Conclusa mostra “Il cambiamento del cuore muove il mondo”

Catanzaro Attualità

L’intento della mostra “Generare Bellezza: nuovi inizi alle periferie del mondo”, realizzata dall’Avsi (organizzazione non governativa che sin dal 1972 opera nei Paesi in via di sviluppo) con la collaborazione del regista John Waters, e che è giunta a Catanzaro su iniziativa del Centro Servizi al Volontariato, era quello di suscitare domande.

Quand’è che mi sento al centro? Cos’è che genera cambiamento? E come posso cambiare il cuore?...Le immagini (a cui si accompagnavano dei video) raffigurate sui venti pannelli, esposti dal 20 al 29 aprile sulle pareti del salone dell’Umberto I, toccavano in effetti il cuore. Ed anche i visitatori più cinici, alla vista delle foto dei bambini delle periferie più degradate del Kenya che vanno a scuola col sorriso, delle madri dell’Ecuador impegnate a far da insegnanti ai propri figli ed ai bambini dell’intera comunità e delle donne delle favelas brasiliane alle prese con i propri bambini malnutriti, si sono interrogati sul senso delle disparità e sull’apparente opulenza dell’Occidente. Siamo davvero più ricchi? Basta essere economicamente più forti per esserlo? E l’attenzione all’altro dove la mettiamo?

E’ lo sguardo sulla persona quello che conta. E’ lo sguardo sulla persona che genera cambiamento. Ed è il cambiamento del cuore che dà nuova linfa vitale al sistema. Nelle scuole keniote realizzate dall’Avsi con l’aiuto di partner internazionali e locali, e soprattutto con l’apporto che deriva dal sostegno a distanza, si educa insegnando ad essere una persona autentica e dignitosa, al di là del raggiungimento dei voti più alti: a scuola in Kenya non si va per scaldare la sedia, ma per essere migliori e ricercare se stessi, con la consapevolezza che il sistema scolastico può affrancare dalla miseria e dall’isolamento delle baraccopoli e che lo stupore nell’apprendere è la chiave giusta per andare oltre.

Ed è facendo leva sull’educazione che l’Avsi, nella periferia di Quito in Ecuador, ha reso protagoniste dello sviluppo dell’intera comunità le donne che prima subivano le conseguenze della povertà, dell’isolamento e dell’analfabetismo: all’interno degli asili comunitari le madri si sono riscoperte allieve e poi insegnanti dei propri figli e dei bambini delle vicine di casa, attraverso il riconoscimento del valore che prima ignoravano di avere. E’ bastato un solo sguardo, il solo sentirsi considerate per “mettersi in moto” e generare cambiamento.

Lo stesso sguardo si è poggiato sulle madri delle favelas di San Paolo, in Brasile, che ai Cren (Centri di Educazione Alimentare dell’Avsi) si sono rivolte per chiedere aiuto nell’assistenza nutrizionale ai propri figli denutriti: l’estremo grado di povertà degli abitanti delle favelas, infatti, ha spezzato la catena familiare che serve a tramandare conoscenze, quali il rito dello svezzamento che segue all’allattamento nei primi sei mesi di vita del bambino. Anche l’alimentazione, quindi, è un fatto educativo e relazionale.

L’educazione è legata alla dignità, all’affettività, al riconoscimento di sé e degli altri. Questo è il filo conduttore che accomuna le tre differenti realtà esaminate – Kenya, Ecuador e Brasile – come hanno più volte ribadito i componenti dello staff del CSV di Catanzaro che hanno fatto da guida (assieme a Norma Aleni, dell’associazione “Opportunità” che opera all’interno dell’Umberto I ed a Luigia Iuliano, responsabile dell’Avsi locale) ai molti e variegati visitatori della mostra (tra i quali alcuni studenti dell’Itas “Chimirri” di Catanzaro, del Liceo delle Scienze Umane “Fermi” di Catanzaro Lido ed un gruppo di ragazzi della Comunità Ministeriale).

Ci si mette in discussione, infatti, quando si va oltre i propri schemi mentali e si abbraccia lo sguardo dell’altro: è un cammino lungo e difficile, che non ha niente a che fare con l’economia, ma solo con la propria soggettività. La mostra ha voluto dimostrare che anche nelle periferie del mondo è possibile che si generi bellezza, anche se intorno ci sono baracche e discariche a cielo aperto.

I bambini che vanno a scuola ogni giorno per imparare e crescere, le madri impegnate con la prescolare in casa e quelle che ricostruiscono la relazione affettiva con il figlio a partire dallo svezzamento, hanno dato il via ad un nuovo inizio. Ma noi, che siamo l’altra parte del mondo, come generiamo cambiamento?