Pasqua: ordinario militare, “pace risposta martiri a terrorismo”
In questi giorni, la parola pace "sembra improvvisamente sottratta alla speranza. Sembra schiacciata dal terrorismo sottile e da persecuzioni feroci, perpetrate in particolare contro chi vive e muore per la propria fede nel Dio della Vita. Ma non è forse proprio la pace la risposta di questi martiri al terrorismo, al fondamentalismo, alla violenza? Non è, il loro, il gesto di chi non reagisce all'odio con l'odio ed è così capace, seppure a costo della vita, di porre un limite a ogni violenza?". Lo scrive monsignore Santo Marcianò, ordinario militare per l'Italia, nel messaggio pasquale ai militari italiani in patria e nelle missioni oltreconfine.
E "anche se gravemente violata, la pace può risorgere, come risultato di un processo di trasformazione lenta, operata da chi cerca di sgretolare la violenza nel suo pericoloso imporsi quotidiano e lo fa in maniera silenziosa, senza proclami pacifisti e senza lotte ideologiche, ma con la cura, la difesa, la protezione, con le armi della vicinanza e del servizio, del dialogo e della condivisione".
Monsignor Marcianò scrive inoltre che "la Pasqua non è un evento magico o un avvenimento istantaneo, ma un processo che ha richiesto la vita di Gesù, la sua libertà, la sua donazione, la sua condanna, la sua morte in Croce. La Pasqua è passaggio, cioè trasformazione. La Pasqua è novità, cioè rinnovamento. La Pasqua è Risurrezione, cioè morte che diventa vita". E dunque la Pasqua "è veramente vittoria della vita sulla morte", nella Pasqua "c'è un nemico contro cui combattere, da sconfiggere e da vincere. Da vincere sempre!".
Anche per far trionfare la pace - aggiunge l'ordinario militare - c'è un nemico da combattere. "Ma questo nemico non è l'altro, non è l'avversario, neppure se fosse colui che è artefice della violenza, della guerra, del terrorismo... Il nemico della pace è la guerra in sè, è quell''impulso distorto del cuore di cui Papa Francesco ci ha parlato a Redipuglia il 13 settembre scorso, ricordandoci come il germe di tutti i conflitti sia nascosto in ogni tentazione di guadagnare denaro, successo, potere, perché essa tende a schiacciare e dimenticare gli altri. Ed è contro questo che il mondo militare è chiamato a lottare".
"Non dimenticatelo, noi dobbiamo combatter - dice ancora monsignor Marciano' - Combattere la cultura dell'indifferenza e dello scarto, la discriminazione razziale o religiosa, il disprezzo della vita e della dignità umana, quale che sia la ragione che le motiva. E se è vero che, quando non fosse possibile agire altrimenti, tale combattimento può richiedere ai militari l'uso prudente e bilanciato delle armi, è vero che ci sono altre armi che avete il privilegio di usare, per trasformare la guerra in pace, per far risorgere la pace".
La pace "può risorgere da quell'aiuto che i nostri militari portano a fratelli lontani, lasciando il proprio Paese e ricostruendo, con loro e per loro, le rovine di Paesi distrutti dalla guerra, le coscienze di uomini annientati da totalitarismi, la crescita di popoli tenuti all'oscuro dalla conoscenza del mondo e oscurati alla conoscenza del mondo, l'interesse per culture di cui si vorrebbero cancellare le identità, le devastazioni di odi fratricidi che lasciano indifferenti i potenti della terra".
E "la pace può risorgere, la pace risorgerà. Risorgerà dal sangue di chi per la pace muore, dalla vita di chi la pace serve, dall'impegno di chi la pace difende, dalla fede di chi per la pace prega... Risorgerà la pace - conclude l'ordinario militare italiano -, la Pasqua ce lo conferma, perché Dio la darà in dono; risorgerà per Suo dono, come la Vita è risorta dalla Croce di Cristo. Così sia! E Buona Pasqua di cuore". (AGI)