Commissione vigilanza: buco di oltre 5,5 mln a Calabria Etica
Oltre 5 milioni e mezzo di euro: questo il buco che avrebbe accertato, nelle casse della Fondazione Calabria Etica, l'apposita commissione regionale di vigilanza.
Come si legge nella relazione, tale buco "potrebbe determinare conseguenze estremamente critiche per l'equilibrio economico e patrimoniale della Fondazione, ovvero determinare rischi finanziari per la Regione Calabria in quanto ente promotore e ente finanziatore della totalità dei progetti di Fondazione Etica".
La relazione di 22 pagine è stata redatta dalla Commissione di vigilanza composta dai tre dirigenti generali della Regione: Luigi Bulotta, Filippo De Cello e Antonio Nicola De Marco.
C'è stata, in sostanza, un'ispezione interna voluta dal presidente della giunta calabrese, Mario Oliverio, all'indomani dello scandalo assunzioni in periodo elettorale che ha portato all'iscrizione nel registro degli indagati, con l'ipotesi di abuso d'ufficio, dell'ormai ex presidente della Fondazione, Pasqualino Ruberto.
La stessa relazione evidenzia anomalie della struttura organizzativa di Calabria etica. La Fondazione, infatti, si fa rilevare, "regge un complesso significativo di attività, pari a circa 20 milioni di euro nel 2014, e di incombenze istituzionali con un solo dipendente, mentre non si è dotata di una struttura tecnica e amministrativa, che grava solo sui singoli progetti finanziati con specifici incarichi di collaborazione settoriali".
Un solo dipendente per gestire i 40 progetti (tutti affidati dal dipartimento Lavoro, tranne tre) che la Regione ha affidato a Calabria etica da novembre 2013 a dicembre 2014 per un valore totale di 28.733.249 euro. Una concentrazione di risorse che avrebbe trasformato la fondazione "da organismo di supporto alla Regione a organismo unico di gestione delle politiche per la Regione".
La commissione di vigilanza ha rilevato anomalie nel meccanismo di assegnazione: "Risulta prassi consolidata, a seguito della presentazione della proposta progettuale da parte della Fondazione, l'emissione da parte del Dipartimento 10 a firma del dirigente generale reggente di una comunicazione di autorizzazione dell'avvio delle attività che veniva successivamente sanata degli atti finali di decretazione e convenzione".
In pratica, i progetti e le assunzioni da parte di Calabria Etica sarebbero avvenute "senza atti amministrativi formali". Il risultato è che "nessuno dei progetti considerati ha ancora presentato rendicontazione finale ed ha quindi ottenuto il controllo di I° livello sulle procedure e sull'ammissibilità della spesa".
Calabria Etica, spiegano ancora dalla commissione "ha contrattualizzato, da novembre 2013 a dicembre 2014, ben 815 operatori, in grande maggioranza collaboratori a progetto (parasubordinati), e in parte esperti a prestazioni professionali a fattura".
Dai rilievi effettuati risulterebbe che la Fondazione non abbia mai adottato, pur previsto dalle norme in materia, un regolamento per la selezione dei collaboratori. Tale mancanza avrebbe così permesso di selezionare non solo "soggetti in possesso di qualificazione universitaria o in possesso di dimostrata e specifica qualificazione tecnico-professionale, come richiesto dalla normativa, ma anche la contrattualizzazione generica di diplomati senza il requisito della specializzazione professionale sempre tecnico professionale alternativa alla qualificazione universitaria".
Ma, soprattutto, rilevano i componentid della commissione, "ben 281 contratti sono stati stipulati durante o addirittura dopo la campagna elettorale per il rinnovo del presidente della Regione Calabria e del Consiglio Regionale, e altri 151 nell'immediata ricorrenza prima dell'avvio della campagna (settembre-ottobre 2015)".
