Successo per Luca De Filippo e il suo “Sogno d’una notte di mezza sbornia”

Cosenza Tempo Libero

“Sogno di una notte di mezza sbornia” trionfa sul palco del Rendano. “Tutto esaurito” per il doppio appuntamento dedicato al teatro di Eduardo, sabato e domenica scorsa, per il cartellone “Rendano in prosa”. In scena Luca De Filippo e una delle commedie più esilaranti, scritte dal padre nel 1936.

Continua il successo della rassegna ideata da “Musica & Musica”, l’Associazione culturale “Le Pleiadi”, “GF Management” e la FRL Eventi. Un cartellone che unisce, in un progetto ambizioso, il pubblico e il privato. Evento patrocinato dall’amministrazione comunale di Cosenza. Sul palco del Teatro A. Rendano, 13 appuntamenti all’insegna del divertimento e del puro spettacolo. Prosa, commedie e tanta musica, questi gli ingredienti della rassegna.

Come nella tradizione della farsa scarpettiana , la scenografia è bidimensionale: una porta e una finestra bastano a rendere l’idea di un bassofondo di una Napoli del primo dopoguerra e poi, nel secondo atto,di una lussuosa dimora ai piedi del Vesuvio. Sono incalzanti botta e risposta, battute sagaci a scandire il ritmo di un testo esilarante. Una macchina teatrale perfetta, come tutte le commedie di Eduardo, sulle musiche di un inconfondibile Nicola Piovani. Una messa in scena fedele all’originale, dunque, protagonista Pasquale Grifone un onesto ubriacone del "vascio" napoletano.

Aiutato dai fumi dell’alcol, sogna di ricevere i numeri nientemeno che da Dante Alighieri, il quale però, gli rivela anche che quelle quattro cifre che giocherà al lotto indicheranno anche la data esatta della sua fine. “Sogno di una notte di mezza sbornia” anticipa alcuni dei temi che il drammaturgo napoletano affronterà ampiamente dopo il 1945 con le indimenticabili “Non ti pago” e “Napoli Milionaria”.

Luca De Filippo, accompagnato dalla sua talentuosa compagnia, fa rivivere fedelmente il testo paterno senza troppe digressioni moderne. E’ nell’epilogo della commedia, nella messa in scena della "regìa" della morte di Pasquale Grifone, che l’identificazione tra padre e figlio è sorprendentemente completa. Fino al finale farsesco: una tavola imbandita, apparecchiata per festeggiare lo scampato pericolo, che si ripresenta per colpa di un orologio che non funziona. Ed è la risata a vincere persino sulla paura della morte, sulle piccole meschinità umane. L’unica terapia possibile per Eduardo e Luca perché in fondo, l’unica vera malattia incurabile è la morte.