di Sergio Iritale
Gentile direttore, non sono abituato a fare ragionamenti tipici dei contesti in cui si parla “a maschera”. Ospitato dalla sua testata ho rilasciato un’intervista sui principali temi d’interesse politico e amministrativo della nostra città (Crotone, ndr.), svolgendo considerazioni, appunto, di carattere squisitamente politico, espresse con chiarezza e pacatezza (LEGGI L’INTERVISTA).
Ripeto: considerazioni di carattere politico, condivisibili o meno, essendo la libertà di pensiero ancora un fondamento della nostra società.
Avendo manifestato, soprattutto, giudizi critici sull’assenza dei partiti nell’attuale momento storico e sulla supplenza affidata a uomini che decidono in totale autonomia, al di fuori dei normali canali istituzionali, che consentono fra l’altro l’esercizio di un diritto-dovere fondamentale in democrazia, quello dell’opposizione, e avendo constatato che a Crotone, purtroppo, questo nuovo “stile” è ormai la regola, per cui tutte le decisioni di rilievo politico-amministrativo non vengono valutate e prese nella sede istituzionale, ma in sedi esterne, dove la pletora dei cortigiani ossequia il capo e ne raccoglie le volontà traducendole in atti che poi riguardano la vita della collettività, mi sarei aspettato, legittimamente, una reazione del sindaco o di altri amministratori.
Nella sua idiosincrasia a misurarsi con la ragione, egli non ha fatto altro, così, che confermare il mio giudizio: non c’è nessun altro che possa esprimere in quel piccolo mondo chiuso valutazioni e riflessioni che si sgancino dall’opinione del bullo e provino ad affermare la propria indipendenza e personalità
C’è stato un rimpasto in Giunta: cosa ne ha saputo la città? Chi lo ha deciso? Perché?
In base a quale necessità è stata rimossa la preside Antonella Cosentino, che pure aveva operato in maniera egregia, ricevendo attestazioni di stima dal mondo dell’associazionismo culturale e da privati cittadini?
Mistero o meglio: “ragion di stato”, con la minuscola, trattandosi dello “stato” di Enzino Sculco.
Ho sollevato aspetti politici, compito a cui dovrebbe dedicarsi l’opposizione politica, purtroppo quasi interamente annessa al piccolo stato sculchiano, incapace di onorare il mandato ricevuto dai propri elettori e tutt’al più impegnata a costruire ponti per consentire l’accesso al rais in via Panella, con l’illusorio fine di averne benefici elettorali e fette di potere, sottovalutando il fatto che se il rais sente odore di sconfitta non ci mette due secondi a scendere dal carro per agganciare altre ruote.
Non ci sono, in quella testa, ideali, valori, culture di riferimento, scelte di campo definitive e convinte. Naviga seguendo rotte che sceglie solo lui e impone alla ciurma.
Per districarsi tra i marosi, però, bisogna avere maestria, competenza, altrimenti si va a sbattere sugli scogli. E quanti scogli ha incontrato nelle sue disastrose esperienze amministrative e istituzionali il capitano dei naufraghi, quante volte si è fatto male!
Lui insinua, allude: perché non va a denunciare, se ritiene di avere elementi che mi possano nuocere? Lo sfido, ci vada.
Io dai magistrati o dai carabinieri mi ci sono recato sempre perché sono stato io a decidere di rivolgermi alle autorità competenti.
Non sono venuti a prendermi, non mi hanno cercato.
Solo per rispetto dei cittadini voglio fornire chiarimenti che liberino il terreno dalla sporcizia che viene gettata a piene mani da questo personaggio ben noto alle cronache penali.
Per il resto, è mia intenzione soltanto di contribuire a suscitare un risveglio delle coscienze che porti questa città a riappropriarsi della politica, dell’agorà, del suo destino, che non può essere deciso e gestito nelle chiuse stanze di una consorteria, dove la trasparenza e il libero confronto restino fuori dalla porta.
Dobbiamo spingere perché la nottata passi rapidamente, è questo l’appello che voglio rivolgere ai crotonesi, prima che incapacità e incompetenza trascinino la nostra comunità nel baratro dell’irrilevanza e del degrado, dove il simbolo non è più il Maggio Pitagorico o il Festival dell’Aurora, che finiva sulle pagine dell’Economist e sulle riviste distribuite negli aeroporti, ma il volto di un popolo privo di sorriso, povero, marginale, ridotto a sperare nel reddito di cittadinanza o in una riammissione alla serie A.
Fin qui per ora. Nell’attesa di altro, caro Enzo, ti consiglio un po’ di riposo. La stanchezza del tuo duro lavoro te lo impone. E per stare un po’ più fresco ti conviene andare in qualche dimora dove il fresco c’è, magari in un posto che conosci; magari tra le due statali 106 e 107.
Non è mi è consentito per il breve spazio di concludere con queste sole considerazioni. Per rispondere più approfonditamente avrò bisogno di altro di spazio che sono certo il direttore di Cn24 vorrà concedermi per lunedì prossimo.
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