Papillo: “La provincia di Vibo diventi un caso nazionale”
«Una situazione tragica ed insormontabile, molto più grave di quanto poteva apparire dall’esterno». È la laconica considerazione che il neo consigliere provinciale di Vibo Valentia, Vitaliano Papillo, dalle prime impressioni avute facendo una ricognizione tra gli uffici e parlando con i dipendenti, sente di esternare sulla situazione economica dell’Ente di contrada Bitonto, «di fronte alla quale –spiega – si infrangono, senza mezzi termini e con profondo rammarico, tutti i buoni propositi della vigilia per una provincia nuova, più efficiente e rispondente alle esigenze del territorio e dei cittadini, che da anni si vedono relegati agli ultimi posti di tutte le classifiche sulla vivibilità ed i servizi offerti ed ai primi se il parametro di riferimento è qualcosa di negativo.
Un vero e proprio “caso Vibo” – secondo il giovane consigliere del Pd – per il quale c’è poco da fare a meno di un intervento del governo nazionale. Una constatazione, la mia, che si coglie immediatamente scambiando qualche battuta con i dipendenti, nei quali c’è parecchia preoccupazione sulle sorti che spettano loro e l’ente nella sua interezza, preoccupazioni che, certamente, influiscono sul buon andamento del lavoro svolto dagli stessi. A pesare maggiormente sulle casse provinciali – illustra Papillo – sono sicuramente i tanti debiti contratti negli anni, cui si deve aggiungere il forte esubero di personale, decisamente in sovrannumero per un ente piccolo come la nostra provincia.
Da questo punto di vista uno spiraglio è rappresentato dalla circostanza per cui una settantina di dipendenti, gli ex “articolo 7”, hanno finalmente firmato il contratto con “Calabria etica”, ciò che, oltre a mettere gli stessi al riparo da preoccupazioni relative agli stipendi, rappresenta un ulteriore elemento di positività per le casse provinciali, su cui non andranno a gravare le spese per le loro spettanze. A ciò si aggiunga che sono nell’aria diversi pensionamenti che andranno ulteriormente a snellire le incombenze di cassa. Tutto questo permetterà di dare una boccata d’ossigeno e rappresenta un buon punto di partenza per l’auspicata inversione di rotta. Ma non è altro che una piccola goccia limpida nel torbido mare dei problemi in cui naviga oramai l’ente.
È per tale ragione che occorre che il governo nazionale colga tale appello, si faccia carico del “caso Vibo” ed intervenga con i fondi necessari a resettare tutto ed a ripartire dall’anno zero. Solo in questo modo ognuno, per le proprie competenze e nel rispetto del ruolo ricoperto, sarà in grado di dare il meglio di se e dimostrare quanto tenga alla politica del fare per il bene di tutti. Solo in questo modo si potrà sperare nell’effettiva ripresa di questa terra dalle mille potenzialità ancora inespresse e con un tessuto imprenditoriale che non deve temere problemi finanziari per crediti vantati, anziché per debiti, e ha bisogno di interlocutori istituzionali che devono essere messi in condizioni di essere efficienti. Solo se interviene il governo centrale. Altrimenti la provincia di Vibo continuerà ad essere il carrozzone in cui è stata ridotta: un ente che va avanti seguendo le leggi fisiche dell’inerzia finché non si raggiungerà il baratro al di là del quale c’è solo la fine irrimediabile».