Si abbatte anche sull’Asp pitagorica la “maledizione” del Dca 154/2018: revocati 18 concorsi per 95 posti di lavoro, senza mai aver svolto alcuna prova preselettiva ed a due anni dall’indizione.
di Francesco Placco
Iniziamo subito con una doverosa e quanto mai giusta premessa: in questo particolare momento storico, esistono delle priorità imprescindibili. Di fronte ad una pandemia globale la complessa macchina sanitaria nazionale si è attivata per tutelare la salute di milioni di persone.
Non bisogna cadere nella trappola dei negazionisti o dei disfattisti a prescindere: nonostante le criticità che sono sotto gli occhi di tutti, anche in Calabria è stato fatto uno sforzo enorme nel tentativo di salvaguardare la salute di tutti, malati e non.
Di questo va dato atto ai medici ospedalieri e non, alle Asp, alle Usca, alle Ao, ed a tutto il personale impegnato nel contenimento e nella lotta alla pandemia.
Premesso questo, però, non possiamo dimenticarci di altre faccende. Una su tutte, il lavoro. Lavoro che rappresenta un’altra criticità in Calabria, e che in questa particolare e complessa situazione si pone a fasi alterne: come un dramma o un’opportunità.
Ed è proprio l’Asp di Crotone a mettere la pietra tombale su una serie di concorsi approvati con il famigerato Dca 154/2018 (QUI), il piano di assunzioni straordinario voluto da Massimo Scura e mai decollato, al punto da generare numerosi contenziosi in tutta la Regione.
Sono stati infatti revocati 8 concorsi pubblici e 10 concorsi in mobilità, che corrispondevano a ben 95 posti di lavoro. Piano che, all’epoca, venne accolto nell’ospedale cittadino con un certo entusiasmo (LEGGI).
La decisione è stata presa il 3 agosto dello scorso anno, con la delibera numero 43 (QUI) che elenca i concorsi annullati. Tra questi, anche quello per 12 infermieri e 29 operatori di computer, che avevano prodotto circa tremila domande di partecipazione (LEGGI) e che erano stati rimandati “a data da destinarsi”.
L’assunzione di tale personale, assieme ad ulteriori infermieri, personale dirigente medico e manutentori a vario titolo, era stata definita (QUI) “urgente e necessaria” per “garantire piena stabilità alle UU.OO. interessate e corrispondere alla funzione operativa delle stesse, sia in termini organizzativi che prestazionali”.
Ma qualcosa deve essere cambiata, nel frattempo, perché il fabbisogno di personale dell’Asp è stato rivisto e, come spesso accade, i Dca sono cambiati.
Nel 2019 infatti con la delibera 40 (QUI) veniva indicato il nuovo personale “urgente e necessario”. Rispetto all’anno prima lo stesso personale che si voleva reclutare tramite concorso “urgente e necessario” non c’è più.
Tale piano è stato approvato dalla Regione il 15 luglio dello scorso anno, con Dca 101/2020 (QUI). Dopo due settimane, celere come poco altro, la revoca dei concorsi.
Inoltre, era cambiato il commissario straordinario. Non più Scura ma Cotticelli, che ha prodotto un nuovo piano straordinario di assunzioni: il 135/2019 (QUI).
Risultato: le assunzioni pianificate con il Dca del 2019 restano, quelle pianificate con il Dca del 2018 si revocano. Un’immagine perfetta della complicata lentezza burocratica, certo, ma anche delle pratiche scorrette a danno dei partecipanti.
Questi infatti hanno versato una quota di poco più di 10 euro per partecipare ai concorsi pubblici (tranne in due casi, quelli per dirigente ingegnere informatico e collaboratore tecnico professionale: unici due concorsi a non prevedere tassa di partecipazione, al tempo), che era già stata definita come “non rimborsabile” nel bando.
Sommando poi il fatto che la revoca di tali concorsi non è stata comunicata, e non è ancora indicata sotto i rispettivi concorsi nell’albo aziendale, il tutto suona un po’ come una beffa, una presa in giro.
E seppure sia, incredibilmente, pienamente legittimo, lascia in bocca un sapore amaro, perché va a finire sempre - lasciatemelo dire – “in culo al cucuzzaro”.
Adesso però le priorità sono altre: procedere con le vaccinazioni, attivare la macchina dei tamponi (ad oggi ancora ferma), curare i degenti ed assistere le famiglie di chi ha un parente covid, e non solo.
Insomma: meno male che l’Asp ha trovato modo di sopperire alle gravi carenze di personale che lei stessa denunciava. Visto anche che, come indicato nei bandi di concorso “non risultano, allo stato, vigenti, graduatorie scaturenti da pubblici concorsi banditi da questa Asp, cui attingere”.