Carchidi (Cgil) sullo sciopero nazionale dei call center

Calabria Attualità

Il settore call center in Calabria occupa circa 15 mila addetti di cui poco più di 5mila assunti con contratti a tempo indeterminato. Circa 10 mila sono le lavoratrici ed i lavoratori costretti a contratti di natura precaria. Di questi 15 mila solamente 10 mila sono riconducibili ad aziende di considerevole dimensione per importanza e numero di addetti, mentre circa 5 mila lavoratori prestano la propria opera per piccole e piccolissime realtà.

I dati forniti dagli istituti di ricerca mostrano una Calabria dilaniata da migliaia di posti di lavoro persi e da percentuali di disoccupazione tra i peggiori in Italia. Nel settore Call Center il dramma risulta ancor più evidente per numero di crisi aziendali ed addetti che hanno perso il posto di lavoro. Sono circa 3000 i posti di lavoro persi nel comparto nell’ultimo triennio. Al fallimento delle aziende del gruppo Phonemedia (Multivoice, WCCR, Soft4Web) che occupavano circa 2500 lavoratori nel teleselling tra le province di Catanzaro e Vibo Valentia, sono seguite le chiusure di Giary Group a Siderno (RC), di Bluecall a Catanzaro e Cosenza. Lavoratrici e lavoratori assunti grazie a contributi pubblici ed oggi costretti a causa di scellerate gestioni aziendali nel calderone dei lavoratori in mobilità in deroga. Diverse centinaia sono poi i lavoratori precari che nel 2014 sono finiti in mezzo alla strada a causa delle crisi che hanno colpito le rispettive aziende. Tempi determinati e lavoratori in somministrazione i primi a pagare gli effetti della crisi delle rispettive aziende.

Nel 2014 sono diverse le aziende che hanno aperto procedure di licenziamento. 2500 licenziamenti complessivi scongiurati e sospesi grazie all’ausilio degli ammortizzatori sociali in deroga. Sono quindi ulteriori 2500 i lavoratori che nel corso di questo anno stanno subendo considerevoli riduzioni del salario e che da mesi attendono un decreto ministeriale per vedersi accreditato il sussidio previsto dagli accordi.

E nei prossimi tempi la situazione potrebbe essere ancor più drammatica se non si interviene tempestivamente nella regolamentazione dei cambi di appalto. Oggi per l’assenza di regole nel tutto il settore rischia la tenuta occupazionale. Un comparto che nella sola Calabria contribuisce all’economia reale della regione con la redistribuzione di oltre 500milioni di euro.

Ecco perché il prossimo 21 Novembre le segreterie nazionali del settore hanno proclamato uno sciopero nazionale con contestuale manifestazione a Roma e notte bianca dei call center. Il programma prevede il concentramento alle ore 17,00 in Piazza della Repubblica, seguirà il corteo per raggiungere Piazza del Popolo, ove sono previsti comizi ed interventi, infine fino alle ore 24,00 la piazza sarà caratterizzata da musica, balli, rappresentazioni teatrali, grazie al contributo di centinaia di artisti che hanno sposato la causa degli 80 mila lavoratori italiani del comparto.

“Nella maggioranza dei casi le tragedie occupazionali che hanno investito il settore sarebbero state facilmente evitabili se l’Italia avesse recepito una norma di civiltà che è quella rappresentata dalla direttiva Europea 2001/20/CE - ha affermato Daniele Carchidi - Il mancato recepimento di questa normativa ha favorito un incontrollato arbitrio e ed una diffusa corruzione che impedisce, nei fatti, l’applicazione delle tutele previste dall’art. 4 l.n. 428/90 e le garanzie previste dall’articolo 2112 c.c. in relazione alle clausole sociali in caso di cambio di appalto”.

“Tale vuoto normativo, che si è sommato negli anni ad un sistema d’incentivi economici privo di qualunque ratio – ha proseguito il sindacalista CGIL- sta determinando continue crisi aziendali che si scaricano unicamente sui lavoratori”.

“Per evitare che si susseguano ulteriori drammi, stiamo conducendo da mesi una difficile battaglia per regolamentare gli appalti, per dare regole più certe a lavoratori che oggi sono alla totale mercé di un sistema che permette che le attività vengano tolte ed assegnate su criteri che esulano totalmente dal fattore lavoro”. Queste in sintesi le ragioni dello sciopero del prossimo 21 Novembre secondo il segretario generale Slc Cgil Calabria.

“Il Governo dovrebbe riflettere con attenzione sulla situazione occupazionale e provare a dare regole al mercato, invece di fornire ricette improponibili che prevedano lo smantellamento dello Statuto dei Lavoratori – ha dichiarato in conclusione Carchidi – per questo saremo nuovamente in piazza il prossimo 21 Novembre, chiedendo al governo di recepire una normativa di buon senso, recepita dagli altri paesi dell’UE e grazie alla quale si è permesso di mettere in sicurezza un intero comparto, dando dignità ai lavoratori del settore”.