Leggendo da profani la sfilza di rilievi, sebbene non ostativi, mossi dai tecnici del Cis, la Commissione impianti sportivi del Coni, ai lavori di adeguamento dell’Ezio Scida, appare come l’imputato principale dell’ennesimo posticipo del Crotone in Serie A tra le mura casalinghe sia l’ampliamento della nuova Tribuna Coperta. Un elefantiaco ammasso di cemento e ferro, dalle gradinate che, per ora, svettano scarne e leggere; un enorme impatto estetico che nulla pare c’azzecchi con la conformazione tanto dell’impianto quanto di quella urbanistica.
Ebbene, i lavori per elevare in altezza e profondità il nuovo club privé dello storico “Ezio Scida”, fatto sì di gradinate per il pubblico ma anche di sezioni vip, aree hospitality e pertinenze varie per blasonate autorità e pomposi giornalisti sportivi, attira le attenzioni dei cosiddetti “organi preposti” in un elenco “desolante” di prescrizioni che ci si domanda quanto, anche in questo caso, avrebbero potuto e dovuto essere previste e superate dai tecnici e professionisti che vi hanno lavorato.
E che, ora, dovrebbero avere il coraggio e l’umiltà di spiegare alla massa che questo ennesimo incidente di percorso, non possa essere affatto archiviato con un semplice “inatteso”, come uno scarno comunicato congiunto tra Fc Crotone e Comune vorrebbe farci intendere.
Le prescrizioni del Cis lo dimostrerebbero punto per punto.
Una su tutte le tirate d’orecchi da parte del Coni è la richiesta di fornire, per esempio, gli “elaborati di progetto”, in pratica le semplici planimetrie tecniche della nuova Tribuna, che siano - sentenzia la Commissione - leggibili oltre che corrispondenti in tutto a quello che è il livello definitivo richiesto; facendo notare, inoltre, come la capienza (cioè il numero massimo di spettatori) riportata negli stessi cambi addirittura di elaborato in elaborato.
Per non parlare, poi, delle strutture di sostegno degli spalti prefabbricati che andrebbero ad interferire, sempre secondo la Commissione, con le vie d’uscita della Curva Sud. Cosa da non sottovalutare poiché in un’eventuale evacuazione per motivi di sicurezza le stesse potrebbero risultare insufficienti per far defluire tutti gli spettatori, con prevedibili rischi per l’incolumità delle persone.
Eppure questa “faraonica” struttura ci era stata presentata come un’opera all’avanguardia tecnologica, un misto di efficienza e funzionalità anche talmente facile e veloce da costruire che qualcuno l’aveva goliardicamente paragonata agli arredi dell’Ikea, dimenticando che anche il montaggio di quest’ultimi, a volte, risulta piuttosto farraginoso.
Un’opera di ampliamento dai benefici di certo non diretti per la collettività dei tifosi. E che ora, dopo una campagna abbonamenti abbondantemente inoltrata, dai prezzi altrettanto faraonici, corrugata dalla delusione di vedere sfumare almeno due dei ticket già pagati, ha cominciato a far storcere il naso alla moltitudine di sottoscrittori che, ad ore dall’annuncio ufficiale del forfait contro il Palermo (e la nube di quello con l'Atalanta) non hanno ancora avuto nemmeno notizie dalla società se e come si vedranno rimborsare il non goduto; ma, ancor peggio, iniziano a domandarsi se questo privé non sia più un futile capriccio che non una reale necessità.