Dopo la tragica morte di Massimo Marrelli gli assetti del potere locale, visibilmente sotto shock, sono apparsi in forte difficoltà nel ritrovare una rapida e durata risistemazione delle sfere d’influenza e del controllo delle posizioni strategiche in termini di condivisa decisionalità.
di Vito Barresi
Il “caso” Marrelli ha improvvisamente destrutturato accordi informali, patti taciti e i contratti sussurrati alla voce tra politica, affari, legge in azione, pubblica amministrazione nel territorio e nella Regione Calabria.
Inevitabilmente l’immediata e quasi ‘misterica’ uscita di scena dell’imprenditore e industriale sanitario crotonese (LEGGI) ha avuto varie ripercussioni in sede regionale e locale.
Tutti i big, le famiglie, i gruppi che compongono l’élite del potere in Calabria, coloro che costituiscono il vertice esclusivo di una Regione sempre più impoverita e sbandata, si sono ritrovati l’uno accanto all’altro a colloquiare con un’invisibile oracolo di Delfi, una non immaginaria Pizia, nell’ansioso e preoccupato istinto di voler scoprire i possibili movimenti impressi dall'episodio al telaio degli interessi e degli assetti, con l’intento di conoscere sia cose nuove che segrete, e poter quindi giocare d’anticipo, rispetto alle mosse di amici, concorrenti e avversari.
Nel mentre i responsabili della Procura della Repubblica decidevano di eliminare il ‘passaggio’ dell’autopsia, ritenendo ‘verosimile’ una non autorizzata versione dei fatti fornita da una telefonata “anonima”, in cui si raccoglieva l’informale ‘deposizione’ di un presunto sub-testimone della vicenda (LEGGI) che de relato porgeva le notizie a un altro interlocutore rimasto nell’ombra dall’altro capo del telefono, il primo effetto di una cronaca che, minuto dopo minuto, prendeva le impressionanti sembianze di un ‘inferno notturno’ in villa Marrelli, con scene apocalittiche di panico e confusione culminate nella morte dello sfortunato medico, si è avvertito forte e spaventoso nella cabina di comando regionale.
Per il presidente Oliverio il quadro della battaglia politica da lui ottusamente intrapresa da molti mesi sul tema spinoso e caldo della Sanità regionale, mutava repentinamente con la caduta dal mazzo di una carta importante a sua disposizione, quella del jolly ‘selvaggio’ da giocare strumentalmente in costante pressing sul tavolo del Commissario alla Sanità Massimo Scura, il cui posto è da sempre oggetto della bramosia inappagata della cordata di potere pubblico-privato che sta attorno ai politicanti di vario colore, persino gli insospettabili quanto invisibili e illibati Pentastellati calabresi.
Tuttavia non mi soffermerò sullo scenario regionale che appare sempre di più opacizzato e deformato nel suo insieme dalle tante contraddizioni e dai sempre più risibili tentativi di surrogare, con annunci e informazione di servizio, alla bisogna fornita ogni giorno e purtroppo da sedicenti giornalisti ‘storicamente’ prezzolati e bibliograficamente indicizzati, l’impreparazione politica e amministrativa che contraddistingue da circa un cinquantennio la caratura stessa di un personaggio quasi banale quale l’attuale Presidente Mario Oliverio, con annessa dépendance a T presso la sua ampia équipe di portatori d’acqua in vario sottobosco.
Tutto ciò premesso le ricadute più immediate ed evidenti saranno ovviamente sul piano locale e comunale.
Contesto in cui Marrelli è stato ‘magna pars’ in termini di influenza, formazione delle decisioni, indirizzo politico, impostazione elettorale e mediatica, sia per essere stato membro di primo livello della Confindustria pitagorica insieme ai Vrenna e altri minori, sia per essersi e non recentemente bensì dai tempi dell’esperienza nella Giunta Regionale Scopelliti, in cui la nuova Presidente del Gruppo imprenditoriale sanitario, architetto Antonella Stasi, assunse la carica di Presidente pro-tempore della Regione Calabria, legato in stretto sodalizio con Enzo Sculco, a quel tempo firmatario di un accordo politico tra I Demokratici e la coalizione di centro destra che gliene valse l’assegnazione dell’Assessorato Regionale all’Ambiente al dr. Francesco Pugliano.
Attorno a Sculco si svolge la sordida lotta per la conquista del potere comunale e dei suoi più polposi addentellati interessi economici, burocratici, occupazionali, fondiari, edilizi, ecc. ecc., nell'imminente prospettiva della campagna elettorale per il Consiglio Regionale e la Presidenza della Regione, nella misura in cui qualcuno ha elaborato e pianificato una strategia per rivincere (anche basata sulla preliminare e pilotata scelta a trucco dei potenziali avversari sia nel centro destra che tra le Cinque Stelle a trazione rendese-cosentina), protesa a ricompattare alleanze e vantaggiosi contratti su svariati pacchetti di voti.
