Liceo Siciliani, docenti chiedono il ritiro del Ddl “Buona scuola"

Catanzaro Attualità

I docenti del Liceo Scientifico “Siciliani” di Catanzaro, in occasione della Assemblea sindacale del 3/6/2015, hanno prodotto ed approvato il seguente documento, che chiede al Governo il ritiro immediato del Ddl “Buona scuola”. I docenti hanno inoltre bloccato al 100% gli scrutini delle classe, escluse le quinte.

“Noi Docenti del Liceo Scientifico “Siciliani” ci associamo alla voce del Presidente onorario aggiunto della Suprema Corte di Cassazione Ferdinando Imposimato, del Prof. Stefano Rodotà, Costituzionalista, nel contestare radicalmente il Disegno di Legge denominato “Buona scuola” presentato dal governo in carica con le seguenti argomentazioni:

La scuola non è un’azienda ma una comunità educativa e come tale non può e non deve subire condizionamenti esterni di soggetti che operano a fini di lucro. Tale pericolosa concezione potrebbe assoggettare a logiche di interesse il diritto dei cittadini alla formazione di una coscienza autonoma e critica finalizzato all’esercizio della cittadinanza attiva. In aree a rischio criminalità tale ingerenza potrebbe addirittura portare all’interno delle scuole idee e messaggi di soggetti legati alla malavita organizzata con conseguenze devastanti per la legalità pubblica di quelle aree e dell’intero Paese, creando un'emergenza nazionale. Inoltre la divergenza economica sussistente tra le diverse regioni d’Italia e l’autonomia totale che si intende attribuire agli Istituti scolastici non garantirebbero agli studenti il diritto alle pari opportunità sancito dall’art. 3 della Costituzione.

L’attribuzione di poteri plenipotenziari al Dirigente Scolastico, prevista dal ddl su competenze finora attribuite agli OO.CC. e in materia di assunzioni del personale docente, non solo non offre alcuna garanzia di miglioramento dell’offerta formativa dell’istituto, in quanto stravolge il dettato costituzionale all’art. 97, che affida alla Legge, che in una Democrazia è la sola a garantire equità al di sopra di ogni soggetto singolo, il buon funzionamento della scuola, ma anche espone l’utenza e tutto il personale ad arbitri incontrollati, a forme di clientelismo, di ricatto e di sfruttamento, asservendo l’insegnamento, che l’art. 33 della Costituzione vuole libero, a logiche di potere e di interesse di parte.

L’attribuzione di sgravi fiscali imponenti alle scuole private non solo non offre alcuna garanzia di una formazione adeguata ai soggetti di apprendimento che le scelgono, ma non crea posti di lavoro stabili e adeguatamente retribuiti ai docenti, così finisce per impinguare soltanto le tasche dei privati, senza garanzia di un ritorno sociale, sottraendo risorse alla scuola pubblica a vantaggio di cittadini che possono permettersi di iscrivere i figli alle scuole private pagando rette profumate (operazione Robin Hood al rovescio: tolgo ai poveri per dare ai ricchi). In un contesto normativo come questo, in cui la formula più ricorrente è "senza oneri per la finanza pubblica", quindi di risparmi e tagli ai servizi dei cittadini, tanta generosità verso soggetti forti e abbienti appare totalmente decontestualizzata, inaccettabile, inaudita ed ingiustificata.

Non appaiono adeguate le detrazioni fiscali di 500, 00 € all’anno previste per la formazione dei docenti, se saremo obbligati, per arricchire il curriculum, a seguire corsi che costano almeno il doppio: i soldi che escono dalle nostre tasche vanno a finire in quelle del MIUR che li redistribuisce alle Università: è solo un passaggio di fondi nell’ambito delle stesse competenze ministeriali a svantaggio dello stipendio già misero dei docenti bloccato dal 2009. Inoltre l’utilità di tali corsi di formazione, tenuti spesso da formatori che di scuola sanno meno di noi, è tutt’altro che comprovata: il tutto si traduce in una ulteriore mortificazione professionale, senza contare che, se la valutazione dei docenti fosse affidata, come prevede il Ddl, anche a genitori e studenti non avrebbe veramente alcun senso: massima specializzazione valutata da profani della professione.

L’insegnante assunto a tempo indeterminato viene precarizzato, ovvero la sua funzione viene assoggettata all’arbitrio del Dirigente, che può decidere se mandarlo a fare supplenze, attività di recupero, se metterlo in mobilità dopo tre anni qualora si verifichi una perdita di ore, senza alcun criterio oggettivo, lasciandolo confluire in un albo territoriale di non definiti confini, privato del diritto di scelta della propria sede, sotto minaccia di licenziamento. Questo si traduce in uno strumento di ricatto formidabile per costringere il docente a lavorare di più senza retribuzione, oltre che a privarlo della linfa vitale: la libertà di insegnamento.

