Sono mesi ormai che si consumano atti di vandalismo e degrado in tutta la città. Atti rivolti principalmente agli eventi culturali ed artistici, dove murales e pitture vengono “imbrattati” e sfregiati senza motivo. Ma anche verso i luoghi della cultura, come la biblioteca, invasa e privata di alcuni libri (non rubati, ma strappati e rotti), o gli eventi teatrali nella villa comunale, disturbati da anonimi lanciatori di sassi.
di Francesco Placco
Una mattina ci si sveglia con una sorpresa amara: i murales realizzati dal progetto Centro Storico in Fiore, e quindi da decine di studenti, sono stati imbrattati e rovinati (LEGGI).
Tutto da rifare. Il progetto, presentato nell’Aprile del 2015 (LEGGI), raccolse fin da subito numerose adesioni, e nel corso degli anni ha permesso di abbellire il centro storico promuovendo, oltre ai murales, anche fioriere, ornamenti ed abbellimenti vari.
Ma i murales del centro storico in fiore non sono stati l’unica cosa presa di mira dai vandali. Questa estate, ad esempio, nel corso di uno spettacolo teatrale organizzato come evento del programma Villa in Rete, qualcuno ha lanciato dei sassi contro gli attori (LEGGI), interrompendo l’evento. Fortunatamente nessuno si è fatto male, e non si sono registrati altri episodi.
Appena un mese fa, invece, due giovani vandali sono riusciti ad entrare di notte nella biblioteca Lucifero (LEGGI). In piena notte hanno infranto un vetro, disattivato l’allarme, asportato l’hard disk delle telecamere e… non hanno rubato nulla.
Hanno solo fatto danni: rotto libri, imbrattato i muri con l’estintore, rivoltato i tavoli. Fortunatamente si è riusciti a dare l’allarme per tempo ed in questo caso si è riusciti ad identificare gli autori dell’insensato gesto.
Questi sono solo gli ultimi avvenimenti di una lunga serie di “vandalismi cronici” che attanagliano il centro storico cittadino.
Che siano il gesto di più individui o di sole poche persone, resta comunque grave la totale anarchia che si registra dalla ferriata alla pescheria, dove mani anonime non solo imbruttiscono i rioni, ma li saccheggiano, li deturpano, li imbarbariscono.
Anche in questo caso, è troppo facile chiudere il discorso chiedendo “più controlli”. A mancare non sono i controlli – che pur scarseggiano – ma semmai è il senso di appartenenza alla città.
Il bene comune non è visto come una cosa da tutelare, ma come una massa degradata e sporca, alla mercé di tutti. E di conseguenza, il rispetto verso l’operato altrui, qualunque esso sia, è pressoché inesistente.
Di queste mancanze se n’è accorto anche il Comune, che ha sposato la proposta dell’ANCI per introdurre (nuovamente) l’educazione civica come materia scolastica (LEGGI).
Aldilà di ogni possibile efficacia e di ogni umana considerazione, c’è da ammettere che l’educazione familiare di molti concittadini in tal merito lascia parecchio a desiderare e probabilmente, visto l’andazzo, potrebbe anche tornare utile riprenderne l’insegnamento nelle scuole.
Ma non è sempre la mano dei più giovani a vandalizzare la città: basti notare quella penna anonima che ha riempito tutto il centro cittadino di “messaggi elettorali”.
Così come non sono giovani gli appartenenti ad alcuni gruppi di estrema destra che stanno riempiendo le saracinesche dei negozi di pakistani e bengalesi con svastiche e messaggi offensivi.
Insomma, oltre all’educazione per i più giovani servirebbe anche quella per i più grandi o quanto meno per una parte di loro.
La mancanza di senso di appartenenza cittadino è quasi una caratteristica genetica, trasmessa nel corso delle generazioni.
Invertire questo degrado è possibile, ma solo attraverso una “rieducazione” che riguardi tutta la popolazione: perché finché non percepiremo tali atteggiamenti come un danno verso tutti, discorsi come questi – che ciclicamente riappaiono sulle nostre bocche - rimarranno solo aria fritta.