Regione Calabria di fronte al progetto della Grande Catanzaro Città-Provincia Metropolitana delle Calabrie. Messo davanti al dilemma se il domani della Città dei due Mari sarà una “Catanzaro Strapaese” (cioè un centro urbano antiquariato senza alcun territorio se non il circondario intorno alla rocca dell’antico borgo) oppure una innovativa e iperpostmoderna “Stracittà Metropolitana” della Calabria, che si propone come l’area più evoluta ed evolutiva dell’intero Mezzogiorno euromediterraneo, piattaforma di servizi tecnologici e amministrativi, territorio attrezzato e attrattivo per la localizzazione di iniziative economiche globali, una sorta di grande Dubai a mezza strada tra il Canale di Suez e lo Stretto di Gibilterra, il Nord Africa e la Mitteleuropa, con aggancio alla placca terrestre del grande superstato dell’Unione Europea. Su questo tema si apre il confronto e la sfida tra il capoluogo regionale in crisi d’identità e la Regione Calabria del cosentino Occhiuto.
di Vito Barresi
Attenzione, queste non sono ipotesi di qualche tink tank di illusionisti ma la tendenza in atto di una gigantesca rimodulazione geopolitica e territoriale che ha al centro il Sud Italia con la sue naturali porte di accesso portuali che vanno dal Golfo di Taranto fino al Golfo di Squillace, come attestano numerosi studi in proposito, specialmente quelli elaborati presso l’Università della Bicocca dall’equipe di studio e progettazione urbanistica che fa capo al prof. Marco Canesi, docente di Urbanistica presso la Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni del Politecnico di Milano.
Le tesi dell’architetto urbanista Canesi, infatti, sono tornate di palpitante attualità, anzi quasi linee guida d’urgenza, con l’avvento del nuovo ciclo europeo di Recovery Fund, riassunto in italiano nel programma di governo Pnrr, due documenti di programmazione e investimenti pubblici che si possono paragonare a un Grande Reset dell’intero sfasciume pendulo chiamato Mezzogiorno o, se si vuole, palla al piede del decollo italiano, freno piantato nel campo del Dualismo italiano, ormai insostenibile tra Nord e Sud, in un Paese a cui
“resterebbe una importante chance: riconoscere nel sistema dei porti di Taranto, Gioia Tauro e Crotone il principale snodo di traffico container tra Oriente e Occidente nell'ambito dell'emisfero orientale e, sfruttando la sua presenza come esclusiva economia esterna, costruire un nuovo bacino produttivo nel Mezzogiorno, non solo autopropulsivo ma anche autocentrato”.
In mezzo ci starebbe
“un grande piano di opere infrastrutturali e ambientali, finanziato mediante una nuova forma di mercato, estranea alla logica del profitto ma operante a fianco del mercato tradizionale, consentirebbe la sua realizzazione e, nello stesso tempo, assicurerebbe la piena occupazione. Il Mezzogiorno diverrebbe il baricentro di una nuova area economica del Mediterraneo e di una politica di cooperazione con l'Africa e il Medio Oriente, volta a definire nuove relazioni intercontinentali”.
Da qui la necessita di suggerire, incoraggiare e persuadere il Presidente Occhiuto di riconsiderare la collocazione geografica della Calabria, cioè promuovere in tempi brevi una grande riforma degli assetti territoriali regionali.
Per dare respiro e prospettiva al suo “governatorato” egli ha una sola via: puntare alla rapida istituzione della Provincia-Città Metropolitana di Catanzaro (QUI), con dentro Crotone e Vibo, cioè riconoscere e geolocalizzare il proprio ufficio di Presidenza in un luogo che è non virtualmente ma materialmente affacciato in un quadrante cartografico, che corrisponde millimetricamente a uno snodo di traffico tra Oriente e Occidente nell’ambito dell’emisfero orientale, il baricentro di una nuova area economica del Mediterraneo e di una politica di cooperazione con l’Africa e il Medio Oriente, volta a definire nuove relazioni intercontinentali.
Tocca, dunque, alla Regione Calabria, e magari proprio alla giunta guidata da un cosentino doc come Roberto Occhiuto, produrre la visione avveniristica e possibile di una città metropolitana che con il suo territorio largo e ampio sia all’altezza della sfida del cambiamento e dello sviluppo di una terra nuova come quella che i calabresi, presenti e diffusi, ancora sognano, da vicino e da lontano.