Gettonopoli al Comune di Catanzaro, 18 rinviati a giudizio

Catanzaro Cronaca

Tutti rinviati a giudizio gli imputati coinvolti nel processo nato dall'inchiesta Gettonopoli (QUI), che coinvolge diversi consiglieri comunali di Catanzaro (alcuni dei quali rieletti) e quattro imprenditori del posto.

Due le accuse contestate a vario titolo: truffa aggravata e falsità ideologica. Il processo entrerà nel vivo il prossimo 16 marzo.

Secondo quanto sostenuto dagli inquirenti, all'interno del Comune di Catanzaro - e nello specifico, in alcune commissioni consiliari permanenti - si sarebbero svolte delle riunioni fittizie al solo di fine far ottenere ai consiglieri coinvolti il gettone di presenza.

In pratica, i consiglieri avrebbero dichiarato di partecipare a numerose sedute che però non si sarebbero svolte realmente, o si si sarebbe svolte molto rapidamente.

L'ipotesi è che si trattasse di un "sistema" architettato per truffare l'ente ed ottenere così una indebita remunerazione. Il danno stimato è di oltre 21 mila euro, guadagnati nel solo periodo compreso tra novembre e dicembre del 2018.

Emerso inoltre un presunto sistema di false assunzioni, concordate con alcune aziende, al fine di ottenere dei rimborsi per i finti dipendenti.

GLI INDAGATI

Tra gli indagati spicca il nome di Filippo Mancuso, presidente del Consiglio Regionale in carica, assieme a quello di Manuela Costanzo, vicepresidente del Consiglio Comunale di Catanzaro.

Coinvolti diversi consiglieri comunali attualmente in carica: si tratta di Luigi Levato, Rosario Mancuso, Giulia Procopi e Fabio Celia. Mentre i restanti indagati - Agazio Praticò, Antonio Mirarchi, Antonio Angotti, Francesca Celi, Lorenzo Costa, Roberta Gallo, Francesco Gironda, Giuseppe Pisano, Cristina Rotundo, Fabio Talarico, Antonio Ursino ed Enrico Consolante - ricoprivano la carica di consiglieri comunali all'epoca dei fatti.

Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Enzo Ioppoli, Enzo De Caro, Francesco Iacopino, Antonio Lomonaco, Eugenio Perrone, Amedeo Bianco, Helenio Cartaginese, Daniela Gullì, Flavio Pirrò, Rosario Montesanti, Giuseppe Pitaro, Maurizio Belmonte, Michele De Cillis.

DIFESA MANCUSO: POSIZIONE SARÀ CHIARITA

“Il GUP del Tribunale di Catanzaro, all’esito dell’odierna camera di consiglio, ha disposto il rinvio a giudizio di tutti gli imputati nel processo noto come Gettonopoli. Pur rispettando il provvedimento giurisdizionale non si può fare a meno di evidenziare, per la rilevanza sociale e politica assunta dalla vicenda, come la decisione del Tribunale si risolva in un trattamento orizzontale di situazioni tra loro differenti".

Così in una nota l'avvocato Francesco Iacopino, legale di Mancuso, per il quale occorre preliminarmente "sgombrare il campo da un possibile equivoco: al dottor Filippo Mancuso non è contestato alcun delitto di falso, dal momento che tale originaria ipotesi investigativa (peraltro riguardante tutti i Consiglieri) è stata ritenuta inconsistente dallo stesso Pm, già in fase di indagini, tanto da essere stata accantonata dallo stesso Ufficio di Procura."

"Il cuore dell’accusa, allora, ha riguardato (e riguarda) – oggi – esclusivamente una ipotesi di truffa (per poche centinaia di euro) legata alla diversa lettura del dato relativo alla effettiva partecipazione dei politici alle Commissioni consiliari" specifica. "

Secondo la Procura - prosegue il legale - occorreva (ed occorre) avere riguardo ad un dato quantitativo e, pertanto, non sarebbe stato possibile considerare effettive le partecipazioni non totalitarie o di durata inferiore all’intera seduta, con la conseguenza che, in siffatte ipotesi, il Comune non avrebbe dovuto riconoscere alcun gettone (parliamo, come detto, di somme esigue) ai Consiglieri".

"Secondo le difese, invece, la partecipazione effettiva andava (e va) intesa in senso qualitativo, sia perché anche l’assenza temporanea dalla seduta – in occasione della trattazione di un determinato argomento – assume una valenza politica (sicché il dato della presenza non può essere collegato solo a un criterio temporale), sia perché non vi era (come non vi è, ancora oggi) alcun regolamento comunale specifico che fissi i limiti di durata, quanto alla determinazione della effettiva partecipazione alle sedute".

"A conferma di ciò - continua Iacopino - basti considerare che, nella prassi, si è sempre applicato per analogia il regolamento adottato per la partecipazione ai Consigli comunali, nei quali, invece, anche la presenza discontinua del Consigliere (e se ne comprende agevolmente la ragione) è ritenuta idonea a integrare il requisito della effettiva partecipazione" .

"Peraltro - prosegue il legale - la lettura qualitativa del predetto criterio, è stata recentemente sostenuta anche dalla stessa Corte di Cassazione. In particolare, in un caso identico, i Giudici Supremi hanno escluso che la partecipazione non totalitaria possa assumere rilevanza penale, tanto da confermare l’assoluzione disposta dalla Corte di appello di Messina per insussistenza del fatto".

"Per tale motivo, ad avviso della difesa, la vicenda avrebbe potuto (e dovuto) trovare un suo esito liberatorio già nella odierna fase dell’Udienza preliminare, avendo il Presidente Mancuso operato sempre nel pieno rispetto di norme e prassi. Forte di queste ragioni, sostenute dal diritto e dal buon senso, il Presidente è assolutamente sereno e certo che nel dibattimento, luogo deputato alla verifica in contraddittorio dell’ipotesi giudiziale, la Sua posizione sarà chiarita definitivamente", conclude Iacopino.