Provincia, appello del presidente Niglia a Renzi: “Aprire caso Vibo”
Alla riunione che il presidente della Provincia di Vibo Valentia e una nutrita rappresentanza di sindaci del Vibonese, terranno, lunedì 9 marzo prossimo, a Roma, con i responsabili della segreteria tecnica del Ministro dell’Interno, Angelino Alfano, farà seguito, mercoledì 11 marzo, un incontro di carattere più prettamente politico, direttamente con il sottosegretario all’Interno Gianpiero Bocci. Questi gli sviluppi di una serie di contatti che la Provincia di Vibo Valentia ha avuto, nelle ultime ore, con il Viminale. Resi noti, stamattina, dallo stesso presidente, Andrea Niglia.
“L’incontro che avremo con il sottosegretario all’Interno Gianpiero Bocci - ha evidenziato il presidente Niglia - apre di fatto, a livello nazionale, il “Caso Vibo”. Con i sindaci del territorio faremo, quindi, presente, al rappresentante del Governo Renzi, la drammatica situazione economica e sociale in cui versa tutto il Vibonese. Ponendo al centro l’aspetto finanziario dell’Ente Provincia, oramai non più sopportabile. Chiederemo, quindi, un intervento straordinario ed eccezionale che vada oltre l’attuale normativa. Un provvedimento atto a garantire le risorse necessarie a riprendere l’assolvimento dei servizi pubblici essenziali, a normalizzare l’erogazione del pagamento degli stipendi ai lavoratori e a dare ossigeno alle imprese del territorio”.
Il presidente Niglia, forte anche dell’impegno a sostegno del Vibonese preso, davanti al prefetto di Vibo Valentia, dal governatore della Calabria, Mario Oliverio, intende, quindi, sottolineare con forza al Governo nazionale, la delicatissima condizione nella quale versa l’intera realtà provinciale. Situazione che ha visto, tra l’altro, in questi ultimi giorni, una serie di mobilitazioni pubbliche da parte di lavoratori, studenti, forze sindacali e tanti semplici cittadini. “Qualora il Governo Renzi non prenda provvedimenti, concreti e immediati, a tutela del Vibonese che, è bene ricordarlo, rischia di perdere circa mille posti di lavoro, si consegnerebbe di fatto questa realtà territoriale nelle mani della criminalità organizzata. Questo lo Stato - ha affermato, in maniera decisa, il presidente Niglia - non può e non deve permetterlo”.