficile, non c’è riuscita neppure Suor Armanda che vive a Lushnjë da vent’anni, fu trasferita dall’Italia quando di anni ne aveva 60 anni. E come si fa, se tutti parlano italiano? Ma c’è una parola che abbiamo imparato e portiamo nel cuore: Faleminderit, che significa grazie.
E ora torniamo a Crotone con la nostalgia dell’Albania che si prepara a ricevere la visita di Papa Francesco (21 settembre).”