Non solo diportistica, pesca e industria: il porto di Crotone si potrebbe “sfruttare” istituendo un centro di addestramento regolarmente autorizzato dalla Guardia Costiera, dedicato agli apprendisti marinai e marittimi. Si tratterebbe attualmente del terzo centro in tutta la Calabria, l’unico dell’area centro-settentrionale.
di Francesco Placco
Torniamo a parlare del porto di Crotone, dopo la lunga discussione nata in seno alle nuove proposte di reindustrializzazione (LEGGI) dal futuro ancora incerto.
L’infrastruttura portuale è al centro del dibattito cittadino da tempo immemore ed è considerata come un motore di sviluppo ancora spento e mal funzionante.
Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un costante aumento del numero di imbarcazioni turistiche, che nel corso della stagione estiva hanno preso a far tappa in città.
Un traguardo importante, specialmente se sommato all’attenzione per la diportistica ed agli eventi sportivi. Tuttavia, le potenzialità del porto sembrano ancora con il freno a mano tirato, incapaci (o impossibilitate) a spiccare il volo.
Occorre allora fare un ragionamento più ampio, che prenda come esempio non solo le realtà marinare virtuose - capaci, in altri termini, di coniugare turismo, industria e impresa, senza cedere alla facile retorica esclusiva del “o uno o l’altro” - d’Italia e d’Europa, ma capace anche di includere la formazione e l’addestramento.
La città infatti è sede di un rinomato istituto nautico che ogni anno forma migliaia di studenti. Tuttavia, finita la scuola, gli stessi studenti sono costretti a spostarsi nei centri a Villa San Giovanni, a Taranto, a Catania, ad Eboli o a Torre del Greco, se non più a nord, per proseguire la formazione professionale.
L’intera provincia di Crotone, infatti, è sprovvista di centri di addestramento autorizzati per marittimi (QUI). I due istituti esistenti in regione - quello di Villa San Giovanni e di Vibo Valentia – non sono sufficienti per tutti i neo-diplomati calabresi, che di fatto sono costretti ad emigrare anche solo nelle regioni limitrofe per ottenere le qualifiche necessarie ai primi ingaggi.
Perché non pensare di “intercettare” una parte di quei giovani (e meno giovani, dato che l’approccio al mondo marittimo non arriva necessariamente dopo il liceo) garantendo loro la possibilità di poter continuare a formarsi sulle banchine del porto crotonese?
Andare oltre alla sola patente nautica, garantendo corsi sulla ship security, sul port e company facility, sulla sopravvivenza e sul salvataggio, finanche sulla lettura e gestione dei radar.
Le banchine del porto pitagorico non sono immense, se paragonate a quelle di altri porti italiani, ma sono grandi e spaziose, e permetterebbero, senza intoppare il funzionamento delle altre realtà produttive, di garantire anche questo servizio.
Un’idea da non sottovalutare, mentre si attendono non solo gli sviluppi industriali ma anche quelli sul mercato del pesce cittadino e sull’eventuale “salvezza” cinese (LEGGI).