Dispositivi pascolamento, podolica a rischio

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Dispositivi contro il pascolamento conto terzi sui pascoli magri, intervenga Oliverio. La podolica, capo allevato prevalentemente allo stato brado, e la pratica della “transumanza”, sono a rischio. Allevatori e agricoltori preoccupati.

La lettera aperta al Presidente della Giunta regionale Mario Oliverio porta la firma del responsabile nazionale Giorgio Amelio e del responsabile regionale Giovambattista Benincasa della Confcoltivatori. Un interessamento presso il Ministero ed il Coordinamento degli Organismi Pagatori e l’impegno a far pervenire entro la data del 31 marzo l’eventuale delibera di Giunta Regionale che conceda, nell’ambito di pratiche di pascolo riconosciute come uso o consuetudine locale, la possibilità del pascolamento conto terzi, e, di conseguenza ridare la possibilità di inserire in domanda unica 2015 anche i capi appartenenti a codici di allevamento non intestati allo stesso richiedente. Ecco cosa chiedono.

La problematica investe tutti gli agricoltori che avevano la possibilità di effettuare il pascolamento da parte di terzi. Con questo sistema – scrivono Amelio e Benincasa - si favorivano non solo i soggetti che utilizzavano i terreni per la produzione (allevatori), ma anche gli agricoltori che a prescindere dalla produzione, mantenevano i terreni in buone condizioni agronomiche ed ambientali. La pratica era utilizzata soprattutto nelle realtà di montagna. Sulle superfici dichiarate a pascolo magro, era possibile il pascolamento sia con bestiame di proprietà, che con bestiame di proprietà di terzi.

La possibilità di usufruire di questo beneficio è oggi vietato da due diverse disposizioni. Una circolare Agea che dispone che ai fini dell’ammissibilità delle superfici dichiarate a pascolo magro, è necessario procedere al pascolamento diretto, annullando di fatto la possibilità di effettuare il pascolamento da parte di terzi; e il Decreto Ministeriale (Politiche Agricole) n. 1420 del 26 febbraio 2015 art. 2 comma 4 che sancisce il principio secondo cui, in assenza di provvedimenti specifici emanati dalle Regioni, gli animali individuati al pascolo nell’ambito della Banca Dati Nazionale delle anagrafi zootecniche, devono essere detenuti dal richiedente e appartenenti a codici di allevamento intestati al medesimo richiedente.

I due dispositivi – sottolinea Confcoltivatori- stanno destando fortissime preoccupazioni per gli allevatori della “podolica” che è un capo che viene allevato prevalentemente allo stato brado, quindi gli stessi allevatori hanno sempre esercitato e continuano ad esercitare la pratica della “monticazione” o “transumansautilizzando i pascoli magri non di proprietà e spesso dichiarati da altri agricoltori. L’utilizzo del pascolo da parte degli allevatori di razze bovine ed ovicaprine, con il consenso del proprietario e/o agricoltore, era ed è un strumento molto utile per la salute pubblica, infatti con lo strumento del pascolo autorizzato, si obbliga l’allevatore ad eseguire la prevista profilassi veterinaria; inoltre serve ad evitare l’antico e dannoso problema del pascolo abusivo, proibito dalla legge 320 del 1954 e perseguibile in base al dettato dell’articolo 636 del Codice penale, che vieta appunto l’introduzione e l’abbandono di animali su terreni altrui senza la necessaria concessione della stessa superficie da parte dell’avente diritto.

Guccione