In via preliminare sarebbe il caso di rivedere alla moviola tutte le mosse del sindaco Pugliese, rileggere alla luce di quanto accaduto e con maggiore attenzione alla struttura del suo consenso e alla pesatura dei suoi legami, i collegamenti con la toponomatica della ricchezza e dell’imprenditoria crotonese.
Da qui, dal totale fallimento in cui Pugliese sta trascinando Sculco e la compagnia dei Demokratici, interpretarne le mosse alla luce delle pesanti incrinature all’interno della maggioranza che farebbero pensare a una vera e propria ‘congiura dei papaniciari’ contro il padre padrone della politica locale, fino all’ennesimo esautoramento del vecchio leader dei ‘popolari’, così come avvenne esattamente nel passato sia alla Provincia, per mano di Sergio Iritale che al Comune per tradimento del ‘fedelissimo’ Peppino Vallone.
Sculco sarebbe al corrente di questi minacciosi movimenti, del fatto che gli stessi del passato e i pupilli di oggi lo vorrebbero sbattere fuori dalla porta a calci in culo, senza neanche dirgli grazie prego scusi tornerò.
In tale quadro, la lettura ponderata del peso assoluto e monopolistico di Sculco nel collegio elettorale di Crotone e del Crotonese, pare sia stata attentamente rivista e rivisitata, a partire dal fatto che il suo punto di contraddizione e di debolezza non starebbe più nell'ostracismo e avversione del PD nei suoi confronti quanto, invece, proverrebbe anche vistosamente dalla frizione attiva, la cosiddetta 'particella Lete', di una enclave territoriale costituita dalla frazione comunale di Papanice, borgo defilato dal centro cittadino ma fortemente attivo e pervasivo nel suo tessuto sociale e amministrativo, frazione un tempo dominata dalla 'ndrangheta e dai comunisti, dove in questi decenni di post ideologia si è venuto a formare un solido blocco di potere e contrattazione elettorale, epicentro dello scambio di voti tra chi vince e comanda nella pubblica amministrazione, nelle istituzioni e negli enti regionali, provinciali e locali.
Questa volta però Sculco è davvero di fronte al bivio finale, al tornante conclusivo della sua carriera, in breve tra la disfatta che brontolando si annuncia a livello regionale per sua figlia Flora, stretta da possibili altri accordi di 'genere' femminili tra la nuova Presidente del Gruppo Marrelli e l'Assessore Regionale all'Ambiente, signora Antonella Rizzo, e il ribaltone dei suoi sempre più numerosi odiatori interni, nel frattempo proliferati come funghi d'autunno, nella sua stessa famiglia politica territoriale.
Sul taglio del coltello di questa sua ennesima ‘inaffidabilità’, cioè della sua incapacità a tenere stretto e sotto il suo rigoroso controllo tutto il quadro locale del dominio, mancanza di destrezza riapparsa davanti ai decisori regionali sia di destra che di sinistra, molti suoi amici si stanno organizzando attorno a un nuovo gruppo di emergenti, ai clan virtuali e materiali che vogliono conquistare il controllo della filiera politica, che sta raccogliendo proseliti fuori dalla giunta comunale, tra i resti del Pd, persino tra le cinque stelle, con a disposizione pezzi di un’informazione prezzolata costantemente microfonata e in giro per uffici e palazzi, pronti a colpire come Bruto, al cuore ancora pulsante del Cesare locale, per reciderne la vena giugulare, facendo saltare il monopolio dei collegamenti e delle trattative regionali, in vista delle imminenti elezioni.
Per salvare la baracca a Sculco resterebbe solo una scelta: 'licenziare' in tronco il sindaco Pugliese (giunto persino a dissimulare il proprio nervosismo mettendosi un sigaro in bocca, anche se non ha mai aspirato un grammo di tabacco in vita sua), demolire l’attuale Giunta Comunale, rinnovarla nelle fondamenta dando vita a una Nuova Amministrazione dei Migliori che salvi e rilanci Crotone, difendendo gli interessi del capoluogo e del territorio sia a livello regionale che nazionale.
La Giunta dei Migliori sarebbe paradossalmente l’unica salvezza per lo stesso Sculco. Ma statene certi, anche questa volta Sculco non lo farà.
Accontentandosi anche lui di finire sotterrato dal suo stesso narcisismo, travolto dal volta faccia dei suoi mediocri pupilli, compresi di Sindaco, assessori e consiglieri comunali. Con buona pace della carriera della dolce e innocente 'Donna Flora' deliziosamente ispirata dall'indimenticabile romanzo di Jorge Amado.