Minerva Airlines, tribunale dichiara reati prescritti
Si è concluso subito, con la dichiarazione di prescrizione dei reati contestati, il processo a carico di quattro persone coinvolte nell'inchiesta della Procura della Repubblica di Catanzaro relativa al fallimento della "Minerva Airlines", la compagnia aerea italiana fondata dal gruppo Mancuso nel capoluogo calabrese, con basi all'Aeroporto di Trieste e all'Aeroporto di Padova. - Si legge sull'Agi - Il Tribunale collegiale di Catanzaro, presidente Adriana Pezzo, a latere Emanuela Folino e Giovanna Mastroianni, ha dichiarato oggi il non doversi procedere per intervenuta prescrizione nei confronti dei quattro componenti del consiglio d'amministrazione della compagnia incriminata, e cioè Giovanni Mancuso, Salvatore Mancuso, Giuseppe Ierace, e Pietro Lanza, chiamati a rispondere della sola imputazione di bancarotta preferenziale, per aver, secondo le accuse, utilizzato somme di denaro per pagare debiti dell'ente all'apertura del fallimento.
I quattro erano stati rinviati a giudizio il 13 dicembre scorso, quando il giudice dell'udienza preliminare aveva contemporaneamente fatto cadere per loro le altre due accuse di bancarotta fraudolenta e ricorso abusivo al credito. Una sentenza di non luogo a procedere per tutte le contestazioni era invece stata emessa per Gesualda Tucci, Ercole Palasciano, e Maria Rosaria Petitto, mentre l'ultimo indagato, Franco Atzeni, aveva chiesto ed ottenuto il giudizio abbreviato.
Il procedimento giudiziario prima dell'udienza preliminare era già approdato al dibattimento davanti al giudice monocratico di Catanzaro che però, il 29 marzo 2010, aveva restituito gli atti all'Ufficio di procura per via della propria incompetenza funzionale a trattare il processo che, secondo quanto da lui stabilito, doveva essere affidato piuttosto al Tribunale collegiale. La compagnia"Minerva Airlines" è stata dichiarata fallita dal tribunale di Catanzaro nell'ottobre del 2003 e, dopo la citazione diretta a giudizio della Procura, otto imputati erano chiamati a rispondere di bancarotta e reati fine connessi al fallimento stesso. Il profilarsi dell'ipotesi di reato di bancarotta "fraudolenta" piuttosto che "semplice", però, indusse il primo giudice a cedere il passo al collegio penale, perchè di quest'ultimo è la competenza per il secondo più grave reato, e ad accogliere, comunque, le eccezioni solevate dal collegio difensivo in merito al fatto che le accuse ipotizzate avrebbero richiesto la fase dell'udienza preliminare, in precedenza "saltata" per via della citazione diretta a giudizio degli imputati.
Dopo il rinvio a giudizio è iniziato così il processo davanti al Collegio, che però non si pronuncerà mai nel merito, perchè tutto si è concluso con la prescrizione.