Intimidazioni, danneggiata l’auto di un giornalista reggino

Reggio Calabria Cronaca
Il giornalista Consolato Minniti

Un’altra presunta intimidazione ai danni di un giornalista calabrese quella avvenuta ieri sera a Reggio Calabria. A farne le spese, Consolato Minniti, 32enne caposervizio della redazione locale del Garantista”, quotidiano diretto da Piero Sansonetti.

Ignoti, con uno strumento da taglio, hanno praticato una cesura di 10 centimetri nella parte anteriore destra della lamiera della vettura, un’Alfa Romeo Giulietta, che era parcheggiata nei pressi dell’abitazione del giornalista. Nella tarda mattinata, Minniti uscendo di casa si è accorto del danno ed ha avvisato i carabinieri; la denuncia è stata formalizzata ai militari della Stazione di Gallina, diretta dal maresciallo Sebastiano Germanà.

Il cronista, da anni, si occupa di cronaca nera e giudiziaria a Reggio e per questo gli investigatori credono che l’atto vandalico possa essere riconducibile alla sua attività professionale. Intanto piena solidarietà a Minniti ed ai colleghi del “Garantista” è stata espressa da Carlo Parisi, vicesegretario nazionale della Fnsi e segretario del Sindacato Giornalisti della Calabria: “L’ennesima vigliaccata, ai danni di chi svolge semplicemente il proprio mestiere di cronista, non riuscirà ad intimidire ed imbavagliare quanti sono, quotidianamente, impegnati a fare informazione al servizio dei cittadini. Anzi, episodi come questo - sottolinea Parisi - costituiscono un motivo in più per raccontare, senza reticenze e paure, il malaffare che affossa e uccide proprio grazie alla complicità dell’omertoso silenzio”.

“Fare bene il mestiere di giornalista - afferma il vicesegretario della Fnsi - infastidisce, infatti, soltanto chi pensa di poter dettare legge imponendo, in una città in ginocchio, la vergognosa cultura del silenzio e del terrore. Nessun bavaglio e nessuna intimidazione fermeranno, invece, il lavoro dei giornalisti onesti che, al pari delle forze dell’ordine e dei magistrati, stanno al fianco dei cittadini onesti in una battaglia di civiltà e di riscatto che non ammette silenzi, omissioni e rinunce di sorta, ma soprattutto - conclude Carlo Parisi - che deve bandire dal lessico degli uomini di buona volontà quel termine, orribile, che rappresenta la negazione della speranza, ovvero la rassegnazione”.