Cosca Iamonte, blitz dei carabinieri: 10 arresti
Alle prime luci dell’alba, Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria, con il supporto dello Squadrone Eliportato Cacciatori “Calabria”, hanno dato esecuzione a un’Ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa il primo ottobre dal Giudice delle Indagini Preliminari, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di dieci soggetti, ritenuti appartenenti alla cosca di ‘ndrangheta dei "Iamonte”. L'accusa è di associazione a delinquere di tipo mafioso.
Si tratta di Pietro Flachi, nato a Melito Porto Salvo, 69 anni; Giuseppe Guerrera, nato a Melito Porto Salvo, 52 anni; Francesco Iamonte, alias “faccia di drago”, nato a Melito Porto Salvo, 35 anni; Natale Iamonte, nato a Reggio Calabria, 34 anni; Consolato Malaspina, nato a Melito Porto Salvo, 62 anni; Consolato Meduri, alias “Lampino”, nato a Melito Porto Salvo, 28 anni; Angelo Minniti, nato a Melito Porto Salvo, 40 anni; Giovanni Tripodi, nato a Reggio Calabria, 33 anni; Giovanni Tripodi, alias “Pelè” nato a Melito Porto Salvo, 36 anni; Pietro Verduci, nato a Melito Porto Salvo, 36 anni.
Gli arresti di oggi derivano dalla sentenza di condanna emessa il 27 gennaio scorso dal Gup, in sede di giudizio abbreviato, che ha imposto la rivisitazione dei precedenti giudizi di annullamento delle misure cautelari del Tribunale della Libertà di Reggio Calabria o, in un caso, di rigetto della richiesta di misura cautelare del Pm da parte del Gip in ordine alla gravità indiziaria.
L’attività trae origine dalle indagini dei Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria denominate “Ada”,“Sipario” e “Replica” nei confronti della cosca Iamonte, egemone nel territorio di Melito Porto Salvo. Le indagini susseguitesi, corroborate dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Giuseppe Ambrogio (indagine “Sipario”) avrebbero consentito di definire l’origine e l’organigramma della cosca e di far piena luce sulle attività criminali della stessa, in particolare sul traffico di armi e sostanze stupefacenti la commistione tra amministratori locali e imprenditori affiliati al Clan, grazie alla quale gli Iamonte sarebbero riusciti a condizionare gare d’appalto bandite dai comuni del basso ionio.
In particolare, l’indagine “Ada”, sviluppata da una precedente indagine che ha interessato un’associazione di tipo mafioso dominante nel comprensorio del comune di Roccaforte del Greco, definiva la presenza dei Iamonte nel circondario di Melito Porto Salvo come un sodalizio dedito alla commissione di reati in materia di armi, sostanze stupefacenti e contro la Pubblica Amministrazione, e che portò all’esecuzione, nel febbraio 2013, di 53 misure cautelari in carcere e 12 agli arresti domiciliari.
L’indagine “Sipario”, invece, si sviluppa dalla collaborazione con la giustizia di Ambrogio Giuseppe, giovane affiliato della locale di ‘ndrangheta di Melito Porto Salvo, che alcuni giorni dopo l’esecuzione delle misure cautelari dell’operazione “Ada” manifestò l’intenzione di voler collaborare: le sue dichiarazioni avrebbero, per gli investigatori, “riscontrato e completato l’organigramma degli Iamonte” già definito in “Ada”, “fornendo consistenza all’asserita commistione tra mafia e politica, con riferimento ad alcuni amministratori locali, risultati padroni indiscussi della scena politica melitese degli ultimi vent’anni”. Dall’indagine “Sipario” è scaturita l’esecuzione, nel novembre 2013, di 11 ordinanze di custodia cautelare in carcere e una degli arresti domiciliari.
L’indagine “Replica”, a sua volta, riassume le risultanze delle attività avviate a seguito delle dichiarazioni di Ambrogio ed avrebbe consentito di attualizzare l’assetto della cosca e di far luce su un giro di estorsioni, perpetrate contro esercizi commerciali, e tese a finanziare le spese legali sopportate dalla cosca stessa a seguito delle precedenti operazioni di polizia. Da quest’ultima indagine è scaturita l’esecuzione, nel luglio 2014, di 2 fermi di indiziato di delitto, successivamente convalidati, e 2 ordinanze di custodia cautelare in carcere.