Trame.11. Gratteri e 30 anni di guerra alla ‘ndrangheta: “che vita sarebbe se cambiassi mestiere?”
Ospite di Trame, il festival dei libri sulle mafie che si svolge a Lamezia Terme, il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri col suo ultimo libro scritto a quattro mani con Antonio Nicaso, e dal titolo “La costituzione attraverso le donne e gli uomini che l’hanno fatta”, ha affronta un excursus storico che parte dalla Rivoluzione francese per giungere fino alla nomina di Pertini: “solo conoscendo la storia si può comprendere il presente”.
Una lunga chiacchierata quella del magistrato con il giornalista Arcangelo Badolati che ha restituito l’immagine di un uomo stanco nel corpo, ma non nello spirito.
La conversazione ha fin da subito toccato alcuni punti cruciali delle più recenti vicende legate alla figura di Gratteri: la scoperta di un possibile attentato la cui autorizzazione ha ricevuto gli echi di assensi americani.
Si tratta di situazioni ormai note, ma non per questo meno terribili, ma ci si abitua a pensare che talune circostanze potrebbero presentarsi.
Una affermazione del procuratore si auto-impone, usando un tono leggermente più alto nell’esposizione: “che vita sarebbe se decidessi di cambiare mestiere?”
Poi, le domande sulle recenti riforme e sul referendum della scorsa settimana, a cui Gratteri risponde in maniera netta e precisa: in un momento storico in cui il governo è di larghe intese e non presenta praticamente opposizione è possibile concepire modifiche normative relative al CSM, ma in riferimento al referendum si è trattata di una enorme perdita di tempo.
La priorità del governo – secondo il capo della Procura catanzarese - non può essere l’improcedibilità o la patente a punti per i magistrati.
Gli interrogativi che si pongono sono se sia questa la dote che si porta alle commemorazioni dai trent’anni delle stragi di mafia e se fossero questi i cambianti a cui personalità del calibro di Falcone e Borsellino ambissero.
Interrogativi che – secondo il magistrato – lascerebbero intendere chiaramente quale sia l’orientamento dell’attuale Governo: un esecutivo che si è espresso sui temi della mafia solo dopo più di un anno dall’insediamento e in risposta alla presenza televisiva del procuratore ad una nota trasmissione televisiva.
Ed è sulle scomode verità che ricade la conversazione: un ricordo all’attentato di via d’Amelio, alle immagini brutali segnate dall’odore acre di morte che si respirava in quel momento; corpi martoriati, il ronzio insistente nelle orecchie di chi si trovava nei paraggi e la freddezza di un uomo ancora sconosciuto che ha la lucidità di sottrarre dal cruscotto la famosa agenda rossa di Paolo Borsellino.
Solo in seguito si capirà perché quell’agenda sia stata tanto temuta e sottratta, sarà la vedova Borsellino a dichiararlo: si trattava del diario del magistrato ucciso, gli appunti personali delle memorie di ogni singolo suo incontro.
Finché questa agenda scomoda non sarà restituita, l’Italia non deve avere pace. Eppure le priorità dell’Italia pare siano altre, come trovare circa 28,6 milioni di euro per la costruzione di alloggi posizionati in corrispondenza delle case circondariali che permettano gli incontri privati della durata di 24 ore, con cadenza mensile, tra i detenuti e i propri coniugi.
Un monito Gratteri lo rivolge però ed anche contro la propria regione, immensamente amata e proprio per questo altamente criticabile: un luogo che vanta ben tre facoltà di giurisprudenza e che sforna un numero sproporzionato di avvocati e che nel contempo non ha nessun indirizzo di studi che punti al turismo.
Per concludere, riprendendo il libro oggetto della presentazione, edito da Mondadori, Nicola Gratteri sottolinea come sia importante conoscere la storia, perché solo attraverso la sua comprensione si può dare una giusta interpretazione della contemporaneità.
Per questo il libro parte dalle vicende della Rivoluzione francese e giunge fino alla carica del presidente Sandro Pertini: un uomo di elevata taratura morale che nella sua totale integrità ha rimproverato la madre che aveva cercato una raccomandazione per salvarlo da morte certa durante il conflitto.
La storia ci insegna che lui si salverà ugualmente, forse proprio per riprendere la madre e lasciarci un insegnamento che è quello di non scendere a compromessi, neanche a costo della propria vita, una storia che ha il sapore del déjà-vu.