Quale libertà di insegnamento ha infatti un docente valutato da genitori e alunni, senza criteri definiti da questo impianto normativo, soggetto ad un Dirigente plenipotenziario che può sbatterlo in qualunque angolo di un ambito territoriale di incerti confini? Ognuno lo vede da sé.

Ma se Atene piange, Sparta non ride: a questo plenipotenziario Dirigente saranno garantiti i mezzi, le capacità, i supporti normativi per accollarsi queste immense responsabilità, il tutto senza oneri per la pubblica finanza? E’ da vedere, perché eventuali vertenze giudiziarie in cui dovesse incappare sarebbero ad intero suo carico! E farsi incudine e martello tra utenti, soggetti esterni, MIUR e docenti nella penombra normativa che nel settore c'è sempre stata in che modo lo avvantaggerebbe? Aggrava e di molto i suoi già pressoché insostenibili oneri di gestione con rischi incalcolabili.

E’ lecito domandarsi: chi si avvantaggia di questo verticismo? Gli alunni? Cos’è che di questo stravolgimento in senso anti-democratico dell’istituzione scolastica avvantaggia l’utenza? Nulla! Anche lo specchietto per le allodole, la cd. “alternanza scuola –lavoro” già attuata oggi come opportunità formativa e non come obbligo, non è una novità, ma così com’è strutturata nel Ddl sembra studiata apposta per offrire delle magnifiche corvée agli imprenditori con i nostri studenti (sfruttamento di lavoro minorile ai danni dell’occupazione giovanile).

Ultimo punto, ma non in ordine di importanza: le deleghe in bianco sulla contrattazione di categoria. Non intendiamo lasciar passare che il Governo si arroghi il diritto di distruggere o stravolgere il contratto collettivo agendo senza l’intermediazione dei Sindacati. Piuttosto, ci aspetteremmo di veder sbloccati gli stipendi fermi dal 2009.

Le argomentazioni su esposte dimostrano che questo disegno di legge è stato elaborato non per rispondere a reali esigenze dell'utenza e degli operatori, il cui dissenso unanime rimane infatti lettera morta presso questo Governo, ma per assolvere ad un imperativo di carattere unicamente ideologico : demolire le professionalità che operano nell’istituzione scolastica per meglio gestirle dopo averle asservite alla politica o ai poteri forti, favorire i proprietari di scuole private e scaricare gli oneri e le responsabilità di gestione della Scuola Pubblica su soggetti privati, Dirigenti e Docenti.

Viene fatto di domandarsi: questi tagli mascherati sotto il nome bene augurante di "Riforma", uniti alla privatizzazione o estinzione di buona parte del comparto del pubblico impiego, vanno a vantaggio di chi? Noi rileviamo che questa politica unicamente concentrata sui tagli ai servizi destinati ai cittadini non sta portando ad altro che all’impoverimento di risorse umane: i nostri giovani in questo Paese non hanno futuro se non nell'espatrio. Ma questo Governo come concepisce il suo ruolo all'interno del Paese? Forse come quello di un Consiglio di amministrazione, visto che ha a cuore solo temi legati alle finanze pubbliche e di magnati dell'imprenditoria, nonchè il declino di responsabilità ministeriali? Non dovrebbe assolvere prioritariamente, in conformitá col dettato costituzionale, alla gestione del capitale umano? Al benessere dei cittadini? In campo formativo vincono i Paesi che promuovono ed effettuano investimenti, non tagli! Il Paese che taglia i fondi alle scuole pubbliche taglia le gambe ai suoi giovani e non ha un futuro. È sotto gli occhi di tutti che il gigantesco e ingiustificatamente onerosissimo carrozzone parlamentare e ministeriale venga continuamente sgravato di mansioni senza fornire agli utenti garanzie e agli operatori del settore scolastico regole certe, a svantaggio e rischio degli uni e degli altri, sempre meno tutelati nell’esercizio dei diritti e dei doveri.

Perciò saremo fermi oppositori di questo Disegno di Legge e aderiremo allo sciopero di un’ora proclamato dai Sindacati di categoria nelle date dell’11, 12 e 13/06/2015, affinché il Ddl “Buona scuola” sia ritirato, salvaguardando la parte riguardante le assunzioni”.