Circa due milioni di euro stanziati per il credito sociale, poi, sarebbero stati "distratti" dai vertici della Fondazione "Calabria Etica", Pasqualino Ruberto, per pagare i collaboratori assunti per i quattro progetti poi annullati e finiti al centro dell'inchiesta aperta dalla Procura di Catanzaro. I membri della Commissione ripercorrendo l'intero iter, spieganp che i quattro progetti (Responsabilità Sociale delle Imprese in Calabria; Potenziamento Servizio di accompagnamento aree interne; Sostegno delle politiche integrate a favore della famiglia; Piano di Comunicazione Istituzionale) sarebbero "stati avviati dalla Fondazione solo sulla base di una mera comunicazione del dirigente generale" del dipartimento Lavoro. A seguito di tale comunicazione preliminare il presidente pro-tempore della Fondazione avrenne così avviato le attività progettuali senza alcuna formalizzazione amministrativa di affidamento da parte della Regione, per un importo globale di oltre 6,6 milioni di euro, "procedendo alla stipula di ben 250 contratti di collaborazione, peraltro tutti stipulati in periodo di campagna elettorale per il rinnovo del Consiglio regionale".
"Da rilevare - si evidenzia ancora nella relazione - che il presidente protempore della Fondazione aveva già disposto anticipazioni di cassa illegittime per procedere ai pagamenti dei collaboratori interessati per i mesi di novembre-dicembre 2014, prelevando le somme dalla disponibilità del Progetto Credito Sociale cofinanziato dal Fse, con procedura non consentita dalle norme sul vincolo di destinazione e tracciabilità delle anticipazioni Fse".
Altre assunzioni durante la campagna elettorale sarebbero state effettuate nell'ambito del progetto "Agricoltura regolare". In questo caso le persone contrattualizzate sarebbero 26 nell'ambito della convenzione firmata tra il dipartimento Agricoltura e la Commissione per l'emersione del lavoro irregolare. A seguito della convenzione il presidente della Commissione, senza preventiva autorizzazione del dipartimento Agricoltura "ha irritualmente sottoscritto con Fondazione Calabria Etica una convenzione per 200.000 euro con la quale è stata subdelegata per intera l'attività progettuale".
Una procedura irregolare, secondo quanto si legge nella relazione, e ora il progetto risulta bloccato e "presenta criticità significative, che dovranno trovare soluzione o attraverso un atto di autotutela di annullamento della procedura irrituale, con negative conseguenze economiche per la Fondazione che ha stipulato i contratti e per la Commissione Emersione o attraverso un atto di sanatoria del dipartimento Agricoltura".
Annullato in autotutela, invece, il progetto "Accompagnamento all'occupazione". In questo caso è risultato che, a seguito della proposta progettuale presentata dalla Fondazione, la Regione non ha proceduto ad approvare il decreto di finanziamento per 8 milioni di euro, né assunto impegno di spesa per il beneficiario, né sottoscritto alcuna Convenzione. In particolare, dalle verifiche effettuate, è risultato che il dipartimento 10 "ha per due volte assunto decreto di finanziamento a favore della Fondazione per il progetto considerato, che per 2 volte è stato restituito non registrato dalla segreteria di giunta in quanto l'affidamento risultava non ammissibile per contrasto con la ragione sociale della Fondazione che non è soggetto finanziario abilitato alla gestione di Fondi rotativi di garanzia per le Imprese". Nonostante la bocciatura, Calabria etica ha comunque ""motu propiu" contrattualizzato in previsione del progetto la Commissione di valutazione per l'istruttoria delle domande, con costi elevati di contrattualizzazione pari al 3% dei costi generali del bando".
Elementi di criticità sono stati inoltre riscontrati per il progetto da 20 milioni di euro sul credito sociale. I membri della commissione di valutazione sintetizzano così le anomalie: la mancata valutazione preventiva dell'affidabilità dei soggetti finanziati; l'alto tasso di "sofferenze" nel rimborso del finanziamento da parte dei soggetti beneficiari, in carenza di garanzia fidejussoria; il mancato accredito della seconda tranche di finanziamento, a fronte dell'indebito utilizzo di circa 2,5 milioni di euro per pagamenti di altri progetti; la mancata attivazione delle procedure obbligatorie di anagrafe tributaria e antiriciclaggio, per le quali la Fondazione non è abilitata.
La relazione, depositata negli uffici regionali l'8 giugno, si chiude con un pressante invito al governatore Oliverio ad assumere con "opportuna sollecitudine" gli interventi necessari per evitare "conseguenze estremamente critiche" non solo per la Fondazione ma anche per la Regione stessa.