Terremoto Gd Cosenza, si dimettono 60 dei 67 iscritti
In 60 tra i 67 iscritti al circolo Valarioti dei Giovani Democratici di Cosenza abbiamo deciso di lasciare il PD e la giovanile. All’origine della scelta, affermano i dem "c’è il profondo dissenso, maturato soprattutto negli ultimi mesi, nei confronti delle principali scelte del Partito Democratico sia a livello nazionale che locale".
“Divenuto unico garante degli equilibri europei in Italia, il PD di Matteo Renzi ha abbandonato i suoi tradizionali riferimenti sociali a favore dell’adozione delle peggiori pratiche trasformistiche, tipiche delle fasi più infauste della storia italiana”. È quanto afferma lo stesso Saverio Sapia, segretario del circolo dei Giovani Democratici Valarioti di Cosenza.
“Si è scelto così - aggiunge - di individuare come capro espiatorio le organizzazioni dei lavoratori e di rendere ancora più solida l’alleanza con Alfano e con Verdini. Alleanze politiche nemmeno così bizzarre se si guarda al contenuto delle principali riforme promosse dal governo: nel campo del mercato del lavoro la liberalizzazione dei contratti a termine e l’abolizione dell’articolo 18 sono l’esecuzione dei desideri di Sacconi, mentre nel campo istituzionale il combinato disposto legge elettorale – riforma della Costituzione determina un presidenzialismo di fatto, privo di contrappesi che è da sempre stato l’obiettivo dichiarato della destra berlusconiana".
"Anche a livello locale - aggiunge Sapia - la militanza nel Partito Democratico era divenuta sempre più faticosa per via dell’assenza di spazi di dibattito democratico. I circoli e gli altri organi di partito sono solo strumenti di potere saldamente in mano ai vari big locali che pesano il proprio consenso personale con le tessere. Da questo punto di vista, se già durante la segreteria Bersani poco era stato fatto per ridurre il potere dei capibastone locali, durante quella guidata da Matteo Renzi le cose sono persino peggiorate. Gli organi interni al partito sono svuotati di qualsiasi funzione e, ai giovani e meno giovani che si avvicinano alla politica non resta che accodarsi al politico di turno e vivere la passione dell’impegno politico in questa forma degenerata nella speranza di ottenerne magari qualche beneficio personale".
Il segretario del circolo prosegue poi spiegando che "In questo contesto l’unico spazio democratico (e di questo va dato merito all’organizzazione provinciale e regionale dei GD) che siamo riusciti a costruire è stato il circolo dei Giovani Democratici di Cosenza che abbiamo deciso di intitolare a Giuseppe Valarioti. Un circolo che in poco tempo ha promosso diverse iniziative politico-culturali, tra le quali la celebrazione della Liberazione in Piazza XI Settembre. Sono stati dieci mesi carichi di passione, organizzazione e impegno che non abbiamo intenzione di disperdere adesso che abbiamo deciso di lasciare il PD. Continueremo a fare politica e daremo il nostro contributo al processo di formazione del nuovo soggetto politico di sinistra".
"Urge dare rappresentanza al profondo disagio sociale prodotto dalla crisi e alla crescente consapevolezza della questione ambientale. Tutto questo è inconciliabile con la forma assunta dal PD dopo la mutazione genetica ed è questo il motivo per cui abbiamo deciso di intraprendere un nuovo cammino”.
Tra le persone che si sono dimesse ci sono anche: Luigi Bennardo, Vicepresidente dell'assemblea provinciale del Partito Democratico, Aurora Trotta e Stefano De Bartolo, membri della segreteria provinciale dei giovani democratici, hanno lasciato il Partito Democratico. Di seguito riportiamo le motivazioni della scelta.
