Un mattino d’aprile al tribunale dei minori per un processo simulato
Gli alunni del Liceo Classico Pitagora hanno partecipato ad un processo simulato presso il Tribunale per i Minorenni di Catanzaro, in collaborazione con il MIUR-Ufficio Scolastico Regionale per la Calabria. “Con i ragazzi abbiamo a che fare ogni giorno. […] Tutta la macchina del Tribunale si mette in moto con una funzione che è principalmente educativa (la finalità punitiva viene in seconda istanza quando ogni altra soluzione è stata sondata) per aiutare i minori a capire la gravità di quello che hanno fatto, e a studiare, con le équipe di professionisti, il percorso educativo migliore, utilizzando le grandi opportunità consentite dal processo minorile italiano che ha assunto una forma che fa da modello per lo stesso processo degli adulti e che ci è invidiata in tutto il mondo.”
E’ con queste parole che Luciano Trovato, presidente del Tribunale per i Minorenni di Catanzaro (che nel suo raggio d’azione include anche Cosenza, Vibo Valentia e Crotone) evidenzia la preziosità di questo organo giudiziario. Già, perché è prezioso ricordare che la Giustizia ha un ruolo educativo e formativo, non di certo persecutorio, specialmente se si tratta di giovani. Il mondo della Legge è sicuramente ostico per chi non è un professionista delsettore, ma questa realtà calabrese ha trovato il modo di renderlo facilmente comprensibile e addirittura “familiare”, rendendosi promotrice di un progetto originale e innovativo. Nell’ambito di “Ciak… Un processo simulato per evitare un processo vero”, gli studenti del Liceo Classico Pitagora delle classi 1D, 2D, 1F e 2F si sono cimentate nella messa in scena di un processo penale minorile, impegnandosi in un laboratorio multidisciplinare, a cavallo fra il teatro e la giurisprudenza, le tematiche d’interesse sociale e psicologico (quali, nel caso specifico del caso inscenato, quelle relative al fenomeno del cyberbullismo).
Alla “regia”, sia in senso “artistico” che “organizzativo”, la docente di storia e filosofia Ada Fabiano, che ha saputo guidare sapientemente i ragazzi in un percorso “delicato” quale il confronto con tematiche attuali e toccanti; come “aiuto-regista”, due allieve della classe 4D, Silvia Rossitti e Giorgia Mano, che si sono impegnate senza alcuna riserva di sforzi nel coordinare i giovani attori. Sabato 1 Aprile 2017, le classi del ginnasio delle sezioni D ed F, impegnate in prima persona nel progetto e le classi 3F, 4D e 5F (che hanno partecipato agli incontri di formazione tenuti precedentemente a scuola dalla psicologa Elena Aiello e dall’avvocato Carlo Talarico, entrambi giudici onorari) si sono recate al Tribunale Minorile di Catanzaro e hanno avuto l’occasione di confrontarsi con un ambiente stimolante sotto molti punti di vista. I ragazzi sono stati accolti all’interno della struttura giudiziaria con serietà e professionalità, sorpresi dai sorrisi e dal calore dei Commissari e dei Giudici Onorari, che hanno reso questa giornata un’esperienza non solo formativa, quanto coinvolgente e toccante.
Così, in aula, vestendo letteralmente i “panni” dei Giudici Togati (con tanto di Toga messa a disposizione dal Tribunale), del Pubblico Ministero, degli Avvocati della difesa, degli imputati e della vittima, i ragazzi hanno dimostrato non soltanto doti recitative, quanto una metabolizzazione matura dei procedimenti legali e una presa di coscienza riguardo al problema del cyberbullismo, un fenomeno purtroppo estremamente subdolo e silente, in cui gli spettatori sono colpevoli della denigrazione della vittima tanto quanto gli aguzzini. Alla luce di questa iniziativa coraggiosa e intraprendente, possiamo dire ad alta voce che la Calabria non è semplicemente quello per cui, tristemente, spesso passa agli “onori” (e orrori) della grande cronaca; la Calabria è anche un posto dove esistono tante realtà che cercano di farsi spazio nel territorio per diffondere valori sani e generare sviluppo, non tanto economico quanto culturale.
Tra queste anche tante scuole, tra cui il Liceo Classico “Pitagora”, oppure il Tribunale peri Minorenni di Catanzaro, entrambi nuclei composti da singoli individui volenterosi e motivati, come nel caso di docenti, alunni, giudici e avvocati che si fanno promotori di un progetto simile. Il comune denominatore è passione, energia, positività; ultimo, ma non meno importante, il condiviso fine di “educare” e non di “punire”, di reintegrare e non di emarginare.