Vertenza lavoratori Provincia, i sindacati: “Il presidente revochi gli atti”
“L'ultimo dell' anno, alla Provincia di Crotone, si chiude col botto. Con un cinismo ed una spregiudicatezza da far arrossire il più temuto zar della vecchia Unione Sovietica si conferiscono 5 incarichi dirigenziali ad altrettanti funzionari di ruolo della medesima amministrazione”.
È quanto affermano Cgil, Cisl e Uil. “Molti si chiederanno: ma l'Amministrazione provinciale non era sull'orlo del fallimento? Non erano in corso verifiche contabili per decidere se continuare o dichiarare il dissesto? La Banca Nazionale del Lavoro, incalzata dallo stesso Presidente della Provincia, dal Presidente della Regione e dal Prefetto non ha gentilmente concesso l'ennesima anticipazione di cassa per consentire i pagamenti degli stipendi dei dipendenti della provincia e delle partecipate? Forse No, eravamo su “scherzi a parte”.
“La verità crediamo che sia una sola: di questi amministratori - affermano le sigle sindacali - una comunità dovrebbe farne a meno perché inadeguati alla gestione di denaro pubblico proveniente dalle tasche degli onesti cittadini, già tristemente vessati da una crisi senza precedenti e che non lascia intravedere ancora alcun spiraglio risolutivo. Pensavamo, in occasione delle giornate di protesta dei dipendenti della Provincia, di aver avuto al fianco una persona con grande senso di responsabilità, tant'è che in più occasioni, ed anche pubblicamente, abbiamo avuto modo di ringraziare il Presidente della stessa Amministrazione per l’impegno profuso al fianco dei lavoratori e delle OO.SS, ma evidentemente siamo stati un po’ precipitosi nel nostro giudizio, abituati come siamo a giudicare l’albero dai propri frutti. Ci siamo sbagliati!E ne facciamo ammenda".
"A sfoggio di quanto vorremmo affermare - dichiarano ancora Cgil, Cisl e Uil - ci siano consentite alcune brevi considerazioni che lasciano ben comprendere i tanti motivi ostativi, di legittimità ed opportunità, per i quali questo “Matrimonio non si doveva fare”. Senza voler cavalcare il “campo” dell’illegittimità, non possiamo non evidenziare semplicemente cosa prevede la norma cui si fa riferimento per il conferimento degli incarichi de quo: Art. 110 del TUEL di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, e smi - Incarichi a contratto. Comma 1. - Lo statuto può prevedere che la copertura dei posti di responsabili dei servizi o degli uffici, di qualifiche dirigenziali o di alta specializzazione, possa avvenire mediante contratto a tempo determinato. Per i posti di qualifica dirigenziale, il regolamento sull'ordinamento degli uffici e dei servizi definisce la quota degli stessi attribuibile mediante contratti a tempo determinato, comunque in misura non superiore al 30 per cento dei posti istituiti nella dotazione organica della medesima qualifica e, comunque, per almeno una unità. Fermi restando i requisiti richiesti per la qualifica da ricoprire, gli incarichi a contratto di cui al presente comma sono conferiti previa selezione pubblica volta ad accertare, in capo ai soggetti interessati, il possesso di comprovata esperienza pluriennale e specifica professionalità nelle materie oggetto dell'incarico. Comma 4.- Il contratto a tempo determinato è risolto di diritto nel caso in cui l'ente locale dichiari il dissesto o venga a trovarsi nelle situazioni strutturalmente deficitarie".
"Sarebbe opportuno capire - prosgue la nota delle organizzazione - quale selezione pubblica sia stata fatta…o, se per “selezione pubblica”, dobbiamo intendere la necessaria pubblicità che è stata data, attraverso la pubblicazione sul sito della Provincia ad un avviso diretto esclusivamente al personale interno... Si spera forse che comunque sarà applicato il citato comma 4? Noi non ce lo auguriamo per le conseguenze che ne deriverebbero per tutto il personale e per i cittadini della nostra Provincia. Legge 23.12.2014 n° 190 , G.U. 29.12.2014 (Legge di stabilità 2015): Comma 420. A decorrere dal 1º gennaio 2015, alle province delle regioni a statuto ordinario è fatto divieto: di ricorrere a mutui per spese non rientranti nelle funzioni concernenti la gestione dell'edilizia scolastica, la costruzione e gestione delle strade provinciali e regolazione della circolazione stradale ad esse inerente, nonché la tutela e valorizzazione dell'ambiente, per gli aspetti di competenza; di effettuare spese per relazioni pubbliche, convegni, mostre, pubblicità e di rappresentanza; procedere ad assunzioni a tempo indeterminato, anche nell'ambito di procedure di mobilità; di acquisire personale attraverso l'istituto del comando. I comandi in essere cessano alla naturale scadenza ed è fatto divieto di proroga degli stessi; di attivare rapporti di lavoro ai sensi degli articoli 90 e 110 del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, e successive modificazioni. I rapporti in essere ai sensi del predetto articolo 110 cessano alla naturale scadenza ed è fatto divieto di proroga degli stessi; instaurare rapporti di lavoro flessibile di cui all'articolo 9, comma 28, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, e successive modificazioni; di attribuire incarichi di studio e consulenza".
