Immigrazione, Infusino: “Avviare modello integrazione”
“Ci troviamo in un momento storico molto complesso in cui assistiamo alla violenta imposizione da parte del sedicente Stato Islamico della al-umma al-islamiyya, comunità fondata sulla comune appartenenza religiosa e politica , che ha addirittura portato l’ISIS a coniare la sua moneta ufficiale: il dinaro in oro utilizzata, peraltro, durante il Califfato Ommayade del VII secolo manifestando, così, l’intenzione di volersi attribuire Sovranità Nazionale diffondendola nei territori in parte da loro controllati, Siria e Iraq”. È quanto scrive Pietro Infusino, fondatore di Crotone è dei crotonesi, Radici, Attivisti No Eni
“Di contro osserviamo l’apertura da parte della Germania delle proprie frontiere per accogliere quanti scappano in cerca di Asilo Politico. Geograficamente ci collochiamo proprio nel mezzo di questa drammatica vicenda, soprattutto in quanto Calabresi, giacché le nostre coste sono state luogo di approdo per i rifugiati e molte organizzazioni si occupano in loco della prima e della seconda accoglienza del migrante.
Secondo le stime dell’UNHCR nel 2015 sono arrivate in Italia 121 mila persone e dai dati comunicati dall’ UNHCR all’ AGI comparando i primi 5 mesi di quest’anno rispetto ai primi 5 mesi del 2014 si è registrato un aumento percentuale del 10-12% degli arrivi. Quel che è peggio è che sempre secondo le stime dell’ UNHCR le persone morte o disperse nel Mar Mediterraneo sono 1850, sempre nei primi 4 mesi dell’anno, un numero sei volte superiore rispetto ai 680 del gennaio-maggio 2014, senza tuttavia considerare l’aumento vertiginoso registrato negli ultimi e disastrosi tre mesi.
L’Italia da paese di emigrazione fino agli anni 60 è diventato paese di destinazione dalla metà degli anni 70 sia per rifugiati che per migranti economici. Sappiamo cosa vuol dire lasciare la propria terra ed avventurarsi, la disperazione che spinge a questa scelta supera ogni paura e rischio, sia per l’orrendo viaggio che per l’incognita sulla meta.
È , tuttavia, una crisi che durerà ancora per molto tempo, le previsioni del Pentagono dicono che almeno per altri 20 anni continuerà ed esserci questo grave esodo di persone dai loro territori verso l’Europa e come ha dichiarato il Presidente della Commissione all’Europarlamento Jean Claude Juncker “ Bisogna gestire la crisi dei rifugiati ed accettare l'idea che l'immigrazione non è solo un problema ma una risorsa". La strada attualmente intrapresa dall’UE è, appunto, la divisione in quote per poter attuare una migliore accoglienza e concreta integrazione.
Il nostro intento, come Crotone è dei Crotonesi, Radici e Attivisti No Eni, sarà quello di proporre un protocollo d’intesa con la Prefettura e le strutture di accoglienza, in modo da offrire, nelle more della definizione della procedura del riconoscimento dello status di rifugiato, che si auspica possa essere esperita nei termini di legge senza assistere ulteriormente alle attuali lungaggini, un modello d’integrazione concreto che dia reale formazione al lavoro attraverso lavori socialmente utili, che faccia conoscere il nostro modello civico e contesto sociale, che scacci l’inoperosità che rende spesso preda della criminalità, contribuendo anche alla limitazione della tratta a scopo di prelievo di organi, di accattonaggio, sfruttamento lavorativo o sessuale, azzerando così il nascere di sentimenti xenofobi, in un ottica di umanità, solidarietà ed integrazione a vantaggio anche del territorio che li ospita. "Un Paese che dice 'benvenuti' a tante persone deve anche dire quali sono le regole – Angela Merkel nel Bundestag- anche questo fa parte di una società aperta". "Nessuna tolleranza per la società parallela".
Molti programmi di accoglienza a Crotone sono attuati in condomini del centro città, non vogliamo che questo sia solo un modo per portare pochi soldi ai progettisti e generare, a causa dell’inattività degli ospitati, occasioni di criminalità e paura dei nostri concittadini anche solo nel camminare tra le strade del centro; siamo sicuri che concretizzare un tale modello d’integrazione sulla scorta di molte realtà del Veneto, che già lo hanno sperimentato, significhi realizzare una solidarietà improntata alla condivisione di un modello sociale, il nostro, che si è dimostrato valido dalla nascita dello Stato di Diritto per assicurare il rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali dell’uomo, curandone l’attuazione, insieme con la garanzia dello stato sociale”.