Crotone, lettera/appello delle associazioni per la tutela dei beni culturali
"Tante volte in questi anni di incessante presenza delle nostre (numericamente modeste) associazioni abbiamo aspettato il pronunciamento di analoghi sodalizi a favore della difesa del nostro patrimonio culturale, prossimo alla devastazione. Con alcune associazioni storiche, di cui non sfugge il valore dell’esperienza pregressa, ci siamo talvolta ritrovate e abbiamo agito in armonia (ad esempio per Piazza Villaroja e il Convento di Santa Chiara). Non così nelle vicende recentissime legate alla cosiddetta “Antica Kroton” e al progetto di stravolgimento del Castello di Carlo V, che abbiamo contestato in solitudine". E' quanto scrivono Linda Monte e Margherita Corrado referenti delle associazioni Gettini di Vitalba e Sette soli.
"Il secondo, in particolare - continua la nota - è stato infine bocciato dallo stesso Ministero e della competente Soprintendenza per i Beni Architettonici e il Paesaggio: il relativo finanziamento, che non è perso, andrà speso per un progetto che miri al risanamento e al restauro del monumento, premesse indispensabili per ogni suo utilizzo futuro. Senza elencare tutte le azioni da noi intraprese al riguardo anche a livello nazionale (interpellanze di parlamentari, petizioni pubbliche e tanto altro), ricordiamo solo la denuncia alla Magistratura e il clamoroso documento ottenuto da un organismo importante come la Fondazione degli architetti ed ingegneri Inarcassa. Non abbiamo visto altre associazioni affiancarci in queste azioni, anzi alcune si sono schierate incredibilmente dall’altra parte.
Quanto a Capo Colonna, abbiamo allertato la popolazione e il Ministero prima ancora che si producesse la tombatura dei resti del foro romano. Lo strazio culturale poi avvenuto ha sollevato la riprovazione della comunità cittadina, varcando i nostri confini grazie anche all’aiuto della stampa nazionale, del FAI, ancorché all’impegno in sede parlamentare di deputati e senatori di varie provenienze politiche. Il ‘nemico’ era annidato, spiace dirlo, negli organismi periferici dello stesso Ministero ma fortunatamente le circostanze sono poi divenute favorevoli perché ci fosse il ripensamento ministeriale a tutti noto, con gli esiti favorevoli che conosciamo, pur senza ancora poter considerare chiusa la faccenda.
Fatta questa (amara) premessa, perché ci appelliamo alle altre associazioni, in specie quelle distintesi in tante circostanze del passato a favore del bene comune? Per un paio di semplici considerazioni: la cura, la difesa, la fruizione dei tantissimi luoghi della storia di questa città non possono essere considerate come merce di scambio e/o appannaggio di alcuni per interessi che non ci riguardano. Le scriventi non mirano a riconoscimenti e onori, tanto meno permetteranno azioni strumentali che banalizzerebbero e snaturerebbero la qualità dell’impegno. Il patrimonio culturale è bene comune, quindi di tutti!
La notizia di questi giorni – tenuta nascosta ma della quale avevamo qualche sentore– è che l’ex Convento dei Cappuccini sarà presto perso per sempre, grazie ad azioni scellerate di lassismo amministrativo e compiacenza verso l’antico proprietario. In questi anni è calato il silenzio sul monumento, che consiste in alcuni edifici e un giardino di rara bellezza lasciati colpevolmente degradare pur disponendo da tempo di una dote finanziaria cospicua per un possibile restauro. A breve, il giardino sarà area di sedime della mostruosità edilizia di cui alleghiamo un’immagine e questa inghiottirà, letteralmente, il complesso monastico settecentesco formalmente ceduto al Comune nel 2004. Cosa fare? Impugnare insieme la faccenda per cercare di fermare una ennesima sciagura!
Non meno importante, da anni ci battiamo con lettere, petizioni e denunce pubbliche, nonché con la mobilitazione di studenti per la raccolta firme, per impedire il trasferimento a Tufolo della Biblioteca Comunale sita nel Castello e dell’Archivio Storico di Corso Vittorio Emanuele. Se non ci opponiamo, per volontà dei nostri incauti amministratori, i due presidi culturali saranno smantellati e allocati lontano dalla sede centrale in cui si trovano. Noi ci siamo adoperate contro questa ipotesi, non da ora, e faremo quel che possiamo ma anche qui sorge il dubbio che da molte parti non si voglia disturbare il manovratore… Occorre invece fermare le azioni devastanti di questa amministrazione agonizzante e dei suoi sodali, palesi ed occulti. Solo le dittature si comportano così.
L’elenco dei soprusi culturali sarebbe ancora più lungo ma ormai lo ignora solo chi non vuole vedere. Per questo ci piacerebbe che la vostra voce si unisse alla nostra in un esplicito e fattivo dissenso. Perché no?".