Banco del Mutuo Soccorso in concerto a Reggio Calabria
“Se fossi mia davvero, di gocce d'acqua vestirei il tuo seno, poi sotto i piedi tuoi veli di vento e foglie stenderei”, 750.000 anni fa l’amore, in un lirismo assoluto di una simbiosi artistica Nocenzi - Di Giacomo, per portare indietro nel tempo, con il nodo alla gola, le persone, di quella loro stessa generazione, che stipavano il Cilea, in un tuffo che li proietta nei propri venti anni. Questa la magia del concerto del Banco del Mutuo Soccorso, che ripercorre quarant’anni di quel rock che tutti vogliono, progressivo, ma che intreccia, nell’assoluta maestria dell’eclettico tastierista Nocenzi, che riesce a fondere in assoluta genialità musica classica, rock, jazz, guardando con ammirazione all’etnomusic, tanto da restare ammirato, per sua stessa ammissione, all’organetto e tamburello che incontra nell’entrata del Cilea nel pomeriggio. “Peccato essere arrivati tardi, dice, li avrei voluti qui sul palcoscenico”.
Musicista assoluto in un suo percorso artistico colto, diverso e parallelo ad un mondo di cosiddetta “musica leggera” che diventa sempre più leggera e volatile e forse non solo per necessità commerciali, a cui loro contrappongono la “freschezza” di ormai mezzo secolo di assoluti capolavori iniziando con “Nudo”, “Cento mani e cento occhi” dal loro orologio evolutivo di “Darwin”, e poi ancora incalzando con “Canto nomade per un prigioniero politico” metafora quanto mai attuale del mondo operaio e non di un’Italia che va a rotoli, "La Conquista della posizione eretta” e la struggente “750.000 anni fa l’amore”, “L’Evoluzione”, “Moby Dick”, “Ragno” e poi “Lontano da” , “Traccia”, sempre con la stessa capacità di restare originali seppur riarrangiando, spesso con variazioni improvvise, senza tuttavia confondere l’ascoltatore.
Lirico e possente Francesco Di Giacomo nei suoi movimenti lenti, quasi a voler portare nei gesti quei momenti ineffabili, sospesi tra le parole e la magia, colorata da una voce assoluta che incute dolcezza. Non manca, tra il pubblico, una voce a ricordo del grande chitarrista e trombettista Rodolfo Maltese, componente storico del Banco, gravemente ammalato, che il Cilea le tributa un grande applauso. “Rodolfo verrà, dice Di Giacomo, al tempo dovuto”. Completo nei fiati Alessandro Papotto, polistrumentista, autorevole rappresentante del panorama Jazzistico, che “aggiunge” il calore di una miriade di strumenti dai Clarinetti, Sassofoni, Flauti alle Percussioni impreziosendo, particolarmente nella seconda parte del concerto, pezzi storici del gruppo, dimostrando una perfetta intesa con il grande Vittorio Nocenzi.
Lo spettacolo ha inizio con la storica band delle Orme che, prima di proporre i loro vecchi successi, hanno presentato qualche brano del loro nuovo lavoro che, come dice il loro batterista Michi De Rossi, stanno raccogliendo notevoli consensi. Finale collettivo a sorpresa che ha visto i musicisti dei due storici gruppi ripercorrere sulle proprie note gli anni 70 e 80. Nelle mani di Vittorio Nocenzi, e di conseguenza al suo gruppo, è stato consegnato il “Premio Anassilaos 2012” per quella musica che non ha tempo e che regala emozioni a dispetto del tempo.