“Aderimmo al Partito Democratico - commenta ancora Sapia - in modi e tempi diversi, con esperienze differenti, condividendo però un orizzonte comune: una sinistra in grado di unire vocazione popolare ed attitudine a governare. Si tratta di un binomio non più perseguibile all’interno del PD, soprattutto da quando Matteo Renzi ne è divenuto il segretario. A ben vedere, sarebbe errato considerare la leadership di Renzi un’anomalia di carattere temporaneo. Semmai essa rappresenta l’evoluzione più nefasta di una forza nata sul presupposto della contrapposizione riformisti/conservatori all’interno di una società pacificata. In questo senso è proprio la parentesi di Bersani a presentarsi come eccezione – per di più fortemente contenuta e non all’altezza delle attuali sfide, come dimostrano i fallimenti delle proposte moderate delle socialdemocrazie europee e le recenti affermazioni di Tsipras e Corbyn".
"L’incompatibilità con l’identità politica incarnata dal PD si è manifestata concretamente attraverso i provvedimenti che ne hanno caratterizzato l’opera “riformatrice”. Ci riferiamo in particolare alle misure adottate in materia di lavoro, con l’ulteriore precarizzazione del mercato, la liberalizzazione dei contratti a termine, la compressione della dignità del lavoratore e la riduzione dei suoi strumenti di protezione e difesa; scuola, con la sostanziale aziendalizzazione dell’istituzione scolastica, la centralità del ruolo del preside manager, lo svilimento dei sistemi di garanzia del diritto allo studio e l’ulteriore precarizzazione del personale docenti e ATA; legge elettorale, con un sistema iper maggioritario che, intendendo la governabilità come un fatto puramente aritmetico, rischia di produrre una rappresentanza distorta compromettendo la qualità della democrazia; Costituzione, con la messa a punto di un impianto costituzionale che, abbinato all’Italicum, conduce ad un presidenzialismo di fatto, senza contrappesi, con una distribuzione del potere pericolosamente sbilanciata".
"Alla regressiva azione legislativa va sommato il mal celato tentativo di rendere stabile e fisiologica l’attuale maggioranza di governo (come dimostrano le ultime dichiarazioni di Verdini) al fine di creare un duraturo blocco centrista, non soltanto nel perimetro del ceto politico, attraverso l’inglobamento di frammenti provenienti dal centrodestra, ma anche tra le élites e i potenti gruppi economici e finanziari del Paese. Non deve stupire, quindi, che in Italia manchi un normale partito di centro destra, poichè ad occupare il ruolo solitamente ricoperto dai partiti conservatori c’è il PD, che in sede europea si pone come garante contro i populismi e per la stabilità degli attuali assetti politico-economici".
"Non meno importante tra le ragioni della nostra scelta è l’inservibilità a cui sono stati ridotti gli organi di discussione interna e di indirizzo politico. L’emblema è rappresentato dalla Direzione Nazionale. Quest’ultima per via di una composizione basata sul risultato plebiscitario di primarie aperte a tutti, è svuotata della sua fondamentale funzione di indirizzo politico e ridotta ad assemblea plaudente, utilizzata ad uso e consumo del segretario per mettere a tacere ogni voce discordante. Così, annichiliti gli organi di discussione e di indirizzo politico, l’unica necessità di confronto per il leader rimane quella con gruppi locali impegnati a difendere spazio e potere personale".
Fuori dal PD per costruire l’unità della sinistra. "Quanto detto finora - continua il segretrio - sommato ad una più ampia e preoccupante crisi dei partiti del socialismo europeo, inabili a fornire soluzioni alternative a quelle dell’austerità e della svalutazione del lavoro, ci spinge ad intraprendere un percorso incerto ed arduo ma fortemente necessario: lavorare alla costruzione dell’unità della sinistra fuori dal PD. È un cammino faticoso, perché necessita della ricostruzione di una comunità, di un linguaggio, di una funzione sociale radicalmente alternativa, del coinvolgimento di quei ceti popolari (e ormai anche medi) che vivono in una condizione di profonda incertezza. Servirà un confronto paziente e largo, per un cammino tutto da scoprire, che, per quanto impervio possa apparire oggi, sarà sicuramente ricco di emozioni e passioni. Le passioni di chi crede che gli uomini, tutti gli uomini del mondo, unendosi fra loro in società, lavorando e lottando - conclude Sapia - migliorano se stessi”.