Rapporto sulle città italiane: a Vibo Valentia si vive peggio

Vibo Valentia Cronaca

La città in cui si vive meglio? Verbania. Quella in cui si sta peggio? Vibo Valentia. Impietoso - almeno per la calabrese - il risultato della 22ma edizione di Ecosistema Urbano, la ricerca sulla vivibilità ambientale dei capoluoghi di provincia italiani realizzata da Legambiente in collaborazione con l’Istituto di ricerche Ambiente Italia e con il quotidiano economico Il Sole 24 Ore”.

Per il rapporto molte città della Penisola sono “ingessate, statiche e pigre”, faticano a rinnovarsi in termini di sostenibilità e a rigenerarsi urbanisticamente per migliorare la qualità per i cittadini.

I capoluoghi dove si vivrebbe meglio, in tal senso, sono e nell’ordine Verbania, Trento, Belluno, Bolzano, Macerata e Oristano. Le ultime cinque, le peggiori, sempre secondo il rapporto, guarda caso sono città del Sud: per la Calabria il primato va, come dicevamo, a Vibo Valentia (al 101mo posto in classifica), accompagnata dalle siciliane Catania (100°), Palermo (102°), Agrigento (103°) e Messina (104°).

A fronte di “lievi eco-performance soprattutto sul fronte della raccolta differenziata e delle energie rinnovabili - afferma Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente - manca il coraggio e la voglia di puntare sulla mobilità nuova per uscire dalla morsa di traffico e smog e sugli eco-quartieri per rigenerare le periferie e rilanciare il patrimonio edilizio”. “Per sperare che le nostre città migliorino - aggiunge - c’è una sola strada. Fare la scelta strategica, con i ministeri interessati coordinati da una vera cabina di regia, di fare dell’innovazione urbana e del miglioramento della vita in città la vera grande opera pubblica”.

“La trasformazione delle città è una grande sfida che - continua Cogliati Dezza - intreccia nuovi bisogni con cambiamenti istituzionali e organizzativi con sviluppo di nuove filiere industriali e passa dalla messa in sicurezza dalle catastrofi naturali, dal rilancio della vita sociale nei quartieri, dalla valorizzazione della cultura, dalla riqualificazione energetica, dall’arresto del consumo di suolo, dagli investimenti nel sistema del trasporto periurbano, dal sostegno alla mobilità nuova”.

INTANTO QUALCOSA SI MUOVE. Per Legambiente qualcosa si sta facendo, ad esempio per la mobilità nuova per cui è stato previsto, dal disegno di Legge di Stabilità 2016, un importo di 33 milioni di euro per la mobilità ciclistica (ciclovie turistiche, ciclostazioni e interventi per la sicurezza della ciclabilità cittadina. Un Piano di riqualificazione da 194 milioni di euro, il cui bando è stato pubblicato pochi giorni fa, riguarda le periferie degradate. Ed ancora, il disegno di legge sul consumo di suolo, attualmente all’esame della Camera dei Deputati, punta al contenimento della nuova edificazione attraverso la rigenerazione e riuso del patrimonio edilizio esistente, la riqualificazione delle periferie, la lotta all’abusivismo edilizio. Sul tema della messa in sicurezza dalle catastrofi naturali, inoltre, si sta realizzando un Piano nazionale contro il dissesto idrogeologico: 654 i milioni stanziati per i primi 33 cantieri antiemergenza.