I forestali pronti alla mobilitazioni per il lavoro

Calabria Attualità

"Egregio Presidente Oliverio, Nella provincia di Reggio Calabria riteniamo sia giunto il tempo di mobilitarsi, per rivendicare con fermezza un’immediata riorganizzazione del settore della forestazione, lasciato dal management dell’Azienda Calabria Verde, che opera ormai dal primo maggio 2014, nel più totale abbandono". E' quanto scrivono i Segretari Generali Romolo Piscioneri della Fai Cisl e Domenico Mandarano della Flai Cgil.

"Non possiamo stare più silenti e fermi - continua la nota - dopo che da anni denunciamo la necessità di mettere in sicurezza il nostro territorio. Abbiamo apprezzato la scelta fatta dalla sua Giunta regionale di utilizzare i fondi comunitari per la messa in sicurezza del territorio dal rischio idrogeologico attraverso la pulizia degli alvei delle fiumare, che gli operai forestali stanno eseguendo in modo proficuo, attenuando in parte i danni causati dalle piogge torrenziali che si sono abbattute sulla nostra provincia e nella Locride in modo particolare dei giorni scorsi”.

“Tutto ciò - aggiungono Piscionieri e Marandano - non basta più, l’Azienda Calabria Verde deve diventare uno strumento più efficiente e in grado di dare risposte adeguate al grande tema delle politiche ambientali e del dissesto idrogeologico. Infatti, riteniamo che l’ingiustificato e perdurante immobilismo di questa azienda, rischia seriamente di pregiudicare o mettere a repentaglio il futuro del settore stesso. Qui, esiste poco o nulla. Non solo diritti dei lavoratori negati, ma scadimento sul piano della gestione, che soffre per un inconcludente eccesso di centralismo regionale, incapace di dare risposte alle crescenti esigenze del territorio, che cade a pezzi e continua a degradarsi.

Tra le criticità, i due sindacalisti segnalano la “Progettazione carente, inadeguata e comunque priva di concretezza rispetto alle opere da realizzare sul territorio e nelle aree montane in particolare; Inspiegabili comportamenti discriminatori, tra lavoratori che svolgono medesime mansioni. Per questo, non si comprende perché i facenti funzioni, capi operai e capi squadra delle altre province, si pagano da tempo le indennità di mandato, mentre i tanti ricadenti in questa provincia, hanno avuto un netto diniego, nonostante una delibera dirigenziale del 2011 che certifica lo svolgimento di tale mansione. Mancata equiparazione delle qualifiche in ambito impiegatizio, tra i diversi regimi contrattuali applicati, tra coloro i quali svolgono identiche funzioni, nonché la mancata erogazione della differenza stipendiale per lo svolgimento di mansioni superiori; cantieri lasciati senza funzioni e Direzioni lavori svuotati di ruolo.

“Come possiamo parlare di una Azienda efficace ed efficiente quando - proseguono da Cisl e Cgil - sui distretti della nostra provincia mancano le cose basilari per il buon funzionamento degli uffici (arredi, computer e la pulizia delle sedi) e con strutture come Bricà a Bovalino che da grande potenzialità di rilancio del settore oggi vige in uno stato di completo abbandono e degrado. L’ingiustificato ritardo sulle nomine dei responsabili di settore nei tre distretti provinciali, Reggio Calabria, Bovalino e Cittanova a quasi due anni dall’avvio dell’Azienda non ha più alibi”

“Criticità odiose e durature, tanto – continuano Piscionieri e Marandano - da indurci alla proclamazione immediata dello stato di agitazione, con possibile manifestazione a breve, presso la direzione regionale di Calabria Verde e alla sede della Regione Calabria a Germaneto, con i lavoratori di questa provincia che a ragion veduta rivendicano un nuovo programma di rilancio che parta dagli uffici e arrivi ai cantieri. Non siamo più disposti ad assistere passivamente di fronte ad un settore che si spegne, per effetto delle tante inefficienze, proprio, mentre da più parti si invoca maggiore tutela ambientale e prevenzione contro i possibili disastri idrogeologici, come dimostrano gli ultimi eventi calamitosi”.

Come Fai Cisl e Flai Cgil della provincia, invocano dunque “una proposta alternativa, che generi presupposti progettuali tali da portare verso nuove opportunità lavorative e ad un ricambio generazionale, che ci consenta di far rimanere qui i nostri giovani e puntare sul ripopolamento delle aree interne e montane. Solo così potremo assicurare continuità al settore, oggi alle prese con una forza lavoro che non si rigenera dal lontano 1983, data del blocco delle assunzioni (legge 442/84), con ricadute su una forza lavoro sempre più esigua, che conta di un’età media di circa 58 anni”.

“Questa è la strada da seguire, se si vuole riqualificare l’intervento di forestazione volto al mantenimento, salvaguardia e tutela del nostro fragile territorio e del patrimonio artistico culturale, soprattutto – concludono Piscionieri e Marandano - nelle zone dell’entroterra, sempre più abbandonate e marginalizzate".