II Annualità seminario progetto integrazione bambini rom, sinti e caminanti a Reggio
Anche a Reggio Calabria sono stati raggiunti importanti risultati nell’integrazione ed inclusione scolastica di studenti rom, sinti e caminanti. Un riconoscimento venuto dalla tutor nazionale del progetto promosso dal Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, avviato due anni fa in 11città italiane, tra le quali, appunto, Reggio Calabria.
Due le scuole coinvolte, con il coordinamento dell’Assessorato alle Politiche sociali del Comune di Reggio Calabria: l’istituto comprensivo “Radice-Alighieri” di Catona e l’istituto comprensivo “Galluppi-Collodi-Bevacqua” nella periferia Sud della città. Aree urbane caratterizzate dalla presenza di una alta percentuale di famiglie di etnia rom. Già da due anni a questa parte, il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali in collaborazione con l’Istituto degli innocenti di Firenze, con il MIUR e con solo una manciata di Comuni individuati sul territorio nazionale, ha avviato in via sperimentale misure di attuazione di un piano volto a favorire i processi di inclusione di bambini ed adolescenti, promuovere l’acquisizione di buone prassi e, non ultimo, avviare e costruire un confronto tra le città riservatarie del progetto (Bari, Bologna, Catania, Firenze, Genova, Napoli, Palermo, Reggio Calabria, Roma, Torino e Venezia). Sedi preferenziali per assolvere a questi obiettivi non potevano che essere le Istituzioni scolastiche. Ed è stata proprio una delle due scuole coinvolte, la “Radice-Alighieri” di Catona, ad ospitare martedì scorso il seminario conclusivo della seconda annualità del progetto, a cui hanno partecipato tutti gli operatori coinvolti: dirigenti scolastici, insegnanti, operatori sociali, psicologi. Un incontro che ha permesso di confrontare l’esperienza di Reggio Calabria con le altre città coinvolte nel progetto e inserite in un tavolo di coordinamento nazionale che in questi anni ha consentito l’avvio di un percorso di approfondimento e di discussione su alcuni temi, ma soprattutto ha favorito lo scambio di buone pratiche che attuate nei singoli territori sono diventate ulteriori elementi di successo in ambito nazionale.
La realtà di Reggio Calabria presenta una situazione particolare, con decine di nuclei concentrati in quartieri dormitorio, come Arghillà, dove oltre alla emarginazione etnica si assommano emarginazione economica e sociale. Tuttavia, questo non ha impedito il raggiungimento di risultati incoraggianti che hanno migliorato e non poco il clima ed i rapporti tra ragazzi ed adolescenti di diversa estrazione sociale ed etnica, ma anche le relazioni tra le famiglie di etnia rom e l’istituzione scolastica. Le ha dimostrate la partecipazione al seminario di tanti genitori, che hanno avuto l’opportunità di verificare ‘de visu’ le esperienze vissute dai loro ragazzi nei diversi laboratori attraverso i quali si è sviluppato il progetto. Laboratori teatrali, attività sul campo, e scolastiche, sintetizzate da alcuni filmati che sono stati proiettati nel corso dell’incontro, al quale hanno partecipato, oltre alle dirigenti scolastiche dei due istituti, Maria Antonia Puntillo dell’Istituto Comprensivo “Galluppi-Collodi.-Bevacqua” e Simona Sapone dell’Istituto comprensivo “Radice-Alighieri”, Carmela Pellicanò, responsabile area integrazione multietnica e adulti in difficoltà del Comune di Reggio Calabria, l’Assessore alle Politiche sociali dello stesso Ente, Giuseppe Marino, Simona Sidoti Tutor nazionale del Progetto, Tiziana Tarsia, sociologa, Gaetano Tramontana, esperto e curatore dei laboratori teatrali, e Maria Cuzzupoli, psicologa.
Gaetano Tramontana, responsabile insieme a Renata Falcone per la seconda annualità del laboratorio di teatro, che ha visto coinvolti interi gruppi classe, ha illustrato le attività espressive volte a sciogliere e favorire la comunicazione della parte più spontanea degli alunni. La sociologa e docente universitaria Tiziana Tarsia ha portato ai presenti la sua esperienza di integrazione ed inclusione sociale, base dei moderni percorsi di studio in Scienze sociali ed ha guidato i presenti a guardare la realtà con occhi diversi: un operare riflessivo che supera il semplice fare, guardando all’inclusione come una cornice in cui oltre gli elementi ovvi se ne trovino altri dai quali emergano premesse implicite che, se riconosciute, facilitano la comunicazione centrandosi sulle emozioni e trasformandola così in risorsa che si realizza proprio nel contesto classe in una esplorazione continua di soluzioni possibili.