Protesta degli (ex) Agenti per l’Emersione della Regione Calabria
Tutto ebbe inizio nel 2011: un bando ambizioso, promosso dalla Regione Calabria per selezionare e formare un’innovativa figura professionale; quasi 200 giovani coinvolti; l’opportunità di un’occupazione a tempo indeterminato. Un anno dopo si conclude la selezione pubblica per titoli ed esami.
Finalmente, nel dicembre 2012, prende avvio la fase di formazione ed attività sul campo, dodici mesi di impegno prodromici al placement, il fatidico inserimento nel mondo del lavoro. Tuttavia, sono trascorsi quattro anni e quelle eccellenze sono ancora relegate e sospese nel limbo dell’inoccupazione, senza che l’Ente regionale abbia espresso un atto concreto o di indirizzo sul loro futuro. L’amministrazione tace pure sul saldo del voucher, oltre 5 mila euro pro capite, maturato nel 2013.
È questa la condizione degli Agenti per l’emersione, la qualità e lo sviluppo locale, scelti e formati dalla Regione Calabria in seno al Progetto “Lavori regolari”. Si tratta, per la quasi totalità, di professionisti e soggetti specializzati ultratrentenni che, nel Progetto, hanno investito anni e legittime aspettative. Le beffe, tuttavia, non finiscono qui: per accedere alla fase di assunzione, ai sensi del bando, gli Agenti devono mantenere lo status di “lavoratore svantaggiato” o disoccupato, perdendo, così, preziose opportunità. Persino le stesse risorse europee, impegnate nel Progetto, sono a rischio o sfumate. Tutto ciò è sintomatico dell’inadeguato, inefficace utilizzo dei fondi strutturali, inaccettabile in una Regione ex Obiettivo 1, con evidenti “ritardi nello sviluppo” e maglia nera per la disoccupazione giovanile (59 per cento secondo i dati Eurostat).
La Calabria si conferma, mestamente, un territorio dove le speranze giovanili languono, minate dalla “mala politica”, dall’assenza di meritocrazia e dai colpevoli ritardi della burocrazia. Esemplare e combattivo l’atteggiamento degli Agenti per l’emersione che, nonostante il silenzio istituzionale, si sono incaricati di formulare proposte alla Regione, per uscire dall’impasse: proposte costruttive, che contemplavano la cooperazione col settore pubblico, con la rete dei SUAP, con le associazioni sindacali e di categoria, la riprogrammazione per il sessennio 2014-2020. Proposte che, allo stato attuale, non hanno ottenuto considerazione. Eppure, queste menti hanno investito preziosi ed irripetibili anni di vita, speranze ed aspettative; hanno creduto nell’Istituzione; hanno seguito un percorso di formazione ed azione sui temi della programmazione, dello sviluppo, delle politiche per il lavoro, del contrasto al sommerso; vogliono contribuire, con volontà ed impegno, al rilancio di questa terra, ricca di bellezze e di potenziale inespresso. Giovani su cui la Regione sembrava puntare, investendo 11 milioni di euro ma che, ad oggi, non hanno prospettiva: si tratta di un’insopportabile anomalia calabrese, che getta nello sconforto una moltitudine di donne e uomini. Persone che, per il lento avanzare del Progetto, sono diventati “vecchie” per i loro progetti di vita, personale e familiare. È intollerabile che sia un ente pubblico, tanto autorevole e rappresentativo, a "sottrarre" anni fondamentali alle sue risorse umane migliori. È inaccettabile sia sotto il profilo morale che materiale. È insopportabile che, in uno Stato di diritto, non si dia seguito alle risultanze di una selezione pubblica e si calpesti il diritto al lavoro e ad un’esistenza dignitosa.
Il tempo dell’attesa è scaduto: mesi ed anni sono scivolati via. Gli Agenti per l’emersione, con pieno diritto e determinazione, chiedono opportunità ed ascolto ad un Ente, finora sordo ed inerte alle loro istanze.
Per tali ragioni e per richiamare la Regione alle sue responsabilità, gli Agenti hanno indetto una manifestazione dinanzi a Palazzo “T. Campanella”, sede del Consiglio Regionale, prevista a partire dalle ore 12 del 28 luglio.