Omissione ed abuso, assolti sindaco e tecnico del Comune di Pianopoli
Il Tribunale di Lamezia Terme ha assolto ieri, 3 marzo, il sindaco di Pianopoli, Gianluca Cuda ed il responsabile dell’ufficio tecnico, Luigi Mercuri (difesi dal legale del Comune, l’avvocato Italo Reale) che erano stati rinviati a giudizio con l’accusa di omissione ed abuso in atti di ufficio e per varie contravvenzioni ambientali.
La vicenda aveva preso le mosse da un sopraluogo dei Carabinieri che avevano ritenuto che il depuratore di località Spranico scaricasse nel torrente acque non in regola con la normativa. Nell’occasione era stata iniziata una indagine anche per le vasche di fito-depurazione di località Rizzuto, sostanzialmente mai entrate in funzione, non essendo mai attecchite le ninfee che avrebbero dovuto attivare il processo. All’amministrazione veniva contestato di non aver preteso il pagamento delle penali per il ritardo di consegna di quest’ultimo impianto e l’omissione per non essere intervenuti in tempo per evitare l’inquinamento.
Il procedimento ha attestato invece, e senza ombra di dubbio, che la difficoltà transitoria di funzionamento dell’impianto di Spranico era collegata alla rottura di una pompa, rottura che era stata comunicata immediatamente alla Provincia; che il ritardo nella sostituzione era conseguenza del periodo in cui era avvenuto l’incidente (metà del mese di agosto, con le conseguenti difficoltà di acquisire la nuova fornitura) e che, con l’eccezione dello scarico, non vi erano tracce visibili di inquinamento per tutto il torrente neanche in prossimità del depuratore.
Quanto alla mancata contestazioni delle penali alla società che aveva operato su i due impianti, è stato possibile accertare che l’apertura di un contenzioso con la ditta (per il ritardo) avrebbe compromesso la consegna dei lavori all’Amministrazione e non sarebbe stata economicamente vantaggiosa per il Comune che aveva ritardato, a sua volta, la consegna del terreno destinato all’opera per la revoca (prima e poi successivamente confermata) dell’Autorizzazione del proprietario alla realizzazione delle due vasche.
Quindi il procedimento ha attestato la correttezza dell’operato dell’Amministrazione, su tutta la linea, assolvendo sindaco e tecnico dai reati contro la Pubblica Amministrazione.
Il Tribunale ha poi ritenuto di applicare l’art. 129 c.p.p., cioè l’obbligo della immediata declaratoria di cause di non punibilità sulle contravvenzioni ambientali, dichiarando la prescrizione, ma rimane il fatto che il torrente non ha ricevuto danni dal funzionamento ridotto del depuratore. La circostanza, poi, che i tecnici non siano stati in grado di spiegare le ragioni del mancato attecchimento delle piantine che avrebbero dovuto eliminare una fonte di inquinamento già esistente, lascerebbe aperto il dubbio di un intervento esterno che avrebbe provocato il collasso del sistema, come nel caso dell’arrivo al depuratore di acque che provocano malfunzionamenti e vere e proprie crisi.
In tal senso dunque è arrivata l’archiviazione di una denuncia del Sindaco alla Procura che chiedeva una verifica e l’individuazione della provenienza delle acque con alto tasso di inquinamento e che vengono immesse nelle fognature comunali.
La decisione, da parte della Procura di non procedere è stata motivata con le difficoltà ad individuare i responsabili, difficoltà che dovrà essere superata se non si vuole che la collettività continui a spendere decine di migliaia di euro in riparazioni mantenendo un servizio (quello della depurazione) sempre in bilico.