Come ampiamente previsto, in tempo di campagna elettorale è tutto un fiorire di associazioni, movimenti, liste civiche e progetti collettivi, mossi dall’irrefrenabile ed incondizionato “amore” verso la città. Resta da capire, nella realtà, quale elettorato rappresentino.
di Francesco Placco
Sarebbe inutile quanto superfluo un ennesimo ripasso sulle grandi manovre elettorali in corso. In città in fondo è abbastanza chiaro a tutti quello che sta accadendo: la conta dei voti - quella numerica, schietta - avviene alla luce del sole, avallando situazioni al limite del paradossale.
Nessuno è certo di avere “i numeri”. Nessuno. Si profilano così le solite liste allargate, le grandi coalizioni (LEGGI), tanto nel centro-sinistra quanto nel centro-destra, e finanche nel mondo dell’attivismo e del “movimentismo”. Il rischio, a questo giro, è quello di rimanere fuori dal palazzo.
A fare da ago della bilancia, come già detto, saranno le liste civiche: chi ne porta di più avrà maggiori possibilità di vincere. Semplice matematica.
E le liste quindi si moltiplicano: solo oggi apprendiamo di un nuovo “movimento” composto da ben cinque (LEGGI), alcune delle quali già note, che si dice allo stesso tempo “aperto al confronto” e “pronto a correre da solo”. Vedremo, nel giro di pochi giorni, quale opzione prevarrà.
A questo punto, però, sarebbe opportuno fare anche un’altra considerazione: ma tutte queste liste, di preciso, chi rappresentano? A quale elettorato rispondono?
Perché in una città ampiamente frammentata dal punto di vista politico, dove i partiti tradizionali sono oramai incapaci di attrarre l’elettorato, sembra bastare poco e niente per avere un discreto numero di sostenitori.
Bastano, ad esempio, appena pochi mesi (se non settimane) di campagna elettorale per ripetere a menadito un copione che oramai conosciamo bene: differenziata, bonifica, cura delle strade e del verde, rifiuti, discariche, turismo, archeologia… parole oramai vuote e prive di ogni significato, pronunciate da chiunque e senza alcuna cognizione di causa.
Cose che tutti i crotonesi vogliono, e che tutti i politicanti in corsa promettono. Una partita facile, dove ognuno si propone come il migliore in campo, membro di una squadra vincente. Ed aldilà di ogni personalismo e di ogni protagonismo, resta da capire come sia possibile che esistano tre, quattro, cinque, sei e più liste “fotocopia”: tutte con le stesse idee, con gli stessi programmi, mosse dallo stesso “amore” verso la città.
Un “amore” che evidentemente non è più forte della brama di uno scranno in consiglio comunale, o della possibilità di “contare qualcosa” almeno per una volta, quantomeno di provarci.
In fondo, di questo piccolo cortocircuito se ne accorsero anche quattro anni fa al Corriere della Sera (QUI), quando le 25 liste scese in campo si fecero notare per scarsa varietà e fantasia dei nomi.
Ad oggi siamo ancora lontani dal raggiungere il record di liste del 2016, ma la data del voto è sufficientemente lontana per permettere nuove formazioni, che quasi certamente arriveranno, e che riusciranno a garantire un certo numero di voti pur senza alcuna attività politica, culturale o sociale.
Come dice quella canzone (QUI), ci sono cose che non riuscirò a capire mai.