Comune di Crotone. Le commissioni consiliari? Perdono il “pelo” ma non il “gettone”

15 agosto 2018, 11:35 Politica.24

Nemmeno tre anni fa finì sulle cronache nazionali il caso allora semplicisticamente etichettato con la definizione di “Gettonopoli”. Ve lo ricordate? Infangò il buon nome di un’intera città per il numero - ritenuto spropositato - delle Commissioni Consiliari che si tenevano nel Comune di Crotone. Ma da allora, a distanza di tempo (e di amministratori) cosa è realmente cambiato nella gestione dei cosiddetti gettoni di presenza?


Nel 2015 fu addirittura Massimo Giletti che, dagli schermi della Rai, fece rimbalzare praticamente ovunque nella Penisola quei 357 mila euro spesi in un anno (si riferiva al 2014) (LEGGI) dall’ente pitagorico a favore dei suoi laboriosi consiglieri.

170 mila di quei denari, secondo gli agenti della Digos che acquisirono gli atti e la Procura che indagò, sarebbero fuoriusciti, in più, da verbali di sedute ritenuti “irregolari”.

Ventiquattro, all’epoca, i Consiglieri comunali che finirono sotto la lente dei magistrati per una presunta falsificazione degli stessi verbali, un modo - venne sostenuto - per ottenere “indebitamente” il cosiddetto “gettone di presenza” (LEGGI LA NOTIZIA).

Una settimana prima sempre la Procura pitagorica aveva rimesso un’altra ventina avvisi di conclusione delle indagini ma ad altrettanti Consiglieri Provinciali crotonesi, indagati per falso, truffa e abuso d’ufficio, anche qui per presunte irregolarità nelle sedute delle Commissioni dell’ente intermedio (LEGGI LA NOTIZIA).

Una “faccenda”, quella delle Commissioni, dura da “digerire” per i cittadini, soprattutto in una città come Crotone che, attanagliata sotto il giogo delle disoccupazione, della crisi economica e sociale, vede i servizi essenziali latitare, ancor oggi, mentre le attenzioni si concentrano sempre più sull’effimero piuttosto che sulla sostanza.

TRA DOVERE CIVICO E STIPENDIO FISSO

L’impressione (sempre più manifesta) è che l’impegno pubblico, ovvero la scelta (di servizio”) di ricoprire una carica come quella di Consigliere Comunale, somigli invece ad una vocazione “occupazionale”: l’esser eletti, cioè, può trasformare in “semi-professione”, ben retribuita, ciò che in realtà è e dovrebbe essere un puro dovere civico.

Fare politica dagli scranni di un’Assise, d’altronde, conviene: tra uno stipendio che può toccare anche i 1500 euro lordi mensili e qualche “gettoncino” (anch’esso mensile e che può toccare un massimo di 1300 euro lordi) ci si può portare a casa più di qualcosina di utile per sopravvivere, e bene.

A distanza di tre anni dal primo “bubbone” mediatico di Gettonopoli ci siamo così presi la briga di andare a spulciare, ad una ad una, le determine dirigenziali che liquidano le prestazioni dei consiglieri inseriti nelle Commissioni comunali.

Siamo partiti, in questa analisi, dall’anno scorso, il 2017, scoprendo come i cittadini pitagorici abbiano speso in 12 mesi - ed in tal senso - qualcosa come poco più di 138 mila euro.

Ma il dato che cozza prorompentemente con la realtà è quello relativo all’anno in corso: nei primi sette mesi del 2018 (da gennaio a luglio, per intenderci) i nostri indefessi amministratori hanno prodotto “gettoni per un totale di oltre 112 mila euro.

Un trend che se confermato anche per i cinque mesi successivi porterebbe ad un totale annuo di circa 188 mila euro, in pratica il 136 per cento in più rispetto all’anno precedente; poco più della metà di quei 327 mila del 2014 che tanto fecero indignare l’intera città.

3305 PRESENZE IN SETTE MESI: LA CLASSIFICA

In pratica e dati alla mano, da gennaio a luglio i 31 consiglieri comunali crotonesi (escludendo il 32° che è il presidente del Consiglio Serafino Mauro) si sono accomodati sulle seggiole delle commissioni 3305 volte (una media di quasi mezza riunione al giorno per ciascuno, una e mezza per i più tenaci).

I più prolifici? Mario Megna sale sul podio con 334 presenze complessive, quasi 1,6 riunioni al dì; a seguire, Angela Familiari (266); Andrea Devona (257), Ines Mercurio (226); Saverio Flotta (219); Pisano Pagliaroli (194), Giuseppe Pucci (159); Giuseppe Fiorino (154).

Ed ancora: in ex aequo Andrea Correggia e Ilario Sorgiovanni (141) e poi, Giovanni Procopio (139), Enrico Pedace (137), Fabiola Marrelli (130), Maria Rita Megna (128), Alberto Laratta (125), Valentina Galdieri (115) e Giuseppe Renato Carcea (101).

A seguire i più pigri (ci passino il termine puramente scherzoso): Michele Ambrosio (89), Salvatore Gaetano (67), Mario Galea (47), Sergio Torromino (43), Massimiliano Bianchi (29), Vincenzo De Franco(27) e Francesco Pesce (21).

Chiudono l’ipotetica classifica i consiglieri che potremmo altrettanto scherzosamente definire come “dormienti”: da Manuela Cimino che non ha partecipato al alcuna riunione; a Roberto Marullo che ne ha preso parte ad una sola; due rispettivamente - invece - per Rosanna Barbieri, Raffaella Cavallo e Tommaso Pupa; tre per Antonio Argentieri Piuma e sei, infine, per Domenico Mazza.

Le commissioni, così regola la legge, sono formate nel “rispetto del principio di proporzionalità, così da assicurare la presenza di ciascun gruppo”. Hanno di norma competenze consultive ed esprimono pareri non vincolanti e ciascun argomento viene “assegnato ad una o più commissioni dal Presidente sulla base della competenza per materie definita dal regolamento sul funzionamento del Consiglio”.

Il Presidente, poi, “può assegnare alle commissioni permanenti l’istruzione di atti deliberativi”, lo svolgimento della discussione sugli stessi e la redazione dello schema di delibera, ferma restando la votazione finale del Consiglio, preceduta dalle sole dichiarazioni di voto.

Nei termini fissati dal regolamento, però, almeno due capigruppo o almeno tre consiglieri hanno diritto di ottenere che il Consiglio deliberi con il procedimento ordinario.

Sulle funzioni delle “assemblee”, dunque, nulla quaestio: sulla loro produttività, invece, il giudizio lo rimandiamo ai cittadini, soprattutto ai loro occhi capaci di fotografare meglio la realtà che li circonda a due anni dall’insediamento del Civico Consesso.

Resta il fatto, comunque, che le Commissioni comunali “perdano il pelo” (rinnovandosi di elezione in elezione) ma non il vizio di quel “gettone” che somiglia sempre più ad un “privilegio”.

V.R.