Fisco. Confesercenti, solo una persona su 4 farà autodichiarazione redditi
Si accosta sempre più l'avvio della rivoluzione “web” delle dichiarazioni fiscali. Dal 15 aprile, in via sperimentale, sul sito web dell'Agenzia delle entrate verrà messo a disposizione di dipendenti e assimilati un modello di 730 precompilato, che potrà essere accettato o modificato online direttamente dal contribuente. Un'innovazione ampiamente pubblicizzata dall'esecutivo e dall'Agenzia delle entrate, e che è già nota all'85% dei contribuenti che solitamente presentano il modello 730.
Ma "saranno pochi quelli che sfrutteranno l'occasione per fare da soli la propria dichiarazione dei redditi: solo il 25%, mentre quasi il doppio (il 47%) continuerà a rivolgersi al proprio Caf di fiducia, ed il restante 28% chiederà l'aiuto di un commercialista". È quanto affiora dalla prima rilevazione del monitoraggio condotto da Confesercenti Swg sull'introduzione del 730 precompilato e l'adozione del nuovo strumento da parte degli utenti.
"Nonostante la maggioranza assoluta dei contribuenti sia a conoscenza dello strumento, il 66% ha ancora fatto richiesta delle credenziali Fisconline o del Pin dispositivo dei servizi online dell'Inps, necessarie – fa sapere lo studio Confesercenti Swg - per accedere al 730 precompilato. In generale, il giudizio dei contribuenti sull'iniziativa è ancora misto: la maggioranza relativa (il 41%) non si è ancora fatta un'opinione, mentre per il 34% è una semplificazione utile. Ma c'è un 21% degli intervistati che già la boccia, ritenendola una semplificazione poco efficace".
"I dati del nostro sondaggio – asserisce Confesercenti - dimostrano come non sia sufficiente portare online le dichiarazioni per avere una vera semplificazione. Il fisco in Italia è molto complesso, e gli italiani ritengono di dover ricorrere all'assistenza dei professionisti. Senza l'apporto dei Caf, infatti, il 730 precompilato potrebbe rivelarsi un flop. Per questo riteniamo sia da rivedere la scelta di addossare a Caf e commercialisti la responsabilità non solo per le sanzioni, ma addirittura per l'imposta. Una scelta che costringe i centri di assistenza fiscale, anche nel caso di dichiarazioni sbagliate a causa di documentazione errata o manchevole presentata dal contribuente, a pagare in sua vece non solo la sa
nzione, ma anche l'imposta mancante ed i relativi interessi. E a doversi rivalere, successivamente, sul contribuente stesso, con tutte i prevedibili oneri del caso. Una semplificazione forse utile per l'amministrazione tributaria, ma – conclude - che porta ad aggravi ed incertezze aggiuntive per i centri di assistenza fiscali".