Favori a boss “Toro Seduto”, processo da rifare a Catanzaro
Il giudice dell'udienza preliminare di Catanzaro ha dichiarato la nullità della richiesta di rinvio a giudizio a carico di dieci fra dirigenti e tecnici del Comune di Catanzaro accusati di aver favorito Domenico Bevilacqua, molto più noto come "Toro seduto", ritenuto dagli investigatori catanzaresi uno dei capi storici della criminalità rom del capoluogo calabrese, lasciando che egli eseguisse una serie di opere abusive su suolo comunale, senza chiederne mai l'abbattimento nonostante i vari solleciti in tal senso, e inoltre lasciando che la moglie di Bevilacqua continuasse a usufruire di un'abitazione di edilizia popolare senza corrispondere i dovuti indennizzi.
Gli avvocati Antonio Lomonaco ed Enzo Ioppoli hanno infatti rilevato la mancata notifica dell'avviso di conclusione delle indagini ai loro assistiti e il gup, Abigail Mellace, dopo averne preso atto, ha di conseguenza dichiarato la nullità della successiva richiesta di rinvio a giudizio, rimandando gli atti all'Ufficio di Procura perché tutto venga rinnovato.
Il pubblico ministero, Gerardo Dominijanni, aveva chiesto di stralciare le posizioni dei soli due accusati che non hanno ricevuto l'avviso e di proseguire con gli altri, ma il gup non ha accolto la richiesta. In aula si tornera', dunque, dopo un nuovo avviso di conclusione delle indagini e una nuova richiesta di rinvio a giudizio. Gia' davanti alla Mellace si era giunti a quasi un anno di distanza dalla conclusione dell'inchiesta, che ha coinvolto dirigenti, tecnici e responsabili del Servizio controllo edilizio del territorio presso il Comune di Catanzaro e del Settore edilizia privata e Suap Settore urbanistica, cui sono contestati l'abuso d'ufficio e l'omissione di atti d'ufficio per aver lasciato, dal luglio del 2004 al luglio del 2013, che Bevilacqua realizzasse opere abusive per la sua residenza su ben 600 metri quadrati alla periferia di Catanzaro, in viale Magra Grecia, e per non aver emesso gli ordini di demolizione delle opere nonostante le numerose segnalazioni effettuate nello stesso periodo di tempo da tanti cittadini e anche dai carabinieri della Stazione di Catanzaro Lido.
Gli indagati avrebbero omesso di revocare l'uso di una casa popolare di via Teano alla moglie di "Toro Seduto", Carmela Amato, nonostante risultasse inadempiente rispetto al pagamento degli indennizzi dovuti, omettendo anche di riscuotere coattivamente i crediti vantati dall'Amministrazione, e senza tenere conto del fatto che la donna figura ancora residente nell'abitazione del marito, in viale Magna Grecia, invece che nella casa popolare. (AGI)