La retorica del “tolgono a noi per dare a loro” trova terreno fertile in una terra sempre più povera di umanità e votata all’indignazione a comando. Cerrelli, segretario del circolo della Lega di Crotone, lo ha capito bene e senza pensarci due volte invita i cittadini a “non farsi ingannare” dalle associazioni del terzo settore, che opererebbero per un loro ipotetico tornaconto. Omettendo però tutti i dettagli del caso, sicuro che nessuno andrà a controllare.
di Francesco Placco
Quanto è vero il detto “l’abbuttù ù crìda àru dijùnu” (ovvero, la persona sazia non crede a quella digiuna)? Non ci sono altri modi per spiegare l’attacco lanciato nei giorni scorsi da Giancarlo Cerrelli contro le associazioni del terzo settore, colpevoli, a suo dire, di “intascarsi” quasi quattro milioni di euro “per un loro tornaconto personale”.
È un dibattito vecchio, che era nato già sul finire di agosto con un comunicato stampa di Gennaro Rossi (LEGGI), anche quello carico di retorica e di inesattezze.
Rossi infatti parlava di “tre milioni erogati dalla provincia”, mentre Cerrelli scrive testualmente:
“il Comune di Crotone ha deciso con quatto determinazioni dirigenziali, riportanti i numeri 2214, 2215, 2216 e 2217, di elargire, alla rete di associazioni di cui fanno parte Agorà Kroton Società Cooperativa sociale a.r.l., in qualità di capofila, Prociv Arci Isola di Capo Rizzuto, Baobab Società Cooperativa Sociale e Cooperativa Sociale Kroton Community, degli acconti sulla somma complessiva per il triennio 2017-2019 di € 3.874.785,90 a valere sul Fondo Nazionale per le Politiche e i Servizi dell’Asilo (FNPSA) e inoltre, di € 57.000,00, quale quota di cofinanziamento (Capitolo 12945), pari al 4,12%, a carico del Comune di Crotone per il triennio 2017/2019”.
Si tratta, però, di un testo volutamente confuso, scritto per far intendere che sia stato il Comune di Crotone a decidere di assegnare questo denaro con delle delibere.
Peccato però che si tratti di un misero tranello tanto caro a chi fa “la guerra agli immigrati”, sicuro di trovare facile consenso snocciolando qualche numero per montare un po’ di indignazione. Ma andiamo oltre il cherry-picking.
Questi famigerati 3,8 milioni di euro non li spende il Comune di Crotone. Si tratta, come scritto per altro nello stesso comunicato, di soldi assegnati dal Fondo Nazionale per le Politiche e i Servizi dell’Asilo e, nello specifico, stabiliti nel 2016 a seguito di una variazione della norma (QUI) che regolamenta gli Sprar.
Le associazioni che sono presenti sul territorio crotonese - così come quelle presenti in tutta Italia - hanno regolarmente presentato una domanda di finanziamento allo Stato.
Nel prossimo triennio verranno garantiti un massimo di 1.291.595,30 di euro all’anno, e questi saranno divisi tra le associazioni nominate da Cerrelli previa la dimostrazione delle spese e rendicontazione dei costi sostenuti.
Da parte sua, il Comune di Crotone si impegna ad investire complessivamente 57 mila euro in tre anni (quindi, 19 mila all’anno).
Se vi sembrano pochi o troppi, e se pensiate anche voi che questi soldi “andrebbero dati agli italiani”, tanto vale ricordare le cifre complessive (QUI): nel 2018 si prevede di spendere 110 miliardi per finanziare i Comuni e 4.7 miliardi per i progetti legati all’immigrazione.
Salvo qualche cambiamento del DEF dell’ultima ora, le cifre almeno per quest’anno non dovrebbero variare, mentre per gli anni a venire si vedrà.
Ma i numeri servono a poco, ed in fondo lo sappiamo bene: i leghisti sono “arrabbiati” proprio con il sistema degli Sprar, ed anche un solo euro investito gli pare eccessivo.
Parlano spesso di “carità mercenaria”, “pietas economica”, e “aiuti aiutati”. Tant’è che lo stesso Cerrelli scrive: “viene da chiedersi: a che prezzo? È facile parlare di solidarietà quando si fa con soldi pubblici!”.
Ma la solidarietà non si fa “aggratis”, e nessuna associazione di volontariato campa d’aria. Anzi, a dire il vero la maggior parte di queste associazioni riescono a sopravvivere proprio grazie ai “soldi pubblici”.
È grave quanto afferma Cerrelli, perché vuole fare a priori una netta distinzione tra “la vera solidarietà” ed “una solidarietà mercenaria e a buon mercato”, accusando quindi indirettamente chi si occupa di immigrazione da anni. Una presunzione non da poco.
Ma Cerrelli in fondo ha avuto modo di dimostrare quello che pensa. È uno di quelli che si è espresso contro l’apertura dell’hot-spot sul porto cittadino (LEGGI), ed ha affermato che quei migranti espulsi dal CARA di Sant’Anna (LEGGI) non hanno motivo di accedere allo Sprar perché “si devono trovare un lavoro” (LEGGI).
Insomma, l’avversione di Cerrelli - e di chi la pensa come lui - verso gli Sprar e tutti i progetti di integrazione è chiara. Limpida. E non sorprende che la sua attenzione si rivolta solo a questo.
In un clima nazionale di odio e diffidenza, con i cittadini italiani sempre più rancorosi (QUI), i pensieri simil-Cerrelli prosperano e si diffondono a macchia d’olio.
Commettiamo l’errore storico di accanirci contro l’ultimo anello della catena. Ed anziché pensare ad un miglioramento del sistema di accoglienza e di integrazione, puntiamo a smantellare il tutto portando ad esempio solo il marcio.
Se è vero dunque che “l’abbuttù ù crìda àru dijùnu”, è anche vero che in Calabria, e nel crotonese, c’era un altro detto ormai caduto in disuso: “Acqua, fòcu e pànu ù si néganu màncu àri càni”.
E questo lo sanno bene tutti i volontari che portano un aiuto concreto nelle mani di chi soffre.