Manifestazione “No ‘ndrangheta”, Perugini e Maiolo: politica e informazione in prima linea
Soltanto nell'ultimo anno sono stati oltre 80 nella regione gli attentati intimidatori a danno di amministratori locali di tutti i livelli istituzionali. Dal 2000 se ne contano 700. Basterebbe questo a spiegare perché anche Anci e LegAutonomie Calabria aderiscono alla manifestazione No ndrangheta di sabato 25 settembre a Reggio Calabria. Ma non sono gli unici motivi,come hanno detto questa mattina a Palazzo dei Bruzi i presidenti delle due associazioni, Salvatore Perugini e Mario Maiolo, che guardano soprattutto al futuro del territorio e delle sue popolazioni. Entrambi hanno avuto innanzitutto parole di elogio per il Quotidiano della Calabria ed il direttore Matteo Cosenza, per essersi fatti interpreti del diffuso senso di malessere della società calabrese e meridionale a causa del susseguirsi di episodi inquietanti che colpiscono imprenditori, magistrati, giornalisti, amministratori. Salvatore Perugini ha esordito informando di aver chiesto ed ottenuto che, per discutere di sicurezza, si svolga in Calabria una riunione dell'Anci nazionale, quale significativo segnale di attenzione per un territorio martoriato. "C'è nella nostra regione -ha proseguito Perugini - un clima di incertezza che nuoce ai calabresi. Gli atti intimidatori costituiscono un danno gravissimo, sia sostanziale che di immagine, per i nostri territori. Perciò è importante che la Calabria tutta scenda in piazza, per far comprendere che la regione è abitata ed amministrata da donne e uomini onesti. L'Anci ed i Comuni vanno a Reggio per testimoniare solidarietà e vicinanza verso chi ha subito atti intimidatori. Ma altrettanto importante è lanciare un messaggio che dica chiaramente che questi atti non ci spaventano, ma anzi ci stimolano ad andare avanti nel segno del bene comune." "La coesione sociale - ha proseguito Salvatore Perugini- è oggi fortemente minacciata. Quanto più un territorio e uno Stato sono deboli, tanto più i fenomeni di intimidazione criminale aumentano. Deve perciò essere più deciso l'impegno corale a difendere valori assoluti come l'efficienza della pubblica amministrazione e la tutela della legalità. Tutti dobbiamo testimoniare con le nostre azioni l'impegno a relegare i fenomeni criminali in ambiti più facilmente controllabili e perseguibili." Perugini ha concluso auspicando una condivisione ampia e senza riserve della manifestazione di Reggio, contro quella che ha chiamato "la sindrome del manifesto". Di che si tratta? "Capita che ci siano manifestazioni di basso livello - ha spiegato- che però approviamo perché il nostro nome è sul manifesto; capita poi che altre iniziative molto valide le critichiamo o le ignoriamo solo perché non ne siamo protagonisti. E' una mentalità che va cambiata". Sulla stessa linea Mario Maiolo, secondo cui "la cultura della legalità ha bisogno di una politica forte e di una informazione attenta. Si parla di zone grigie nella nostra regione. Per sconfiggerle, un ruolo di primo piano ha l'informazione, che deve essere consapevole della forza che riveste un messaggio inviato ai cittadini. Dell'attenzione seguita all'omicidio Fortugno è purtroppo rimasto ben poco. Non deve accadere lo stesso per il 25 settembre di Reggio. L'informazione, tutta l'informazione deve partecipare e parlare della manifestazione." E ancora: "C'è bisogno che l'argine della difesa della legalità sia decisamente alzato. La politica deve distinguere tra amministratori che vogliono fare il loro dovere ed altri che non hanno questi obiettivi. Per il dopo manifestazione è necessaria un'alleanza, a difesa degli interessi pubblici, con tutti i soggetti che partecipano in maniera convinta e coerente. Dopo il 25 il lavoro deve continuare. Auspico che l'informazione dimostri di aver fatto anch'essa un passo avanti rispetto agli obiettivi."