"Ci sembra inequivocabile - scrivono ancora Cgil, Cisl e Uil - che lo spirito della norma sia quello di evitare l’instaurazione di nuovi incarichi, non solo perché dal 1° gennaio non si possono più attivare ma perché quelli “in essere ai sensi del predetto articolo 110 cessano alla naturale scadenza ed è fatto divieto di proroga degli stessi”, per cui, al di là dell’eventualità di poterli attivare, è necessario valutarne l’opportunità (e nell’ipotesi remota di voler procedere, il conferimento deve avvenire previa selezione pubblica). È opportuno evidenziare, inoltre, che il nuovo contesto del processo di attuazione della legge 56/2014, difficilmente realizzabile per come essa si era proposto, a seguito dell'entrata in vigore della legge di stabilità, evidenzia la forte problematicità della situazione delle Province e delle Città Metropolitane, che, a nostro avviso, difficilmente sopporteranno i tagli previsti proprio a partire dal 1° gennaio 2015, con l’inevitabile ricaduta e difficoltà sul versante del mantenimento dei servizi, nonché rischi reali sul mantenimento dei livelli occupazionali negli Enti interessati".
Si leggano i commi 418 - 421 e 422 riguardanti rispettivamente la riduzione della spesa corrente di 1.000 milione di euro per l’anno 2015, di 2.000 milioni di euro per l’anno 2016 e di 3.000 milioni di euro a decorrere dall’anno 2017 che si declina con “Morte delle Province per asfissia finanziaria”; la dotazione organica delle province che è stabilita, a decorrere dalla data di entrata in vigore della legge di stabilità, in misura pari alla spesa del personale di ruolo alla data di entrata in vigore della legge 7 aprile 2014, n. 56, ridotta del 50 per cento; mentre il comma 422 dispone che, entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di stabilità, dovrà essere individuato il personale che rimane assegnato agli enti (Province e città metropolitane) e quello da destinare alle procedure di mobilità.
Le scriventi Organizzazioni Sindacali, pertanto, deprecavano che, almeno fino al completamento effettivo delle procedure di riordino definitivo delle funzioni non fondamentali presso gli enti subentranti alle province, nonché a ragione del nuovo modello organizzativo che, di conseguenza, ne scaturirà, si potesse procedere con assoluta prudenza nell’istituire posizioni, soprattutto onerose, che potrebbero non coniugarsi con le future esigenze funzionali del nuovo Ente.
Ora ci chiediamo come sia possibile affrontare la spinosa questione delle funzioni fondamentali delle province e della futura allocazione del personale con politici e dirigenti di tale calibro e senso di responsabilità. Stentiamo a credere che, firmando quegli atti di attribuzione di incarico dirigenziale, non si sia pensato affatto: all’importanza di carattere economico, e di rilevanza sul bilancio, relativamente alla spesa del personale; che ciò avrebbe implicato la credibilità personale e dell'ente in occasione dei futuri incontri istituzionali; che si avranno grosse difficoltà quando si chiederà supporto per le inevitabili difficoltà che si incontreranno nell’erogazione dei servizi; d) che, allorché, sperando non succeda, si dovrà spiegare ai dipendenti che non sarà possibile pagare gli stipendi o quando si ritornerà dal direttore della banca a chiedere supporto, qualcuno si ricorderà della discutibile oculatezza di alcune scelte.
Se davvero il Presidente vorrà fare un gesto responsabile ed opportuno non esiti a revocare quegli atti e, se lo dovesse ritenere vantaggioso per l’Ente (solo per questo), passare il testimone. Senza le giuste sinergie politiche, istituzionali, sindacali e dell’intero mondo associativo, confluenti su un unico nobile fine, che è quello della salvaguardia dei servizi ai cittadini e delle tante professionalità preposte all’erogazione degli stessi, nessuno potrà dire di non aver indossato, almeno per un attimo, il suo tetro abito di “becchino” nella prematura “mesta” dipartita e tumulazione di un Ente poco più che ventenne”.