Camera di Commercio di Reggio Calabria su imprese al femminile

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Oltre un quarto dell’imprenditoria reggina (13.104 unità, cioè il 26,2%) è rappresentato da imprese femminili. Un valore ben superiore a quello medio nazionale (23,6%) che per giunta non trova riscontro in nessuna delle province calabresi e, quindi, nella media regionale (25,2%). Peraltro, il contributo rosa all’imprenditoria della provincia è aumentato di ben 200 unità (+1,5%) tra il 2009 e il 2013, dinamica molto favorevole se si considera che, nello stesso periodo, il resto delle imprese è sceso quasi dell’1%.

A mettere in risalto il ruolo della donna nell’economia di Reggio Calabria è lo studio realizzato dalla Camera di Commercio della provincia, con il contributo tecnico di Si.Camera – Sistema Camerale Servizi - che oltre a sottolineare il peso e le caratteristiche delle imprese femminili provinciali mostra, anche in merito alla presenza femminile tra le cariche di responsabilità all’interno delle imprese, una situazione piuttosto incoraggiante. In primo luogo, se in Italia le donne ricoprono complessivamente il 27,1% del totale delle cariche, in provincia di Reggio Calabria questa percentuale raggiunge il 27,9%. Si evince quindi una maggiore partecipazione femminile a posizioni di rilievo.

“La componente «rosa» dell’universo imprenditoriale reggino rappresenta un aspetto importante dello sviluppo occupazionale locale: occorre sostenere le donne nell’avvio di impresa e rimuovere le criticità che ancor oggi limitano l’accesso al mercato del lavoro del genere femminile, favorendo allo stesso tempo l’emergere dei talenti imprenditoriali”. Con queste parole, il Presidente della Camera di Commercio di Reggio Calabria, Dr. Lucio Dattola, commenta il quadro statistico emerso dallo studio camerale.

Se si passa dal punto di vista delle imprese a quello dei lavoratori, la provincia di Reggio Calabria mostra, negli ultimi anni, un processo di rapida inclusione femminile che ha migliorato la situazione lavorativa delle donne, che comunque rivela ancora un pesante ritardo strutturale rispetto al resto dell’Italia.

Ad oggi, la distribuzione del tasso di attività mostra la permanenza di elevate differenze tra uomini (60,6% al 2013) e donne (38,2%), mentre il tasso di occupazione femminile, si attesta a livello provinciale più in alto che in Calabria (30,5% a fronte del 28,2% regionale), ma ancora con un ampio distacco rispetto al resto della Penisola (46,6%).

L’approfondimento dell’analisi della domanda di lavoro delle imprese, che fa leva sui dati forniti dal Sistema Informativo Excelsior, mostra che gli anni della crisi hanno determinato un’evidente battuta d’arresto nella domanda di lavoratrici, scesa in termini annui da 920 a 210 unità nel quinquennio 2009-2013.

Accanto al progressivo indebolimento della domanda di lavoro da parte delle imprese, gli ultimi anni hanno mostrato anche un mutamento delle forme di lavoro, divenute sempre più “precarie”. In provincia di Reggio Calabria, fatto 100 il numero di occupati dipendenti nel 2012, nel caso delle donne, si riscontra un valore pari a 33,1 di contratti a termine. Si tratta di un valore che, non solo è oltre dieci punti percentuali superiore a quello maschile (21,3%), ma anche maggiore della media regionale (29,4%) e, soprattutto, è più del doppio rispetto alla media nazionale (14,9%).

Lo studio camerale evidenzia che anche il livello di salario percepito differisce a seconda del genere: fatto 100 il salario netto mensile di un uomo, quello di una donna risulta pari a 87. Un tale gap salariale fa comunque di Reggio Calabria la provincia più virtuosa d’Italia dopo Avellino, visto che nella media nazionale le retribuzioni femminili si attestano al 79% di quelle maschili.

Pur in un momento caratterizzato da difficoltà diffuse come quello attuale, è possibile rintracciare storie di imprese femminili capaci di accettare la sfida competitiva dei nostri tempi, riuscendo ad imporsi su mercati spesso caratterizzati da debolezza della domanda interna e accresciute difficoltà all’estero. La ricerca, condotta dalla Camera di Commercio, presenta la testimonianza di alcuni casi di successo, selezionati in base ad una serie di oggettivi criteri statistici essenzialmente basati sulla crescita degli addetti e del fatturato, la capacità di esportazione e la potenzialità innovativa. Lo studio è così in grado di dare visibilità a imprese femminili della provincia che, negli ultimi anni e nonostante la crisi, hanno mostrato una spiccata capacità imprenditoriale, offrendo caratteristiche qualitative di rilievo e performance in controtendenza con il panorama economico locale e nazionale.