L’impianto, notoriamente sottodimensionato, gestisce i rifiuti dell’intera provincia di Crotone. È l’unico di cui disponiamo, e nonostante sia da tempo sotto stretta osservazione, non solo non riusciamo a farne a meno, ma non siamo neppure in grado di andare oltre, con nuovi progetti e soluzioni alternative.
di Francesco Placco
Del Polo Tecnologico di Crotone, meglio noto come “impianto di Ponticelli”, non possiamo farne a meno. Nella struttura conferiscono i rifiuti urbani di tutti i comuni della provincia (QUI), e qui avviene il “trattamento dei RU indifferenziati” (51.000 tonnellate all’anno), il “compostaggio dei rifiuti verdi ed organici” (10.000 tonnellate all’anno) e la “valorizzazione dei rifiuti secchi quali carta, plastica, vetro e metalli” (15.000 tonnellate all’anno).
Erroneamente considerato e definito “una discarica”, l’impianto di Ponticelli rappresenta il punto di arrivo di tutta la spazzatura prodotta nei comuni del crotonese, ed al suo interno avviene la lavorazione e lo smistamento dei rifiuti.
La sua costruzione iniziò nel 2002 su volontà dell’ufficio del commissario delegato per l’emergenza ambientale in Calabria - ufficio tutt’oggi esistente (QUI) -, che decise la realizzazione di dieci impianti in tutta la regione.
La struttura crotonese avrebbe dovuto garantire una lavorazione di 40 mila tonnellate di rifiuti urbani indifferenziati e di 25 mila tonnellate di rifiuti secchi differenziabili all’anno.
Entrato in funzione nel 2004 iniziarono i problemi. Nell’immediatezza, furono i residenti delle zone limitrofe a lamentarsi dei cattivi odori prodotti dall’impianto, tanto da arrivare a presentare un esposto alla Procura della Repubblica per “inconvenienti igienici causati dalle cattive esalazioni”.
Una vicenda destinata ad ingigantirsi fino ad arrivare in tribunale, e che porterà il Comune di Crotone a rivedere più volte il proprio parere nei confronti dell’impianto (LEGGI), fino alla decisione – presa e mai compiuta – di Peppino Vallone, che ipotizzò per la prima volta una delocalizzazione (LEGGI).
Nel 2006 ci si rese conto che la spazzatura conferita era molta di più di quella gestibile. Arrivò così la prima ordinanza, a firma del prefetto Carlo Alfiero, per il conferimento nella discarica di Columbra. Una storia che va avanti ancora oggi, e che vede la discarica crotonese ad una situazione limite (LEGGI).
La produzione dei rifiuti è infatti aumentata negli anni, e si è passati dalle 53.358 tonnellate nel 2005 alle 81.914 tonnellate nel 2009. Troppe.
Ed è dal 2009 infatti che l’espressione “emergenza rifiuti” fa puntualmente capolino nel periodo estivo. L’impianto infatti non può gestire la mole di spazzatura che viene prodotta, e questo causa croniche file di camion della nettezza urbana impossibilitati a scaricare. Un camion fermo a Ponticelli è un camion che non potrà passare a raccogliere i rifiuti in città, creando gli accumuli ai quali siamo, purtroppo, abituati (LEGGI).
Paradossalmente, nonostante le numerose vie intraprese – come il Piano Provinciale dei Rifiuti (LEGGI), il Piano Industriale per la Raccolta (LEGGI) e le numerose riorganizzazioni interne all’Akrea (LEGGI) – ci si trova sempre davanti alla stessa scena: i rifiuti rimangono in strada perché non possono essere conferiti presso Ponticelli. Una situazione che arrivò al limite nel 2014, portando addirittura le dimissioni dell’allora presidente dell’Akrea Lucà (LEGGI).
Situazione che, tuttavia, pare irrisolvibile. Nonostante le interrogazioni parlamentari (LEGGI) e le indagini della Procura (LEGGI), Ponticelli ha tutte le carte in regola per operare.
Il suo unico problema è il ben noto sottodimensionamento rispetto alla mole di rifiuti prodotta, il che lascia solo due opzioni percorribili: o si producono meno rifiuti, o si realizzano nuovi impianti (anche migliorando l’attuale Ponticelli).